“Brouillons d’architects. Una lezione sul disegno inventivo è un piccolo libro che una volta si sarebbe definito aureo. La tesi di fondo di questa prolusione virtuale è che l’universo digitale ha tanto più senso – un senso umano, prima di tutto – quanto più si configura non come l’esito di una frattura epistemologica e creativa ma come il risultato di un’evoluzione organica e conseguente del disegno, un’evoluzione che la storia stessa della rappresentazione architettonica ha caricato del desiderio del cambiamento. Un disegno per fortuna incapace di dimenticare il suo divino scaturire energetico, il suo improvviso apparire come una scintilla abbagliante in grado di concentrare in un solo tratto il lungo e silenzioso operare dell’immaginazione. La curvatura problematica del libro si iscrive nel segno dell’euristica come prezioso ritrovamento di una unità di pensiero e di azione nella quale la felicità creativa – il pensiero inventivo è intrinsecamente gioioso, anche se a volte doverosamente iterativo – avrà un ruolo centrale. Sarebbe un errore, ma non di quelli illuminanti di cui parla Paolo Belardi, considerare questa opera dalla tonalità trasparente e colloquiale come un libro utile. Essa è qualcosa di più. È una mappa suggestiva che aiuta il lettore a perdersi più che a ritrovarsi, un perdersi come scoperta e come diversione attiva; che gli fa intravedere dietro il succedersi degli argomenti descritti paesaggi teorici inediti da attraversare e misurare; che lo invita ad oltrepassare i margini della stessa mappa per scoprire quell’altrove fuori di essa che è il nome segreto della rappresentazione”. (Franco Purini)
Brouillons d'architects. Una lezione sul disegno inventivo
BELARDI, Paolo
2004
Abstract
“Brouillons d’architects. Una lezione sul disegno inventivo è un piccolo libro che una volta si sarebbe definito aureo. La tesi di fondo di questa prolusione virtuale è che l’universo digitale ha tanto più senso – un senso umano, prima di tutto – quanto più si configura non come l’esito di una frattura epistemologica e creativa ma come il risultato di un’evoluzione organica e conseguente del disegno, un’evoluzione che la storia stessa della rappresentazione architettonica ha caricato del desiderio del cambiamento. Un disegno per fortuna incapace di dimenticare il suo divino scaturire energetico, il suo improvviso apparire come una scintilla abbagliante in grado di concentrare in un solo tratto il lungo e silenzioso operare dell’immaginazione. La curvatura problematica del libro si iscrive nel segno dell’euristica come prezioso ritrovamento di una unità di pensiero e di azione nella quale la felicità creativa – il pensiero inventivo è intrinsecamente gioioso, anche se a volte doverosamente iterativo – avrà un ruolo centrale. Sarebbe un errore, ma non di quelli illuminanti di cui parla Paolo Belardi, considerare questa opera dalla tonalità trasparente e colloquiale come un libro utile. Essa è qualcosa di più. È una mappa suggestiva che aiuta il lettore a perdersi più che a ritrovarsi, un perdersi come scoperta e come diversione attiva; che gli fa intravedere dietro il succedersi degli argomenti descritti paesaggi teorici inediti da attraversare e misurare; che lo invita ad oltrepassare i margini della stessa mappa per scoprire quell’altrove fuori di essa che è il nome segreto della rappresentazione”. (Franco Purini)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.