Questo libro si divide in due parti, la prima pensata come un contributo a una semantica storica dei diritti fondamentali, la seconda dedicata invece al rapporto tra diritti e ordinamenti giuridici. L’idea che ne muove le argomentazione è che tra teoria, storia e politica dei diritti umani abbia da sempre albergato una doppia ambivalenza: quella tra particolarismo e universalismo dei diritti e quella tra monismo e pluralismo degli ordinamenti giuridici. Fin quando il particolarismo contrattualista è rimasto nell’ambito del monismo degli ordinamenti giuridici (nell’epoca della preminenza, se non dell’assolutezza degli Stati nazionali), esso ha potuto convivere con la tensione universalista dei diritti, interpretata – essenzialmente – come aspirazione all’eguaglianza dei loro potenziali titolari entro i confini di ciascuno Stato. D’altro canto, una simile aspirazione era costitutiva dello stesso contrattualismo, fondato sul principio della eguale capacità giuridica dei contraenti il patto sociale. Quando, invece, la tensione tra particolarismo e universalismo dei diritti si incrocia con il passaggio dalle teorie del monismo a quelle del pluralismo ordinamentale, quel fragile equilibrio sembra spezzarsi: la teoria del pluralismo ordinamentale, infatti, spinge i diritti a svincolarsi dalla loro origine contrattualistica, ovvero a obbligarli a una pluralità di vincoli di legittimazione, potenzialmente configgenti tra di loro. In questa chiave il libro interpreta i nodi teorici e pratici del discorso sui diritti nella dimensione inter-nazionale e inter-culturale, nonchè quelli connessi alla tutela dei diritti nello spazio pubblico europeo.

L'appello ai diritti. Diritti e ordinamenti, nella modernità e dopo

ANASTASIA, Stefano
2008

Abstract

Questo libro si divide in due parti, la prima pensata come un contributo a una semantica storica dei diritti fondamentali, la seconda dedicata invece al rapporto tra diritti e ordinamenti giuridici. L’idea che ne muove le argomentazione è che tra teoria, storia e politica dei diritti umani abbia da sempre albergato una doppia ambivalenza: quella tra particolarismo e universalismo dei diritti e quella tra monismo e pluralismo degli ordinamenti giuridici. Fin quando il particolarismo contrattualista è rimasto nell’ambito del monismo degli ordinamenti giuridici (nell’epoca della preminenza, se non dell’assolutezza degli Stati nazionali), esso ha potuto convivere con la tensione universalista dei diritti, interpretata – essenzialmente – come aspirazione all’eguaglianza dei loro potenziali titolari entro i confini di ciascuno Stato. D’altro canto, una simile aspirazione era costitutiva dello stesso contrattualismo, fondato sul principio della eguale capacità giuridica dei contraenti il patto sociale. Quando, invece, la tensione tra particolarismo e universalismo dei diritti si incrocia con il passaggio dalle teorie del monismo a quelle del pluralismo ordinamentale, quel fragile equilibrio sembra spezzarsi: la teoria del pluralismo ordinamentale, infatti, spinge i diritti a svincolarsi dalla loro origine contrattualistica, ovvero a obbligarli a una pluralità di vincoli di legittimazione, potenzialmente configgenti tra di loro. In questa chiave il libro interpreta i nodi teorici e pratici del discorso sui diritti nella dimensione inter-nazionale e inter-culturale, nonchè quelli connessi alla tutela dei diritti nello spazio pubblico europeo.
2008
9788834877951
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