Alla caduta del fascismo le forze politico-culturali dell’antifascismo si interrogarono sugli effetti prodotti sulla gioventù italiana da vent’anni di pedagogia totalitaria. Nelle prime analisi emerse l’immagine di una generazione irrimediabilmente guastata dai miti del regime. Si parlò di una «generazione perduta». Il discorso pubblico sui giovani si incentrò intorno a due categorie: immaturità-rieducazione e colpa-redenzione. Da più parti furono avanzate proposte di mettere i giovani in «quarantena», in attesa che imparassero a orientarsi nella nuova realtà democratica. Altri proposero forme attive di rieducazione politica e civile, che avrebbero dovuto essere realizzate dalla famiglia, dalla scuola, da associazioni appositamente costituite. Tuttavia, ritenendo necessaria la pacificazione degli italiani e con l’obiettivo di recuperare tutti i voti disponibili, con l’approssimarsi del referendum i partiti antifascisti adottarono strategie discorsive volte a sollecitare i giovani a mostrare la propria maturità attraverso l’attiva partecipazione a una scelta decisiva per il paese. Il referendum del 2 giugno venne presentato come l’ultima occasione per emanciparsi dai fantasmi del passato e reinserirsi pienamente nel nuovo quadro politico.

Giovani e generazioni nella transizione istituzionale: retoriche e strategie discorsive sulla “generazione perduta”

Luca La Rovere
2020

Abstract

Alla caduta del fascismo le forze politico-culturali dell’antifascismo si interrogarono sugli effetti prodotti sulla gioventù italiana da vent’anni di pedagogia totalitaria. Nelle prime analisi emerse l’immagine di una generazione irrimediabilmente guastata dai miti del regime. Si parlò di una «generazione perduta». Il discorso pubblico sui giovani si incentrò intorno a due categorie: immaturità-rieducazione e colpa-redenzione. Da più parti furono avanzate proposte di mettere i giovani in «quarantena», in attesa che imparassero a orientarsi nella nuova realtà democratica. Altri proposero forme attive di rieducazione politica e civile, che avrebbero dovuto essere realizzate dalla famiglia, dalla scuola, da associazioni appositamente costituite. Tuttavia, ritenendo necessaria la pacificazione degli italiani e con l’obiettivo di recuperare tutti i voti disponibili, con l’approssimarsi del referendum i partiti antifascisti adottarono strategie discorsive volte a sollecitare i giovani a mostrare la propria maturità attraverso l’attiva partecipazione a una scelta decisiva per il paese. Il referendum del 2 giugno venne presentato come l’ultima occasione per emanciparsi dai fantasmi del passato e reinserirsi pienamente nel nuovo quadro politico.
2020
978-88-3313-711-7
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