Le crisi geopolitiche prodotte dalla cosiddetta «Primavera araba» (2011) e poi soprattutto dalla guerra civile in Siria hanno notoriamente costretto ingenti flussi di persone a fuggire dai territori di origine. A tali contingenti continuano a sommarsi quasi sempre anche migranti «per scelta», non in pericolo di vita bensì respinti da contesti di profonda arretratezza economica, corruzione e instabilità politica, oppure attratti da prospettive occupazionali, nonché da reti familiari e sociali consolidatesi nei paesi di arrivo, in un articolato tessuto di aspirazioni e strategie individuali capace di un considerevole impatto sui sistemi politici e giuridici occidentali. Da ormai tre decenni, lo spazio fisico e politico europeo si trova in effetti di fronte a un nuovo paradigma migratorio. Il fenomeno rappresenta oggi lo specchio della travagliata vicenda geopolitica in cui versano l’UE e i suoi governi nazionali, soprattutto con riferimento all’atteggiamento di ripiegamento e chiusura manifestato di fronte ai flussi. Di ciò tratta questo saggio, nel quale si vuole sottolineare anzitutto come il tema delle rotte dei migranti e quello del progressivo e diffuso innalzamento di barriere confinarie – fisiche e virtuali – risultino strettamente interdipendenti. Inoltre, si vuole mettere in luce come questi «muri» – per i quali ormai da anni si parla di «Fortezza Europa» – non solo si sono rivelati sinora inefficaci nel contrastare l’immigrazione, ma hanno nel contempo favorito l’apertura e l’intensificazione di nuove rotte, fra le quali appare meritevole di specifiche considerazioni quella balcanica.

La rotta balcanica nell’Europa dei nuovi muri

Fabio Fatichenti
2021

Abstract

Le crisi geopolitiche prodotte dalla cosiddetta «Primavera araba» (2011) e poi soprattutto dalla guerra civile in Siria hanno notoriamente costretto ingenti flussi di persone a fuggire dai territori di origine. A tali contingenti continuano a sommarsi quasi sempre anche migranti «per scelta», non in pericolo di vita bensì respinti da contesti di profonda arretratezza economica, corruzione e instabilità politica, oppure attratti da prospettive occupazionali, nonché da reti familiari e sociali consolidatesi nei paesi di arrivo, in un articolato tessuto di aspirazioni e strategie individuali capace di un considerevole impatto sui sistemi politici e giuridici occidentali. Da ormai tre decenni, lo spazio fisico e politico europeo si trova in effetti di fronte a un nuovo paradigma migratorio. Il fenomeno rappresenta oggi lo specchio della travagliata vicenda geopolitica in cui versano l’UE e i suoi governi nazionali, soprattutto con riferimento all’atteggiamento di ripiegamento e chiusura manifestato di fronte ai flussi. Di ciò tratta questo saggio, nel quale si vuole sottolineare anzitutto come il tema delle rotte dei migranti e quello del progressivo e diffuso innalzamento di barriere confinarie – fisiche e virtuali – risultino strettamente interdipendenti. Inoltre, si vuole mettere in luce come questi «muri» – per i quali ormai da anni si parla di «Fortezza Europa» – non solo si sono rivelati sinora inefficaci nel contrastare l’immigrazione, ma hanno nel contempo favorito l’apertura e l’intensificazione di nuove rotte, fra le quali appare meritevole di specifiche considerazioni quella balcanica.
2021
9788860567222
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