“Paolo Belardi pratica da anni il ‘rilievo euristico’, cercando nel mondo che ci circonda ‘i materiali dell’invenzione’. Attraverso le ricerche sulle culture materiali, sul design anonimo o sulle architetture senza architetti, si possono rintracciare le radici e i meccanismi della creatività. Abbandonando provvisoriamente il campo specializzato delle riviste, dei libri e delle esposizioni, il ricercatore lavora ‘sul campo’, con un atteggiamento più simile a quello dell’antropologo che non a quello dello storico o del critico. Nello sterminato mondo dei manufatti che ci circondano, affiorano architetture e oggetti sapienti, portatori di quella bellezza che, secondo i surrealisti, nasceva dall’incontro fortuito su un tavolo operatorio tra un ombrello e una macchina da scrivere. Nella sua ‘lezione’, Paolo Belardi passa in rassegna il riuso e la ricombinazione degli elementi: a chi pensa che siano solo pratiche del ‘bricoleur’ (o del buon selvaggio) vorremmo far notare che anche il poeta ricombina le parole trovando nuovi significati. Le rovine (quelle del passato ma anche quelle del presente) possono ritrovare un senso, sfuggendo al malinconico destino dei rifiuti e degli scarti. Il design anonimo, quello non intenzionale e quello popolare vengono esaminati dall’autore per il loro valore: un valore intrinseco, ma soprattutto un valore didattico”. (Adolfo Natalini)
Do-It-Yourself. Quando il disegno è sottinteso
BELARDI, Paolo
2008
Abstract
“Paolo Belardi pratica da anni il ‘rilievo euristico’, cercando nel mondo che ci circonda ‘i materiali dell’invenzione’. Attraverso le ricerche sulle culture materiali, sul design anonimo o sulle architetture senza architetti, si possono rintracciare le radici e i meccanismi della creatività. Abbandonando provvisoriamente il campo specializzato delle riviste, dei libri e delle esposizioni, il ricercatore lavora ‘sul campo’, con un atteggiamento più simile a quello dell’antropologo che non a quello dello storico o del critico. Nello sterminato mondo dei manufatti che ci circondano, affiorano architetture e oggetti sapienti, portatori di quella bellezza che, secondo i surrealisti, nasceva dall’incontro fortuito su un tavolo operatorio tra un ombrello e una macchina da scrivere. Nella sua ‘lezione’, Paolo Belardi passa in rassegna il riuso e la ricombinazione degli elementi: a chi pensa che siano solo pratiche del ‘bricoleur’ (o del buon selvaggio) vorremmo far notare che anche il poeta ricombina le parole trovando nuovi significati. Le rovine (quelle del passato ma anche quelle del presente) possono ritrovare un senso, sfuggendo al malinconico destino dei rifiuti e degli scarti. Il design anonimo, quello non intenzionale e quello popolare vengono esaminati dall’autore per il loro valore: un valore intrinseco, ma soprattutto un valore didattico”. (Adolfo Natalini)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.