Frutto di una sistematica ricerca d'archivio, lo studio ricostruisce la fortuna di Raffaello all'Accademia di Belle Arti di Perugia nell'Ottocento. Con la riscoperta delle opere giovanili di Raffaello e del Rinascimento umbro, Tommaso Minardi, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia tra il 1819 e il 1821, dà un’impronta duratura alla didattica della scuola, sollecitando gli allievi a un’incessante pratica del disegno e della copia. Sulla sua feconda lezione, consolidata dai contatti che il pittore continua a tenere con l’istituzione anche dopo il rientro a Roma, l’Accademia diventa il più ortodosso laboratorio del Purismo, secondo i canoni di una bellezza “semplice” e “ingenua” declinati in molti dipinti di soggetto sacro. I metodi di Minardi sono infatti fedelmente applicati dai suoi successori, Giovanni Sanguinetti e Silvestro Valeri, già suoi allievi a Roma, che guidano i giovani a distillare un linguaggio “in stile” anche per opere di invenzione, presentate ai concorsi scolastici e alle esposizioni. Una cospicua produzione è rappresentata dalle copie, sia per il potenziale formativo insito nella pratica, sia per la notevole richiesta da parte di acquirenti e collezionisti (anche stranieri), mossi dal desiderio di una virtuale “appropriazione” di capolavori spesso irrimediabilmente emigrati dalla regione. Tra il 1853 e il ’58, la decorazione ad affresco della cattedrale di Todi, ideata dal Valeri che vi lavora con alcuni allievi, è una straordinaria occasione per far rivivere l’organizzazione di un cantiere rinascimentale e concepire una composizione ispirata ai modelli raffaelleschi. Todi diventa così un avamposto dell’Accademia perugina con un gruppo di artisti che saranno tra i più attivi e apprezzati anche all’estero. Nel più ampio bacino della scuola devono inoltre includersi i pittori che da varie città della regione stabiliscono diretti rapporti con Minardi a Roma, definendo la particolare fisionomia “umbra” del Purismo religioso. Misurarsi con le creazioni di Raffaello resterà una prassi di scuola ancora alla fine del secolo per una nuova generazione di artisti pronti a spendere la loro maestria anche nelle arti applicate, perpetuando i modelli del sommo maestro sino ai primi decenni del Novecento.

Raffaello e «l’arcana armonia delle idee». Modelli e metodi all’Accademia di Perugia nell’Ottocento

Stefania Petrillo
2020

Abstract

Frutto di una sistematica ricerca d'archivio, lo studio ricostruisce la fortuna di Raffaello all'Accademia di Belle Arti di Perugia nell'Ottocento. Con la riscoperta delle opere giovanili di Raffaello e del Rinascimento umbro, Tommaso Minardi, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia tra il 1819 e il 1821, dà un’impronta duratura alla didattica della scuola, sollecitando gli allievi a un’incessante pratica del disegno e della copia. Sulla sua feconda lezione, consolidata dai contatti che il pittore continua a tenere con l’istituzione anche dopo il rientro a Roma, l’Accademia diventa il più ortodosso laboratorio del Purismo, secondo i canoni di una bellezza “semplice” e “ingenua” declinati in molti dipinti di soggetto sacro. I metodi di Minardi sono infatti fedelmente applicati dai suoi successori, Giovanni Sanguinetti e Silvestro Valeri, già suoi allievi a Roma, che guidano i giovani a distillare un linguaggio “in stile” anche per opere di invenzione, presentate ai concorsi scolastici e alle esposizioni. Una cospicua produzione è rappresentata dalle copie, sia per il potenziale formativo insito nella pratica, sia per la notevole richiesta da parte di acquirenti e collezionisti (anche stranieri), mossi dal desiderio di una virtuale “appropriazione” di capolavori spesso irrimediabilmente emigrati dalla regione. Tra il 1853 e il ’58, la decorazione ad affresco della cattedrale di Todi, ideata dal Valeri che vi lavora con alcuni allievi, è una straordinaria occasione per far rivivere l’organizzazione di un cantiere rinascimentale e concepire una composizione ispirata ai modelli raffaelleschi. Todi diventa così un avamposto dell’Accademia perugina con un gruppo di artisti che saranno tra i più attivi e apprezzati anche all’estero. Nel più ampio bacino della scuola devono inoltre includersi i pittori che da varie città della regione stabiliscono diretti rapporti con Minardi a Roma, definendo la particolare fisionomia “umbra” del Purismo religioso. Misurarsi con le creazioni di Raffaello resterà una prassi di scuola ancora alla fine del secolo per una nuova generazione di artisti pronti a spendere la loro maestria anche nelle arti applicate, perpetuando i modelli del sommo maestro sino ai primi decenni del Novecento.
2020
978-88-6778-149-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1480093
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