Il contributo è dedicato ad una grande tela con "Cristo Portacroce" conservata nella cella della Beata Colomba a Perugia. Se ne propone una inedita lettura che collega l'opera, per le sue caratteristiche tecniche e stilistiche, al contesto savonaroliano al quale Colomba attraverso il suo confessore è stata avvicinata in studi recenti. Una ipotesi, quella di una "sensibilità" in qualche misura maturata da Colomba verso l'esperienza del Savonarola, che trova perciò in questa sede ulteriori agganci offerti dalle inconsuete scelte figurative connotanti due opere che possono essere messe in rapporto con i due religiosi domenicani, accomunate da una estrema povertà e semplicità dei materiali. Infatti, per la tipologia molto particolare, una tela di lino senza preparazione, pochissimi colori e nessuno sfondo, il Portacroce della cella di Colomba richiama strettamente la Crocifissione conservata proprio a Firenze nel Museo di San Marco presso la cella di Savonarola. La tipologia della tela di Perugia, per caratteristiche e iconografia, si sposa inoltre perfettamente con le pratiche devozionali proprie della stessa Beata, verificate attraverso l'esame diretto delle fonti. Per le proporzioni e l'impostazione della figura del Cristo, a grandezza naturale, che guarda e cammina verso lo spettatore, l'opera, posta vicino al giaciglio nella piccola cella della Beata, presuppone un dialogo serrato del Cristo sofferente, dialogo che si direbbe cercato da Colomba. Su base stilistica si sostiene, tra le varie fino ad ora avanzate dalla critica, l'attribuzione a Giovanni di Pietro detto lo Spagna, qui comprovata con ulteriori specifici confronti stilistici e motivazioni di contesto.
Occhi negli occhi. Una tela di lino con il Cristo Portacroce per Colomba, fra arte, devozione e rimandi savonaroliani
Mirko Santanicchia
2022
Abstract
Il contributo è dedicato ad una grande tela con "Cristo Portacroce" conservata nella cella della Beata Colomba a Perugia. Se ne propone una inedita lettura che collega l'opera, per le sue caratteristiche tecniche e stilistiche, al contesto savonaroliano al quale Colomba attraverso il suo confessore è stata avvicinata in studi recenti. Una ipotesi, quella di una "sensibilità" in qualche misura maturata da Colomba verso l'esperienza del Savonarola, che trova perciò in questa sede ulteriori agganci offerti dalle inconsuete scelte figurative connotanti due opere che possono essere messe in rapporto con i due religiosi domenicani, accomunate da una estrema povertà e semplicità dei materiali. Infatti, per la tipologia molto particolare, una tela di lino senza preparazione, pochissimi colori e nessuno sfondo, il Portacroce della cella di Colomba richiama strettamente la Crocifissione conservata proprio a Firenze nel Museo di San Marco presso la cella di Savonarola. La tipologia della tela di Perugia, per caratteristiche e iconografia, si sposa inoltre perfettamente con le pratiche devozionali proprie della stessa Beata, verificate attraverso l'esame diretto delle fonti. Per le proporzioni e l'impostazione della figura del Cristo, a grandezza naturale, che guarda e cammina verso lo spettatore, l'opera, posta vicino al giaciglio nella piccola cella della Beata, presuppone un dialogo serrato del Cristo sofferente, dialogo che si direbbe cercato da Colomba. Su base stilistica si sostiene, tra le varie fino ad ora avanzate dalla critica, l'attribuzione a Giovanni di Pietro detto lo Spagna, qui comprovata con ulteriori specifici confronti stilistici e motivazioni di contesto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.