Il saggio è contenuto in un volume che racchiude gli esiti del progetto interdisciplinare di ricerca “Ex. Progettare l’Abbandono”, finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, finalizzato alla individuazione di ipotesi di recupero di una delle piazze centrali della città di Terni (Umbria, Italia) che ospita la vecchia sede del mercato coperto cittadino in stato di abbandono da diversi anni. Il saggio vuole investigare la città secondo la più innovativa chiave interpretativa dei beni comuni e dei beni relazionali, due categorie di beni individuate dalla scienza economica, che si influenzano vicendevolmente nell’habitat urbano, che è comunque costituito anche da beni pubblici, privati e di club. La città non è infatti solo un insieme di spazi e di strutture comuni (non escludibili, ma rivali nell’accesso), ma è anche un insieme di relazioni sociali improntate al principio di reciprocità (simmetrica o generalizzata), da cui dipende l’inverarsi o meno della “tragedia dei beni comuni”. D’altro canto la quantità e la qualità di spazi e di strutture comuni, che non dovrebbero più essere lasciate in stato di abbandono, disponibili in una città condizionano il grado di coesione sociale esistente in essa. A questo proposito il saggio fa riferimento alla città medievale, molto diffusa in Italia, come felice esempio di proliferazione di spazi comuni dove i beni relazionali, oltre a garantire la coesistenza pacifica tra persone (anche se la violenza non era totalmente assente tra le sue mura), hanno fertilizzato l’economia. La città moderna, con le sue varie metamorfosi urbanistiche in corso (che saranno anche segnate dalla pandemia), è la testimonianza di erosione progressiva dei beni comuni presenti in essa attraverso processi di privatizzazione, che implicano anche processi di distruzione del capitale sociale, da parte dell’economia. Esempio di questo duplice tendenza (distruzione di beni comuni e di capitale sociale) è la proliferazione dei “non luoghi” (teorizzata da Marc Augè) che però non vanno combattuti con la semplice preservazione dei “luoghi”, cristallizzandoli nella loro immutabilità. I processi di trasformazione urbana non vanno esorcizzati, ma vanno governati in modo democratico e condiviso, attraverso nuove prassi di pianificazione che salvaguardino i beni comuni ed i beni relazionali ed il loro intreccio virtuoso secondo la chiave della economia della generatività. L’evoluzione della città è d’altra parte correlata all’evoluzione del capitalismo, potendosi individuare una corrispondenza tra modelli di capitalismo (industriale, oligopolistico, flessibile, finanziario, patrimoniale, della condivisione e della creatività) e modello di città. All’economia civile, all’economia della creatività e della conoscenza, all’economia circolare potrebbe auspicabilmente ispirarsi il futuro della città di Terni che da città in declino industriale potrebbe riconvertirsi a smart-city post-industriale.
Montesi C., La città-comunità come città della speranza
C. Montesi
Membro del Collaboration Group
2020
Abstract
Il saggio è contenuto in un volume che racchiude gli esiti del progetto interdisciplinare di ricerca “Ex. Progettare l’Abbandono”, finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, finalizzato alla individuazione di ipotesi di recupero di una delle piazze centrali della città di Terni (Umbria, Italia) che ospita la vecchia sede del mercato coperto cittadino in stato di abbandono da diversi anni. Il saggio vuole investigare la città secondo la più innovativa chiave interpretativa dei beni comuni e dei beni relazionali, due categorie di beni individuate dalla scienza economica, che si influenzano vicendevolmente nell’habitat urbano, che è comunque costituito anche da beni pubblici, privati e di club. La città non è infatti solo un insieme di spazi e di strutture comuni (non escludibili, ma rivali nell’accesso), ma è anche un insieme di relazioni sociali improntate al principio di reciprocità (simmetrica o generalizzata), da cui dipende l’inverarsi o meno della “tragedia dei beni comuni”. D’altro canto la quantità e la qualità di spazi e di strutture comuni, che non dovrebbero più essere lasciate in stato di abbandono, disponibili in una città condizionano il grado di coesione sociale esistente in essa. A questo proposito il saggio fa riferimento alla città medievale, molto diffusa in Italia, come felice esempio di proliferazione di spazi comuni dove i beni relazionali, oltre a garantire la coesistenza pacifica tra persone (anche se la violenza non era totalmente assente tra le sue mura), hanno fertilizzato l’economia. La città moderna, con le sue varie metamorfosi urbanistiche in corso (che saranno anche segnate dalla pandemia), è la testimonianza di erosione progressiva dei beni comuni presenti in essa attraverso processi di privatizzazione, che implicano anche processi di distruzione del capitale sociale, da parte dell’economia. Esempio di questo duplice tendenza (distruzione di beni comuni e di capitale sociale) è la proliferazione dei “non luoghi” (teorizzata da Marc Augè) che però non vanno combattuti con la semplice preservazione dei “luoghi”, cristallizzandoli nella loro immutabilità. I processi di trasformazione urbana non vanno esorcizzati, ma vanno governati in modo democratico e condiviso, attraverso nuove prassi di pianificazione che salvaguardino i beni comuni ed i beni relazionali ed il loro intreccio virtuoso secondo la chiave della economia della generatività. L’evoluzione della città è d’altra parte correlata all’evoluzione del capitalismo, potendosi individuare una corrispondenza tra modelli di capitalismo (industriale, oligopolistico, flessibile, finanziario, patrimoniale, della condivisione e della creatività) e modello di città. All’economia civile, all’economia della creatività e della conoscenza, all’economia circolare potrebbe auspicabilmente ispirarsi il futuro della città di Terni che da città in declino industriale potrebbe riconvertirsi a smart-city post-industriale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.