Scopo di questo lavoro è essenzialmente quello di mostrare alcuni punti in comune tra la dottrina etica di Husserl e quella di Jonas. Il punto di incontro tra i due autori sembrerebbe convergere sulla condivisione di un obiettivo che entrambi reputano indispensabile per la costituzione di una nuova etica: il rilevamento di un telos della vita, e la necessità di dar forma ad un rinnovato atteggiamento di consapevolezza e responsabilità nei suoi riguardi. La nuova etica si prospetterà per entrambi incentrata su una presa di coscienza della realtà presente, ma il suo sguardo sarà sempre rivolto al futuro. Mediante gli strumenti dell’anticipazione e dell’euristica della paura, l’etica teleologica, come la definisce Husserl, si delineerà come caratterizzata da nuovi imperativi e per essere volontariamente intenzionata a salvare l’obiettivo-essere. Da qui l’idea di reinserire in etica, i cosiddetti “contenuti soggettivi” di emozioni e sentimenti che, per contro, l’etica kantiana aveva ritenuto opportuno scartare, ma che, invece, mediante l’azione di una coscienza emotiva, consentono agli esseri umani di predisporsi come «emotivamente ricettivi nei confronti del richiamo al dovere»
L’etica teleologica tra rinnovamento e responsabilità,
GHIGI, NICOLETTA
2022
Abstract
Scopo di questo lavoro è essenzialmente quello di mostrare alcuni punti in comune tra la dottrina etica di Husserl e quella di Jonas. Il punto di incontro tra i due autori sembrerebbe convergere sulla condivisione di un obiettivo che entrambi reputano indispensabile per la costituzione di una nuova etica: il rilevamento di un telos della vita, e la necessità di dar forma ad un rinnovato atteggiamento di consapevolezza e responsabilità nei suoi riguardi. La nuova etica si prospetterà per entrambi incentrata su una presa di coscienza della realtà presente, ma il suo sguardo sarà sempre rivolto al futuro. Mediante gli strumenti dell’anticipazione e dell’euristica della paura, l’etica teleologica, come la definisce Husserl, si delineerà come caratterizzata da nuovi imperativi e per essere volontariamente intenzionata a salvare l’obiettivo-essere. Da qui l’idea di reinserire in etica, i cosiddetti “contenuti soggettivi” di emozioni e sentimenti che, per contro, l’etica kantiana aveva ritenuto opportuno scartare, ma che, invece, mediante l’azione di una coscienza emotiva, consentono agli esseri umani di predisporsi come «emotivamente ricettivi nei confronti del richiamo al dovere»I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.