I dati personali costituiscono una materia prima tradizionale e necessaria per l’esercizio delle funzioni pubbliche. Le capacità di conservazione, gestione ed elaborazione dei dati, connesse all’incessante sviluppo delle tecnologie dell’informazione, pongono questioni centrali, all’incrocio tra l’opportunità di mettere tali potenzialità al servizio di interessi generali (a cominciare da un più efficiente ed efficace esercizio dell’attività amministrativa) e l’esigenza di assicurare ai consociati la tutela dei diritti fondamentali dai rischi cui sono esposti, proprio in ragione della disponibilità e dell’uso di queste tecnologie. Il saggio propone una chiave di lettura che muove dal margine di manovra che il GDPR accorda agli Stati membri nel declinare la disciplina del trattamento dei dati personali finalizzato all’esecuzione di compiti di interesse pubblico. L’indagine mette a tema il duplice standard legale che ne risulta, ne inquadra le possibili opzioni (in un ventaglio di possibilità comprese tra la necessary clause posta dal regolamento europeo e la strict legality rule) e ne registra gli effetti, anche attraverso l’analisi approfondita di alcuni casi di studio, caratterizzati dall’impiego di innovativi sistemi di trattamento dei dati personali a supporto dell’attività amministrativa. Il saggio offre così una lettura articolata degli impatti conseguenti allo standard di legalità concretamente applicato dal legislatore nazionale, anche per effetto delle più recenti oscillazioni del quadro positivo, e perviene ad alcune conclusioni non scontate in ordine al rapporto tra fonti di regolazione, tutela dei dati e promozione dell’autonomia di iniziativa e dell’innovazione delle amministrazioni pubbliche, anche alla luce di una rilettura del canone della legalità.

Attività amministrativa e trattamento dei dati personali. Gli standard di legalità tra tutela e funzionalità

Benedetto Ponti
2023

Abstract

I dati personali costituiscono una materia prima tradizionale e necessaria per l’esercizio delle funzioni pubbliche. Le capacità di conservazione, gestione ed elaborazione dei dati, connesse all’incessante sviluppo delle tecnologie dell’informazione, pongono questioni centrali, all’incrocio tra l’opportunità di mettere tali potenzialità al servizio di interessi generali (a cominciare da un più efficiente ed efficace esercizio dell’attività amministrativa) e l’esigenza di assicurare ai consociati la tutela dei diritti fondamentali dai rischi cui sono esposti, proprio in ragione della disponibilità e dell’uso di queste tecnologie. Il saggio propone una chiave di lettura che muove dal margine di manovra che il GDPR accorda agli Stati membri nel declinare la disciplina del trattamento dei dati personali finalizzato all’esecuzione di compiti di interesse pubblico. L’indagine mette a tema il duplice standard legale che ne risulta, ne inquadra le possibili opzioni (in un ventaglio di possibilità comprese tra la necessary clause posta dal regolamento europeo e la strict legality rule) e ne registra gli effetti, anche attraverso l’analisi approfondita di alcuni casi di studio, caratterizzati dall’impiego di innovativi sistemi di trattamento dei dati personali a supporto dell’attività amministrativa. Il saggio offre così una lettura articolata degli impatti conseguenti allo standard di legalità concretamente applicato dal legislatore nazionale, anche per effetto delle più recenti oscillazioni del quadro positivo, e perviene ad alcune conclusioni non scontate in ordine al rapporto tra fonti di regolazione, tutela dei dati e promozione dell’autonomia di iniziativa e dell’innovazione delle amministrazioni pubbliche, anche alla luce di una rilettura del canone della legalità.
2023
9788835128380
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1550133
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