Il libro sviluppa una riflessione interdisciplinare (estetica, economica, psicologica) sul film "Baby Boom", diretto da Charles Shyer nel 1987. La lettura estetica è stata curata da F.Melelli, quella economica da C.Montesi, quella psicologica da S.Vulcano. Specialmente sul versante economico il film fornisce molti spunti di riflessione. Il film tratta infatti la storia di una donna manager (impersonificata nella pellicola dall’attrice Diane Keaton), completamente omologata, nello stile professionale, al paradigma aziendale maschile, di una grande compagnia di consulenza organizzativa di New York che, per una serie di eventi fortuiti, da “single” si ritrova improvvisamente mamma adottiva di una bambina (figlia di un suo lontano cugino deceduto, con la moglie, in un incidente) con l’esigenza ineludibile di dover conciliare lavoro e famiglia. La maternità acquisita, nell’incrinare la dedizione assoluta alla carriera in un’organizzazione impermeabile al rispetto della differenza di genere, sospinge la protagonista alle dimissioni che, lungi comunque dal darsi per vinta e forte del suo “background” manageriale, trova nell’avvio di una nuova attività imprenditoriale (che diventerà, tra l’altro, di successo) una via lavorativa più flessibile che le consentirà di coniugare, in forma più umana, tempi di vita e di lavoro, ricchezza e felicità, impresa ed affetti (filiali e coniugali). L’opzione per il lavoro autonomo, ovvero la scelta di conduzione di un’impresa produttrice di marmellate e di omogeneizzati biologici alla frutta ed alle verdure, sarà riconfermata dalla protagonista che, nella fase di “boom” economico dell’azienda, non si lascerà tentare dalla allettante (almeno da un punto di vista economico) proposta di acquisizione del suo marchio, avanzata da un grande gruppo industriale alimentare, attraverso la mediazione della sua ex-azienda di consulenza organizzativa nei confronti della quale si prenderà una meritata rivincita. La fedeltà a se stessa, al proprio genere, alle caratteristiche più umane ed ecologiche del suo stile di conduzione aziendale, impediranno saggiamente alla protagonista di abbandonare la meno scompensata (ma comunque indaffarata) vita di imprenditrice nel Vermont per ritornare alla competitiva quanto asessuata vita di manager a New York. Il saggio di C.Montesi, in aggiunta alle riflessioni appena esposte, formula una serie di considerazioni anche sulle motivazioni della crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro, sulle diverse spiegazioni scientifiche della segregazione orizzontale e verticale del lavoro femminile, sulle conseguenze personali ed aziendali della cancellazione della differenza di genere nell'impresa e sulla necessità invece di una sua valorizzazione, sugli stereotipi familiari riguardanti le relazioni uomo-donna nell'impresa, sulle difficoltà di rapporto tra donne in azienda, sui fattori determinanti per diventare imprenditrici, sulla specificità femminile nel fare impresa.
Partire da sè per intraprendere-Una lettura interdisciplinare di "Baby Boom"
MONTESI, Cristina;
2005
Abstract
Il libro sviluppa una riflessione interdisciplinare (estetica, economica, psicologica) sul film "Baby Boom", diretto da Charles Shyer nel 1987. La lettura estetica è stata curata da F.Melelli, quella economica da C.Montesi, quella psicologica da S.Vulcano. Specialmente sul versante economico il film fornisce molti spunti di riflessione. Il film tratta infatti la storia di una donna manager (impersonificata nella pellicola dall’attrice Diane Keaton), completamente omologata, nello stile professionale, al paradigma aziendale maschile, di una grande compagnia di consulenza organizzativa di New York che, per una serie di eventi fortuiti, da “single” si ritrova improvvisamente mamma adottiva di una bambina (figlia di un suo lontano cugino deceduto, con la moglie, in un incidente) con l’esigenza ineludibile di dover conciliare lavoro e famiglia. La maternità acquisita, nell’incrinare la dedizione assoluta alla carriera in un’organizzazione impermeabile al rispetto della differenza di genere, sospinge la protagonista alle dimissioni che, lungi comunque dal darsi per vinta e forte del suo “background” manageriale, trova nell’avvio di una nuova attività imprenditoriale (che diventerà, tra l’altro, di successo) una via lavorativa più flessibile che le consentirà di coniugare, in forma più umana, tempi di vita e di lavoro, ricchezza e felicità, impresa ed affetti (filiali e coniugali). L’opzione per il lavoro autonomo, ovvero la scelta di conduzione di un’impresa produttrice di marmellate e di omogeneizzati biologici alla frutta ed alle verdure, sarà riconfermata dalla protagonista che, nella fase di “boom” economico dell’azienda, non si lascerà tentare dalla allettante (almeno da un punto di vista economico) proposta di acquisizione del suo marchio, avanzata da un grande gruppo industriale alimentare, attraverso la mediazione della sua ex-azienda di consulenza organizzativa nei confronti della quale si prenderà una meritata rivincita. La fedeltà a se stessa, al proprio genere, alle caratteristiche più umane ed ecologiche del suo stile di conduzione aziendale, impediranno saggiamente alla protagonista di abbandonare la meno scompensata (ma comunque indaffarata) vita di imprenditrice nel Vermont per ritornare alla competitiva quanto asessuata vita di manager a New York. Il saggio di C.Montesi, in aggiunta alle riflessioni appena esposte, formula una serie di considerazioni anche sulle motivazioni della crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro, sulle diverse spiegazioni scientifiche della segregazione orizzontale e verticale del lavoro femminile, sulle conseguenze personali ed aziendali della cancellazione della differenza di genere nell'impresa e sulla necessità invece di una sua valorizzazione, sugli stereotipi familiari riguardanti le relazioni uomo-donna nell'impresa, sulle difficoltà di rapporto tra donne in azienda, sui fattori determinanti per diventare imprenditrici, sulla specificità femminile nel fare impresa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.