In occasione delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri (1265-1321) la lezione, anche economica, che si può desumere dalla Commedia, rimane tuttora valida specie di fronte all’evento pandemico dovuto al Covid-19 che ha riacutizzato alcuni vizi capitali, a sfondo economico, come il peccato dell’usura che, al tempo di Dante, era severamente condannato per tutta una serie di motivazioni che vengono illustrate da Virgilio a Dante nel Canto XI dell’Inferno. Il racconto dell’incontro di Dante con gli usurai, che avviene nel VII cerchio del “doloroso regno” e che viene narrato nel Canto XVII dell’Inferno, viene da Cristina Montesi incastonato in una breve storia dell’usura nel corso dei secoli che ha gradualmente visto affermarsi la legittimazione, a seguito dell’avvento dell’economia mercantile, del prestito ad interesse volto a finanziare attività produttive e commerciali. Tuttavia la condanna da parte di Dante non solo dell’usura, ma anche della semplice attività creditizia praticata dai mercanti-banchieri del suo tempo rimane inappellabile non riuscendo il sommo poeta ad accettare, data la sua mentalità ancorata al mondo cavalleresco, il profondo mutamento economico e sociale in atto Firenze, un cambiamento che aveva reso la città uno dei centri più ricchi dell’Europa dell’epoca. Le caratteristiche dell’economia mercantile fiorentina erano però assai diverse da quelle di altre città dell’Europa del Nord (come le città della Lega anseatica), in cui le regole della concorrenza erano spietate e non mitigate, come Cristina Montesi tenta di dimostrare, dai principi e dalle prassi dell’Economia Civile. La condanna di Dante dell’usura torma di attualità sia per le caratteristiche del capitalismo finanziario-patrimoniale contemporaneo connotato, come l’usura medievale, dalla dissociazione tra guadagno stratosferico di ricchezza ed attività lavorativa sia per la recrudescenza dell’usura a causa della crisi economica dovuta alla pandemia che richiede una rinnovata attenzione scientifica al fenomeno e l’adozione di politiche di prevenzione, contrasto, solidarietà, educazione alla legalità ed al risparmio.
Dante e l’Economia Civile. Dal Medioevo all’era del Covid-19: una breve storia dell’usura
Cristina Montesi
2021
Abstract
In occasione delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri (1265-1321) la lezione, anche economica, che si può desumere dalla Commedia, rimane tuttora valida specie di fronte all’evento pandemico dovuto al Covid-19 che ha riacutizzato alcuni vizi capitali, a sfondo economico, come il peccato dell’usura che, al tempo di Dante, era severamente condannato per tutta una serie di motivazioni che vengono illustrate da Virgilio a Dante nel Canto XI dell’Inferno. Il racconto dell’incontro di Dante con gli usurai, che avviene nel VII cerchio del “doloroso regno” e che viene narrato nel Canto XVII dell’Inferno, viene da Cristina Montesi incastonato in una breve storia dell’usura nel corso dei secoli che ha gradualmente visto affermarsi la legittimazione, a seguito dell’avvento dell’economia mercantile, del prestito ad interesse volto a finanziare attività produttive e commerciali. Tuttavia la condanna da parte di Dante non solo dell’usura, ma anche della semplice attività creditizia praticata dai mercanti-banchieri del suo tempo rimane inappellabile non riuscendo il sommo poeta ad accettare, data la sua mentalità ancorata al mondo cavalleresco, il profondo mutamento economico e sociale in atto Firenze, un cambiamento che aveva reso la città uno dei centri più ricchi dell’Europa dell’epoca. Le caratteristiche dell’economia mercantile fiorentina erano però assai diverse da quelle di altre città dell’Europa del Nord (come le città della Lega anseatica), in cui le regole della concorrenza erano spietate e non mitigate, come Cristina Montesi tenta di dimostrare, dai principi e dalle prassi dell’Economia Civile. La condanna di Dante dell’usura torma di attualità sia per le caratteristiche del capitalismo finanziario-patrimoniale contemporaneo connotato, come l’usura medievale, dalla dissociazione tra guadagno stratosferico di ricchezza ed attività lavorativa sia per la recrudescenza dell’usura a causa della crisi economica dovuta alla pandemia che richiede una rinnovata attenzione scientifica al fenomeno e l’adozione di politiche di prevenzione, contrasto, solidarietà, educazione alla legalità ed al risparmio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.