Nel dopoguerra si sviluppa una doppia immagine dei vinti della guerra civile, che si organizza lungo la frattura fascismo/antifascismo. Quella maggioritaria è una narrazione demonizzante dei fascisti e dei combattenti della Rsi, raffiguranti con tratti criminali se non addirittura luciferini. Al contrario, nel campo dei reduci della sconfitta della guerra civile si sviluppa, fin da subito, possiamo dire ad eventi ancora in corso, una rappresentazione eroica di quell’esperienza: il milite della Rsi è l’uomo che si oppone, con uno sforzo titanico e una volontà granitica, a un destino già segnato, che testimonia l’altezza dei propri ideali e l’intensità della propria fede con il sacrificio supremo. Quindi il contrario della vittima. Insieme al fenomeno ora descritto si sviluppa però anche una diversa rappresentazione dei fascisti di Salò, nella quale essi appaiono nella veste di vittime della guerra civile e successivamente di una ingiusta persecuzione, perpetuata ben oltre i limiti temporali del conflitto in armi. L’articolo indaga le molteplici forme assunte dalla narrazione vittimizzante elaborata dal neofascismo, utilizzando prevalentemente le fonti a stampa, l’ampia letteratura grigia (opuscoli, manifesti, bollettini) e la memorialistica prodotta in quell’ambiente.

Carnefici, eroi o vittime? I vinti della guerra civile (1943-1945) nel primo decennio dell’Italia repubblicana

Luca La Rovere
2024

Abstract

Nel dopoguerra si sviluppa una doppia immagine dei vinti della guerra civile, che si organizza lungo la frattura fascismo/antifascismo. Quella maggioritaria è una narrazione demonizzante dei fascisti e dei combattenti della Rsi, raffiguranti con tratti criminali se non addirittura luciferini. Al contrario, nel campo dei reduci della sconfitta della guerra civile si sviluppa, fin da subito, possiamo dire ad eventi ancora in corso, una rappresentazione eroica di quell’esperienza: il milite della Rsi è l’uomo che si oppone, con uno sforzo titanico e una volontà granitica, a un destino già segnato, che testimonia l’altezza dei propri ideali e l’intensità della propria fede con il sacrificio supremo. Quindi il contrario della vittima. Insieme al fenomeno ora descritto si sviluppa però anche una diversa rappresentazione dei fascisti di Salò, nella quale essi appaiono nella veste di vittime della guerra civile e successivamente di una ingiusta persecuzione, perpetuata ben oltre i limiti temporali del conflitto in armi. L’articolo indaga le molteplici forme assunte dalla narrazione vittimizzante elaborata dal neofascismo, utilizzando prevalentemente le fonti a stampa, l’ampia letteratura grigia (opuscoli, manifesti, bollettini) e la memorialistica prodotta in quell’ambiente.
2024
979-12-5469-543-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1574653
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