Questo saggio sviluppa un contributo concepito come conferenza introduttiva a un Convegno Internazionale, che si tenne a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore, su L’eredità di Giustiniano: l’ultima guerra dell’Italia romana. Per l’occasione avevo riletto le principali testimonianze sulle ambascerie senatorie inviate agli imperatori Zenone e Anastasio, al fine di ottenere il riconoscimento di Teoderico come re della penisola. Mi ero proposta, infatti, di verificare se il senato romano fosse stato chiamato a intervenire, perché unico organo dotato di prestigio morale e potere legittimante, come la critica storica dei primi del Novecento insegnava. Fu chiaro, invece, che era stata l’assemblea a decidere l’invio di quelle legazioni in supporto del re goto e con l’appoggio di un papa, desideroso di non vedere compromessa la centralità della Sede apostolica e l’autonomia del suo potere giurisdizionale. Nel preparare il testo per la pubblicazione, ho dunque pensato di allargare l’indagine ai decenni precedenti l’arrivo di Teoderico in Italia. Man mano, che procedevo all’indietro, affioravano chiare le responsabilità di alcune famiglie dell’aristocrazia romana negli eventi di quegli anni e lo spirito di autonomia dell’assemblea romana verso l’imperatore d’Oriente. Rispetto al nucleo originale della ricerca, pertanto, mi sono spinta oltre l’ambasceria di papa Giovanni I a Costantinopoli, fino a coprire, a campione, tutto il periodo dalla metà del V secolo alla metà del VI secolo. Dall’Occidente sono passata all’Oriente dell’imperatore Anastasio, dall’ambiente di Corte – popolato di dame legate a possibili contendenti al trono – ai centri anacoretici intorno a Gerusalemme, dotati di nuove regole e di nuovo impulso imprenditoriale dal monaco Saba e sotto il patrocinio di Anicia Giuliana; dalle sommosse urbane istigate dal canto del ‘Tre volte santo’ con l’aggiunta di ‘crocifisso per noi’, ai ripetuti e violenti attacchi portati da Vitaliano contro la capitale orientale. Quasi ogni argomento trattato, coniugando le informazioni di varie testimonianze, ha permesso di avanzare nuove ipotesi su come le relazioni tra Occidente e Oriente si modificarono nel corso di quel periodo. Ho preferito riassumerle nelle Conclusioni, piuttosto che darne conto nell’Introduzione. Posso però, in questa sede, anticipare alcuni aspetti del rapporto Est-Ovest, cui nel volume è dato particolare rilievo: la funzione politica della collaborazione stretta tra senato romano, re goto e Chiesa di Roma; il ruolo di re Teoderico nel condurre trattative per la propria successione, prima del decesso dell’imperatore Anastasio, influendo sulla scelta del nuovo imperatore d’Oriente; il suo ritorno in campo, dopo un periodo di crisi nelle relazioni con gli altri istituti d’Occidente, per negoziare con Giustino a chi dovesse essere affidato l’impero e il regno, al fine di tutelare il giovanissimo Atalarico e sua figlia Amalasunta alla guida della penisola; la presenza di Cassiodoro accanto a Vigilio nel redigere la petizione, a cui Giustiniano rispose con la Pragmatica sanctio. È possibile, infatti, confrontare le disposizioni di questo testo con alcune delle lettere scritte per il re e soprattutto con gli editti, che il prefetto del pretorio d’Italia aveva emanato vent’anni prima della emissione della Pragmatica. Quella prima relazione è diventata, dunque, un volumetto complesso, articolato tra la storia politica e la storia religiosa delle due parti dell’impero, che spero possa aiutare ad approfondire la ricerca sui vari problemi sollevati, di cui molti tuttora irrisolti. Mi sia lecito chiudere questa breve premessa ringraziando il professore Andrea Giardina, che ha accolto nella collana Saggi di Storia Antica questo lavoro. In realtà, vorrei ringraziarlo per molto di più: chiamandomi a collaborare all’imponente opera di traduzione e commento delle Variae di Cassiodoro, ha infatti permesso che approfondissi la conoscenza di aspetti, a me poco noti, del V-VI secolo. Il mio ringraziamento, in tal senso, va anche ad altri studiosi, che hanno portato avanti quel progetto e con i quali la collaborazione è stata proficua. Tra i molti, Fabrizio Oppedisano, che in questi anni ha continuato a suscitare il dibattito e la ricerca sul senato tardoantico e sulle principali istituzioni di quel periodo.

Un Occidente rivolto a Est (455-554 d. C.)

Lizzi Testa
2024

Abstract

Questo saggio sviluppa un contributo concepito come conferenza introduttiva a un Convegno Internazionale, che si tenne a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore, su L’eredità di Giustiniano: l’ultima guerra dell’Italia romana. Per l’occasione avevo riletto le principali testimonianze sulle ambascerie senatorie inviate agli imperatori Zenone e Anastasio, al fine di ottenere il riconoscimento di Teoderico come re della penisola. Mi ero proposta, infatti, di verificare se il senato romano fosse stato chiamato a intervenire, perché unico organo dotato di prestigio morale e potere legittimante, come la critica storica dei primi del Novecento insegnava. Fu chiaro, invece, che era stata l’assemblea a decidere l’invio di quelle legazioni in supporto del re goto e con l’appoggio di un papa, desideroso di non vedere compromessa la centralità della Sede apostolica e l’autonomia del suo potere giurisdizionale. Nel preparare il testo per la pubblicazione, ho dunque pensato di allargare l’indagine ai decenni precedenti l’arrivo di Teoderico in Italia. Man mano, che procedevo all’indietro, affioravano chiare le responsabilità di alcune famiglie dell’aristocrazia romana negli eventi di quegli anni e lo spirito di autonomia dell’assemblea romana verso l’imperatore d’Oriente. Rispetto al nucleo originale della ricerca, pertanto, mi sono spinta oltre l’ambasceria di papa Giovanni I a Costantinopoli, fino a coprire, a campione, tutto il periodo dalla metà del V secolo alla metà del VI secolo. Dall’Occidente sono passata all’Oriente dell’imperatore Anastasio, dall’ambiente di Corte – popolato di dame legate a possibili contendenti al trono – ai centri anacoretici intorno a Gerusalemme, dotati di nuove regole e di nuovo impulso imprenditoriale dal monaco Saba e sotto il patrocinio di Anicia Giuliana; dalle sommosse urbane istigate dal canto del ‘Tre volte santo’ con l’aggiunta di ‘crocifisso per noi’, ai ripetuti e violenti attacchi portati da Vitaliano contro la capitale orientale. Quasi ogni argomento trattato, coniugando le informazioni di varie testimonianze, ha permesso di avanzare nuove ipotesi su come le relazioni tra Occidente e Oriente si modificarono nel corso di quel periodo. Ho preferito riassumerle nelle Conclusioni, piuttosto che darne conto nell’Introduzione. Posso però, in questa sede, anticipare alcuni aspetti del rapporto Est-Ovest, cui nel volume è dato particolare rilievo: la funzione politica della collaborazione stretta tra senato romano, re goto e Chiesa di Roma; il ruolo di re Teoderico nel condurre trattative per la propria successione, prima del decesso dell’imperatore Anastasio, influendo sulla scelta del nuovo imperatore d’Oriente; il suo ritorno in campo, dopo un periodo di crisi nelle relazioni con gli altri istituti d’Occidente, per negoziare con Giustino a chi dovesse essere affidato l’impero e il regno, al fine di tutelare il giovanissimo Atalarico e sua figlia Amalasunta alla guida della penisola; la presenza di Cassiodoro accanto a Vigilio nel redigere la petizione, a cui Giustiniano rispose con la Pragmatica sanctio. È possibile, infatti, confrontare le disposizioni di questo testo con alcune delle lettere scritte per il re e soprattutto con gli editti, che il prefetto del pretorio d’Italia aveva emanato vent’anni prima della emissione della Pragmatica. Quella prima relazione è diventata, dunque, un volumetto complesso, articolato tra la storia politica e la storia religiosa delle due parti dell’impero, che spero possa aiutare ad approfondire la ricerca sui vari problemi sollevati, di cui molti tuttora irrisolti. Mi sia lecito chiudere questa breve premessa ringraziando il professore Andrea Giardina, che ha accolto nella collana Saggi di Storia Antica questo lavoro. In realtà, vorrei ringraziarlo per molto di più: chiamandomi a collaborare all’imponente opera di traduzione e commento delle Variae di Cassiodoro, ha infatti permesso che approfondissi la conoscenza di aspetti, a me poco noti, del V-VI secolo. Il mio ringraziamento, in tal senso, va anche ad altri studiosi, che hanno portato avanti quel progetto e con i quali la collaborazione è stata proficua. Tra i molti, Fabrizio Oppedisano, che in questi anni ha continuato a suscitare il dibattito e la ricerca sul senato tardoantico e sulle principali istituzioni di quel periodo.
2024
978-88-913-3179-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1589316
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