Il sisma del 26-30 ottobre 2016 ha prodotto notevoli effetti co-sismici, quali rotture di superficie e frane riconducibili allo scuotimento provocato dalle onde sismiche. Le deformazioni al suolo hanno interrotto alcune importanti vie di comunicazione nell’area appenninica dell’Italia centrale (cfr., Romeo et al. 2017a, 2017b; Martino et al. 2019). La Fig. 1 illustra i tratti stradali maggiormente interessati da frane di crollo, utilizzando come mappa di base il Catalogo Italiano degli Effetti Deformativi del suolo Indotti dai forti Terremoti – CEDIT (cfr. Fortunato et al. 2012). Con riferimento al confine regionale tra Umbria, Marche e Lazio, la situazione delle vie di comunicazione post-sisma è così riassumibile: il tratto Preci-Visso della SP 209 (tra i km 62.0 e 66.5) è rimasto chiuso per circa 10 mesi per poi essere riaperto, in alcune fasce orarie, fino al completo ripristino della viabilità, avvenuto nel febbraio 2018; la SP 477, nel tratto Norcia-Castelluccio di Norcia (tra i km 5.00 e 10+ 600), è rimasta chiusa per circa 8 mesi per poi riaprire con circolazione a senso unico alternato: a tutt’oggi (aprile 2019) proseguono i lavori per la sistemazione definitiva; la SS 685 delle Tre Valli Umbre, nel tratto della galleria di valico delle Forche Canapine, è rimasta interrotta fino all’aprile 2018 per poi essere riaperta, solo in alcune fasce orarie, fino al completo ripristino della viabilità, avvenuto nel febbraio 2019. L’innesco di frane a seguito di importanti terremoti nell’Alta Valnerina, con conseguente chiusura della viabilità, è un fenomeno ricorrente, specialmente lungo la SP 209 dove sono presenti, lungo i versanti, ammassi rocciosi spesso aggettanti sul tracciato stradale. Con riferimento al database delle frane sismo-indotte dell’Alta Valnerina (Antonini et al. 2002; Guzzetti et al. 2004), la SP 209 è stata interrotta nel tratto Serravalle-Triponzo, poco a valle di Preci, in occasione del terremoto del 2 dicembre 1974 (terremoto con MW = 5.2). Molte frane storiche si sono verificate in occasione della sequenza sismica Umbria-Marche del 1997, coinvolgendo anche il tratto della SP 209 tra Preci e Visso. A seguito di questa sequenza sismica sono state realizzate opere di protezione per prevenire, impedire o ridurre il distacco, la caduta e il rotolamento delle masse rocciose (opere attive) e per rallentare e/o deviare la caduta, il rotolamento e il movimento di masse detritiche o blocchi di roccia (opere passive). Nel complesso i volumi di roccia coinvolti durante la sequenza sismica del 1997 non hanno superato i 1.000 m3, valori di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quelli registrati durante la sequenza sismica del 2016 (Romeo et al. 2017a; 2017b). Durante la fase di emergenza del sisma del 2016, il gruppo di Geologia Applicata e Geomorfologia del Dipartimento di Fisica e Geologia ha effettuato la ricognizione delle frane lungo la SP 209. La presente nota ne sintetizza i risultati, illustrando la localizzazione delle frane, i volumi di roccia coinvolti e la cinematica dei principali eventi. Inoltre vengono presentati gli interventi eseguiti dall’ANAS per la riapertura della SP 209.

Il rilievo speditivo di frane sismo-indotte durante la sequenza sismica del 2016 nel Centro Italia: esperienze dalla SP 209 Valnerina nei pressi di Visso (MC)

Lucio, Di Matteo
;
Laura, Melelli;Corrado, Cencetti;Walter, Dragoni;Andrea, Fredduzzi
2019

Abstract

Il sisma del 26-30 ottobre 2016 ha prodotto notevoli effetti co-sismici, quali rotture di superficie e frane riconducibili allo scuotimento provocato dalle onde sismiche. Le deformazioni al suolo hanno interrotto alcune importanti vie di comunicazione nell’area appenninica dell’Italia centrale (cfr., Romeo et al. 2017a, 2017b; Martino et al. 2019). La Fig. 1 illustra i tratti stradali maggiormente interessati da frane di crollo, utilizzando come mappa di base il Catalogo Italiano degli Effetti Deformativi del suolo Indotti dai forti Terremoti – CEDIT (cfr. Fortunato et al. 2012). Con riferimento al confine regionale tra Umbria, Marche e Lazio, la situazione delle vie di comunicazione post-sisma è così riassumibile: il tratto Preci-Visso della SP 209 (tra i km 62.0 e 66.5) è rimasto chiuso per circa 10 mesi per poi essere riaperto, in alcune fasce orarie, fino al completo ripristino della viabilità, avvenuto nel febbraio 2018; la SP 477, nel tratto Norcia-Castelluccio di Norcia (tra i km 5.00 e 10+ 600), è rimasta chiusa per circa 8 mesi per poi riaprire con circolazione a senso unico alternato: a tutt’oggi (aprile 2019) proseguono i lavori per la sistemazione definitiva; la SS 685 delle Tre Valli Umbre, nel tratto della galleria di valico delle Forche Canapine, è rimasta interrotta fino all’aprile 2018 per poi essere riaperta, solo in alcune fasce orarie, fino al completo ripristino della viabilità, avvenuto nel febbraio 2019. L’innesco di frane a seguito di importanti terremoti nell’Alta Valnerina, con conseguente chiusura della viabilità, è un fenomeno ricorrente, specialmente lungo la SP 209 dove sono presenti, lungo i versanti, ammassi rocciosi spesso aggettanti sul tracciato stradale. Con riferimento al database delle frane sismo-indotte dell’Alta Valnerina (Antonini et al. 2002; Guzzetti et al. 2004), la SP 209 è stata interrotta nel tratto Serravalle-Triponzo, poco a valle di Preci, in occasione del terremoto del 2 dicembre 1974 (terremoto con MW = 5.2). Molte frane storiche si sono verificate in occasione della sequenza sismica Umbria-Marche del 1997, coinvolgendo anche il tratto della SP 209 tra Preci e Visso. A seguito di questa sequenza sismica sono state realizzate opere di protezione per prevenire, impedire o ridurre il distacco, la caduta e il rotolamento delle masse rocciose (opere attive) e per rallentare e/o deviare la caduta, il rotolamento e il movimento di masse detritiche o blocchi di roccia (opere passive). Nel complesso i volumi di roccia coinvolti durante la sequenza sismica del 1997 non hanno superato i 1.000 m3, valori di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quelli registrati durante la sequenza sismica del 2016 (Romeo et al. 2017a; 2017b). Durante la fase di emergenza del sisma del 2016, il gruppo di Geologia Applicata e Geomorfologia del Dipartimento di Fisica e Geologia ha effettuato la ricognizione delle frane lungo la SP 209. La presente nota ne sintetizza i risultati, illustrando la localizzazione delle frane, i volumi di roccia coinvolti e la cinematica dei principali eventi. Inoltre vengono presentati gli interventi eseguiti dall’ANAS per la riapertura della SP 209.
2019
978-88-9392-138-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1480410
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