Il saggio è dedicato alla fase centrale e ottocentesca del “Risorgimento lungo” (che va dal Settecento al Novecento, secondo la ricostruzione critica di Luigi Salvatorelli), e quindi agli anni cruciali dell’unificazione. Si osserva anzitutto come la riflessione di Salvatorelli sul Risorgimento inizia non casualmente nei giorni del delitto Matteotti, quando sulla "Stampa", di cui era vicedirettore, intuisce per la prima volta la natura storica del fascismo come manifestazione dell’"Antirisorgimento". Da questo "cortocircuito" tra presente e passato prende le mosse un percorso che conduce lo storico marscianese, con le grandi opere degli anni Trenta e Quaranta, a elaborare la sua concezione di un Risorgimento inassimilabile ai nazionalismi novecenteschi e in particolare alla mistificazione del "nazionalfascismo", in quanto il Risorgimento è fondato su quei valori illuministici e liberali che non isolano ma anzi reintegrano - quasi “Riforma” morale e spirituale - l’Italia nella cultura europea. Nelle sue successive ricostruzioni storiografiche Salvatorelli dedica però scarsa attenzione alle radici storiche dell’Antirisorgimento e al suo potenziale distruttivo del progetto risorgimentale; lo storico eredita in questo senso la prospettiva del programma democratico risorgimentale, che negli anni decisivi dell’unificazione aveva sottovalutato in modo analogo il rischio “antirisorgimentale” latente nelle forze popolari (contadini, cattolici, meridione) di fatto escluse o marginali nel processo risorgimentale unitario. Quasi a riprova, il saggio si concentra quindi sugli anni cruciali dell’Unità, richiamando la «testimonianza» di Nievo, tanto tempestiva quanto allarmata, che sembra intravedere in pieno Risorgimento quel «fantasma» dell’Antirisorgimento che sembra rivelarsi drammaticamente a Salvatorelli durante la crisi Matteotti. L'analisi attraversa tutte le opere di Salvatorelli (soprattutto opere come "Il pensiero politico italiano" del 1935, "Pensiero e azione del Risorgimento" del 1943, "Storia d'Italia nel periodo fascista" del 1950), illuminando un filo conduttore centrale della sua riflessione storico-politica, ricollegandosi al dibattito maggiore sul Risorgimento e sullo stato italiano, e stabilendo un nesso innovativo col dibattito di metà Ottocento, e in particolare con opere come "Rivoluzione politica e rivoluzione nazionale" di Nievo.
Risorgimento e Antirisorgimento negli anni dell'Unità. La riflessione di Salvatorelli e la testimonianza di Nievo
Simone Casini
2024
Abstract
Il saggio è dedicato alla fase centrale e ottocentesca del “Risorgimento lungo” (che va dal Settecento al Novecento, secondo la ricostruzione critica di Luigi Salvatorelli), e quindi agli anni cruciali dell’unificazione. Si osserva anzitutto come la riflessione di Salvatorelli sul Risorgimento inizia non casualmente nei giorni del delitto Matteotti, quando sulla "Stampa", di cui era vicedirettore, intuisce per la prima volta la natura storica del fascismo come manifestazione dell’"Antirisorgimento". Da questo "cortocircuito" tra presente e passato prende le mosse un percorso che conduce lo storico marscianese, con le grandi opere degli anni Trenta e Quaranta, a elaborare la sua concezione di un Risorgimento inassimilabile ai nazionalismi novecenteschi e in particolare alla mistificazione del "nazionalfascismo", in quanto il Risorgimento è fondato su quei valori illuministici e liberali che non isolano ma anzi reintegrano - quasi “Riforma” morale e spirituale - l’Italia nella cultura europea. Nelle sue successive ricostruzioni storiografiche Salvatorelli dedica però scarsa attenzione alle radici storiche dell’Antirisorgimento e al suo potenziale distruttivo del progetto risorgimentale; lo storico eredita in questo senso la prospettiva del programma democratico risorgimentale, che negli anni decisivi dell’unificazione aveva sottovalutato in modo analogo il rischio “antirisorgimentale” latente nelle forze popolari (contadini, cattolici, meridione) di fatto escluse o marginali nel processo risorgimentale unitario. Quasi a riprova, il saggio si concentra quindi sugli anni cruciali dell’Unità, richiamando la «testimonianza» di Nievo, tanto tempestiva quanto allarmata, che sembra intravedere in pieno Risorgimento quel «fantasma» dell’Antirisorgimento che sembra rivelarsi drammaticamente a Salvatorelli durante la crisi Matteotti. L'analisi attraversa tutte le opere di Salvatorelli (soprattutto opere come "Il pensiero politico italiano" del 1935, "Pensiero e azione del Risorgimento" del 1943, "Storia d'Italia nel periodo fascista" del 1950), illuminando un filo conduttore centrale della sua riflessione storico-politica, ricollegandosi al dibattito maggiore sul Risorgimento e sullo stato italiano, e stabilendo un nesso innovativo col dibattito di metà Ottocento, e in particolare con opere come "Rivoluzione politica e rivoluzione nazionale" di Nievo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.