La trasformazione antropologica, in atto da tempo, oltre all’urgenza di una “nuova epistemologia” e alla limitata efficacia degli apparati teorico-interpretativi, dischiude scenari incerti e indefinibili, facendo emergere ciò che non è osservabile e rendendo ancor più evidenti i nostri limiti. Emergono, così, l’obsolescenza di teorie, epistemologie, paradigmi e la radicale inadeguatezza del sistema di pensiero. Non a caso la Società-Meccanismo, edificata su tecnocrazia e tecnoscienza, intende eliminare l’errore e l’imprevedibilità dai sistemi, dagli ecosistemi, dalla vita, credendo di poter prevedere e, addirittura, pre-determinare qualsiasi processo. E, una civiltà di questo tipo, sempre più programmata e automatizzata in ogni suo aspetto, innervata di connessioni e di processi di simulazione, oltre che delegare tutto alla tecnologia ed agli specialismi, non può che avere come obiettivo principale proprio quello di marginalizzare l’Umano – portatore di errore e imprevedibilità - e lo spazio, sociale e culturale, della responsabilità. La Società-Meccanismo affonda le sue radici in certezze illusorie e autolesioniste, che non considerano la rilevanza strategica dell’errore e dell’imprevedibilità, e che continuano ad essere supportate dal ricorso esclusivo a quei saperi tecnici e a quelle competenze che appaiono più in grado di confermare e rafforzare il paradigma dell’efficienza e della razionalità. Le straordinarie scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche degl’ultimi decenni, oltre ad averci dato la possibilità di controllare sempre meglio i meccanismi della nostra evoluzione biologica, ci hanno fatto entrare nel tempo della massima imprevedibilità, obsolescenza e incertezza. Dimensioni, ormai, anche esistenziali. Questa volta, il cambio di paradigma è così profondo ed irreversibile da costringerci a ripensare/ridefinire tutto, anche il concetto stesso di scienza; una Scienza che non può che aprirsi allo studio e alla comprensione del non-osservabile e dell’indeterminato.

PROPRIETÀ EMERGENTI. Emergent Properties: dimensioni qualitative del Sociale e sfide epistemologiche dell’Intelligenza Artificiale

Piero Dominici
2024

Abstract

La trasformazione antropologica, in atto da tempo, oltre all’urgenza di una “nuova epistemologia” e alla limitata efficacia degli apparati teorico-interpretativi, dischiude scenari incerti e indefinibili, facendo emergere ciò che non è osservabile e rendendo ancor più evidenti i nostri limiti. Emergono, così, l’obsolescenza di teorie, epistemologie, paradigmi e la radicale inadeguatezza del sistema di pensiero. Non a caso la Società-Meccanismo, edificata su tecnocrazia e tecnoscienza, intende eliminare l’errore e l’imprevedibilità dai sistemi, dagli ecosistemi, dalla vita, credendo di poter prevedere e, addirittura, pre-determinare qualsiasi processo. E, una civiltà di questo tipo, sempre più programmata e automatizzata in ogni suo aspetto, innervata di connessioni e di processi di simulazione, oltre che delegare tutto alla tecnologia ed agli specialismi, non può che avere come obiettivo principale proprio quello di marginalizzare l’Umano – portatore di errore e imprevedibilità - e lo spazio, sociale e culturale, della responsabilità. La Società-Meccanismo affonda le sue radici in certezze illusorie e autolesioniste, che non considerano la rilevanza strategica dell’errore e dell’imprevedibilità, e che continuano ad essere supportate dal ricorso esclusivo a quei saperi tecnici e a quelle competenze che appaiono più in grado di confermare e rafforzare il paradigma dell’efficienza e della razionalità. Le straordinarie scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche degl’ultimi decenni, oltre ad averci dato la possibilità di controllare sempre meglio i meccanismi della nostra evoluzione biologica, ci hanno fatto entrare nel tempo della massima imprevedibilità, obsolescenza e incertezza. Dimensioni, ormai, anche esistenziali. Questa volta, il cambio di paradigma è così profondo ed irreversibile da costringerci a ripensare/ridefinire tutto, anche il concetto stesso di scienza; una Scienza che non può che aprirsi allo studio e alla comprensione del non-osservabile e dell’indeterminato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1586485
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