Il contributo si propone di offrire un paradigma per analizzare i contesti relazionali nei quali un educatore si trova a operare, per evidenziare alcune costanti che ricorrono negli ambiti lavorativi con gli anziani. Ovviamente, ogni singolo educatore non potrà non far interagire la propria storia con quella di ciascuna specifica realtà e, soprattutto, di ogni singolo residente con il quale verrà in contatto. La percezione e la concezione del tempo, intrecciate con la corporeità, vengono considerati elementi con il quale e sul quale gli educatori possono e devono riflettere e agire, in relazione agli anziani residenti. Il tempo del lavoro degli educatori scandisce direttamente e indirettamente le occasioni di incontro con gli anziani residenti. Inevitabilmente, l’educatore si muove, entra ed esce dalla struttura; l’anziano, invece, rimane, risiede, spesso non ha più la capacità di “muoversi” nel senso di andar fuori e, poi, rientrare, nonché nel senso di avere un altro posto dove andare a vivere. Educatore e residente, però, si incontrano e si scontrano attraverso le percezioni e le contestualizzazioni dei propri tempi. È un compito precipuo, quindi, degli educatori divenire capaci di riconoscere, per distinguerli e attraversarli, i contesti della vita e per essere in grado di confrontarli con quelli vissuti con e dagli anziani residenti. Tale riconoscimento prevede una formazione continua che interessa e influisce su tutti gli aspetti della vita di una persona, soprattutto se educatore, che non voglia aderire passivamente e acriticamente al proprio contesto di lavoro e consideri che la pressione della maggioranza, nel percepire e concepire un contesto, è sempre presente.
Le premesse formative dell'"incontro" tra educatore e anziano istituzionalizzato
Milella
2021
Abstract
Il contributo si propone di offrire un paradigma per analizzare i contesti relazionali nei quali un educatore si trova a operare, per evidenziare alcune costanti che ricorrono negli ambiti lavorativi con gli anziani. Ovviamente, ogni singolo educatore non potrà non far interagire la propria storia con quella di ciascuna specifica realtà e, soprattutto, di ogni singolo residente con il quale verrà in contatto. La percezione e la concezione del tempo, intrecciate con la corporeità, vengono considerati elementi con il quale e sul quale gli educatori possono e devono riflettere e agire, in relazione agli anziani residenti. Il tempo del lavoro degli educatori scandisce direttamente e indirettamente le occasioni di incontro con gli anziani residenti. Inevitabilmente, l’educatore si muove, entra ed esce dalla struttura; l’anziano, invece, rimane, risiede, spesso non ha più la capacità di “muoversi” nel senso di andar fuori e, poi, rientrare, nonché nel senso di avere un altro posto dove andare a vivere. Educatore e residente, però, si incontrano e si scontrano attraverso le percezioni e le contestualizzazioni dei propri tempi. È un compito precipuo, quindi, degli educatori divenire capaci di riconoscere, per distinguerli e attraversarli, i contesti della vita e per essere in grado di confrontarli con quelli vissuti con e dagli anziani residenti. Tale riconoscimento prevede una formazione continua che interessa e influisce su tutti gli aspetti della vita di una persona, soprattutto se educatore, che non voglia aderire passivamente e acriticamente al proprio contesto di lavoro e consideri che la pressione della maggioranza, nel percepire e concepire un contesto, è sempre presente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.