La raffigurazione di animali punteggia l’intera produzione di Antonio Canova: dai leoni del Monumento funerario di Clemente XIII alla farfalla di Psiche, al cane di Venere e Adone o a quello di Endimione, sino ai colossali cavalli dei monumenti equestri per la corte di Napoli, la “zoografia” del grande scultore veneto si snocciola ricca e variegata, senza mai assumere un carattere puramente esornativo, piuttosto integrandosi in modo funzionale alla connotazione simbolica o alla definizione di un soggetto o di un clima narrativo. Lo studio si propone di misurare il peso specifico che l’interesse per gli animali assume nell’attività di Canova e la sensibilità con cui egli stabilì modalità di approccio in un’epoca che rivoluzionò metodi di osservazione, conoscenze e visioni del mondo naturale. Da una parte viene così esplorato il complesso amalgama che sostanzia l’iconografia canoviana degli animali, con spunti desunti dall’Antico, contenuti letterari e del pensiero, osservazione dal vero; dall’altra, la possibilità di rilevare nel “carattere” dell’inserto zoomorfo una riflessione consapevole sulla specifica essenza dell’animale in anni in cui intellettuali, filosofi e teologi avviano il moderno dibattito sull’“etica animale” cristiana.
«Il Lione, il Cavallo ed il Cane»: lo sguardo di Canova sugli animali tra tradizione, natura e scienza
Stefania Petrillo
2024
Abstract
La raffigurazione di animali punteggia l’intera produzione di Antonio Canova: dai leoni del Monumento funerario di Clemente XIII alla farfalla di Psiche, al cane di Venere e Adone o a quello di Endimione, sino ai colossali cavalli dei monumenti equestri per la corte di Napoli, la “zoografia” del grande scultore veneto si snocciola ricca e variegata, senza mai assumere un carattere puramente esornativo, piuttosto integrandosi in modo funzionale alla connotazione simbolica o alla definizione di un soggetto o di un clima narrativo. Lo studio si propone di misurare il peso specifico che l’interesse per gli animali assume nell’attività di Canova e la sensibilità con cui egli stabilì modalità di approccio in un’epoca che rivoluzionò metodi di osservazione, conoscenze e visioni del mondo naturale. Da una parte viene così esplorato il complesso amalgama che sostanzia l’iconografia canoviana degli animali, con spunti desunti dall’Antico, contenuti letterari e del pensiero, osservazione dal vero; dall’altra, la possibilità di rilevare nel “carattere” dell’inserto zoomorfo una riflessione consapevole sulla specifica essenza dell’animale in anni in cui intellettuali, filosofi e teologi avviano il moderno dibattito sull’“etica animale” cristiana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.