Gli anni del secondo dopoguerra, carichi di tensione morale e di un'ansia di rinnovamento che segnano profondamente il dibattito culturale e la ricerca degli artisti, vedono Leoncillo protagonista di una turbinosa attività espositiva, in cui il suo impegno politico e la capacità di aggiornare i mezzi espressivi in sintonia con le tendenze figurative di matrice picassiana si manifestano con chiarezza. Impegnato a rivendicare le radici artigiane del proprio lavoro e pari dignità alla ceramica, sua materia d'elezione, lo scultore, dopo l'affermazione alla mostra "Arte contro la barbarie" del 1944, riparte dallo studio romano di Enrico Galassi, teatro di una stagione sperimentale particolarmente feconda. Le numerose mostre alle quali l'artista spoletino partecipa tra il 1945 e il 1954, tra cui la Biennale del 1948 e quella del 1954, quando la sua sala personale viene presentata da Roberto Longhi, scandiscono un percorso di serrata verifica sui temi e sul linguaggio, ma anche sulle modalità con cui l'artista cura attentamente l'allestimento delle proprie opere negli spazi espositivi. Il saggio ricostruisce alcuni aspetti inediti di un decennio cruciale nell'attività dello scultore, quella fase neocubista in cui maturano i presupposti della successiva svolta informale.

L’arte da (di) esporre. Leoncillo tra il 1944 e il 1954

Stefania Petrillo
2021

Abstract

Gli anni del secondo dopoguerra, carichi di tensione morale e di un'ansia di rinnovamento che segnano profondamente il dibattito culturale e la ricerca degli artisti, vedono Leoncillo protagonista di una turbinosa attività espositiva, in cui il suo impegno politico e la capacità di aggiornare i mezzi espressivi in sintonia con le tendenze figurative di matrice picassiana si manifestano con chiarezza. Impegnato a rivendicare le radici artigiane del proprio lavoro e pari dignità alla ceramica, sua materia d'elezione, lo scultore, dopo l'affermazione alla mostra "Arte contro la barbarie" del 1944, riparte dallo studio romano di Enrico Galassi, teatro di una stagione sperimentale particolarmente feconda. Le numerose mostre alle quali l'artista spoletino partecipa tra il 1945 e il 1954, tra cui la Biennale del 1948 e quella del 1954, quando la sua sala personale viene presentata da Roberto Longhi, scandiscono un percorso di serrata verifica sui temi e sul linguaggio, ma anche sulle modalità con cui l'artista cura attentamente l'allestimento delle proprie opere negli spazi espositivi. Il saggio ricostruisce alcuni aspetti inediti di un decennio cruciale nell'attività dello scultore, quella fase neocubista in cui maturano i presupposti della successiva svolta informale.
2021
978-88-928-2116-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1543293
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