In un tempo attraversato da accelerazioni e potenziamenti, chiuso in una sorta di circolo vizioso dell’io, in cui l’umano è sempre più gestito tramite protocolli e dati, uno dei fenomeni maggiormente evidenti è senza dubbio l’erosione della fiducia, che lascia spazio alla tirannia della paura e all’imperativo della sicurezza da un lato, all’insopportabilità delle nostre fragilità e alla ricerca spasmodica di garanzie dall’altro. Si generano così vite in stato di emergenza, che, dopo il mito dell’onnipotenza dell’uomo costruttore della storia, sono cadute nella narrazione inconscia dell’impotenza di fronte alla complessità del mondo. Questo intervento prova a recuperare la dimensione pre-politica della fiducia, attraverso due passaggi. Innanzitutto collocandola in una cornice fenomenologico-antropologica: la fiducia si gioca tra l’ereditare e il restituire, il volontario e l’involontario, il certo e l’incerto ed è esercizio di mediazione che rimanda a un legame anteriore e sempre presente con la vita e con gli altri, dal quale non si prescinde. Secondariamente inserendola all’interno della categoria dei beni relazionali: la fiducia è condizione di ogni relazione e in quanto tale un bene in sé, che ci aiuta a ripensare altre due dimensioni costitutive dell’umano, come la reciprocità e l’inter-esse.
La fiducia come bene relazionale. L'habitat "naturale" per un habitus virtuoso
luca alici
2020
Abstract
In un tempo attraversato da accelerazioni e potenziamenti, chiuso in una sorta di circolo vizioso dell’io, in cui l’umano è sempre più gestito tramite protocolli e dati, uno dei fenomeni maggiormente evidenti è senza dubbio l’erosione della fiducia, che lascia spazio alla tirannia della paura e all’imperativo della sicurezza da un lato, all’insopportabilità delle nostre fragilità e alla ricerca spasmodica di garanzie dall’altro. Si generano così vite in stato di emergenza, che, dopo il mito dell’onnipotenza dell’uomo costruttore della storia, sono cadute nella narrazione inconscia dell’impotenza di fronte alla complessità del mondo. Questo intervento prova a recuperare la dimensione pre-politica della fiducia, attraverso due passaggi. Innanzitutto collocandola in una cornice fenomenologico-antropologica: la fiducia si gioca tra l’ereditare e il restituire, il volontario e l’involontario, il certo e l’incerto ed è esercizio di mediazione che rimanda a un legame anteriore e sempre presente con la vita e con gli altri, dal quale non si prescinde. Secondariamente inserendola all’interno della categoria dei beni relazionali: la fiducia è condizione di ogni relazione e in quanto tale un bene in sé, che ci aiuta a ripensare altre due dimensioni costitutive dell’umano, come la reciprocità e l’inter-esse.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.