La sensibilità contemporanea è ben distante da un contesto culturale e da un orizzonte di senso che nei secoli passati definivano lo spazio spirituale e culturale di riconoscimento di un orizzonte di senso dato anche nell’opera d’arte. Vissuto a Città di Castello, a pochi chilometri dalla terra che ha dato i natali a Piero della Francesca e alla sua Resurrezione, è estremamente si- gnificativo il percorso di uno dei più grandi artisti del ’900: Alberto Burri. La distanza tra loro è di pochi chilometri e di alcuni secoli, ma quella di Burri è espressione di una sensibilità tipicamente contemporanea in cui un ‘senso’ si dà in un cretto, o crepa, che diviene luogo di accoglienza della memoria della «‘terra che ha tremato’ e in essa della fragilità della presenza umana in uno spazio che diviene luogo di passaggio e uscita dalla flagranza del reale – per così dire dalla cronaca o dalla successione dei fatti – per aprire all’astanza, termine preso da Brandi e riletto quale presenza di una traccia che attende ad essere istante di eternità». Di più, assumiamo tale termine – oltre Brandi – quale attestazione dell’essere in un ‘tra’ che ricorda una polarità originaria ancora ‘tra’ l’ordine del necessario e quello del bene (quella distanza ricordata da Platone in Repubblica 493c); così intesa, l’astanza è luogo di accertamento – piena consapevolezza – di una polarità che lega, conservando la distanza, il presente come esistente dalla presenza che resta come traccia, come un entre-deux.
Tra ‘astanza’ e ‘flagranza’: spazio e luoghi della memoria in Alberto Burri.
Massimiliano Marianelli
2023
Abstract
La sensibilità contemporanea è ben distante da un contesto culturale e da un orizzonte di senso che nei secoli passati definivano lo spazio spirituale e culturale di riconoscimento di un orizzonte di senso dato anche nell’opera d’arte. Vissuto a Città di Castello, a pochi chilometri dalla terra che ha dato i natali a Piero della Francesca e alla sua Resurrezione, è estremamente si- gnificativo il percorso di uno dei più grandi artisti del ’900: Alberto Burri. La distanza tra loro è di pochi chilometri e di alcuni secoli, ma quella di Burri è espressione di una sensibilità tipicamente contemporanea in cui un ‘senso’ si dà in un cretto, o crepa, che diviene luogo di accoglienza della memoria della «‘terra che ha tremato’ e in essa della fragilità della presenza umana in uno spazio che diviene luogo di passaggio e uscita dalla flagranza del reale – per così dire dalla cronaca o dalla successione dei fatti – per aprire all’astanza, termine preso da Brandi e riletto quale presenza di una traccia che attende ad essere istante di eternità». Di più, assumiamo tale termine – oltre Brandi – quale attestazione dell’essere in un ‘tra’ che ricorda una polarità originaria ancora ‘tra’ l’ordine del necessario e quello del bene (quella distanza ricordata da Platone in Repubblica 493c); così intesa, l’astanza è luogo di accertamento – piena consapevolezza – di una polarità che lega, conservando la distanza, il presente come esistente dalla presenza che resta come traccia, come un entre-deux.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.