Il testo affronta il complesso tema delle finalità aspettative e strumenti di una politica agricola europea per il nuovo millennio. Partendo dall’analisi delle mutate condizioni di contesto e da un inquadramento teorico neo-istituzionale, vengono avanzate alcune proposte riguardo ad un nuovo modello di intervento pubblico nel settore agricolo. Al posto di un modello di Stato che interviene direttamente sul mercato o che diviene esso stesso imprenditore inefficiente e socialmente e politicamente non sostenibile per gli effetti distorsivi sul mercato viene introdotto un modello di intervento pubblico impegnato nella realizzazione e regolamentazione dell’uso di infrastrutture (materiali ed immateriali) e di quei servizi a carattere collettivo che il mercato privato non offre o offre in misura insufficiente. Un intervento finalizzato a creare condizioni di maggiore trasparenza dei mercati, per ridurre i costi di informazione garantire così un’equa redistribuzione della ricchezza prodotta tra gli operatori. Un intervento che, seguendo Stigliz, deve riguardare lo sviluppo di mercati incompleti come quello assicurativo, dei capitali e della ricerca. Nel testo vengono delineate due linee di intervento pubblico: una politica di regolamentazione dei mercati intesa come l’intervento nei casi manifesti di un fallimento del mercato o laddove vengono a mancare le ipotesi di efficienza allocativa nel senso paretiano pur essendo in presenza di mercati concorrenziali; una politica delle strutture che tuttavia non riguarda più la sola struttura primaria, ma le infrastrutture ed i servizi del sistema agroindustriale ed alimentare. Il testo termina con alcune considerazioni sulla funzione, all’interno del nuovo quadro delle politiche, delle amministrazioni locali conseguente alla decentralizzazione del processo decisionale di programmazione ed attuazione degli interventi che deriva da riterritorializzazione “ecologica” dell’agricoltura. Ciò si traduce in diversi gradi di libertà all’interno dell’ambito normativo generale costituito dalla regolamentazione comunitaria che trasforma il processo politico in un processo dinamico di riadattamento continuo dove la partnership pubblico-privato e la competenza degli attori economici ed istituzionali diviene un fattore critico di successo del settore e del territorio.

La politica agricola nel terzo millennio

VENTURA, Flaminia
2005

Abstract

Il testo affronta il complesso tema delle finalità aspettative e strumenti di una politica agricola europea per il nuovo millennio. Partendo dall’analisi delle mutate condizioni di contesto e da un inquadramento teorico neo-istituzionale, vengono avanzate alcune proposte riguardo ad un nuovo modello di intervento pubblico nel settore agricolo. Al posto di un modello di Stato che interviene direttamente sul mercato o che diviene esso stesso imprenditore inefficiente e socialmente e politicamente non sostenibile per gli effetti distorsivi sul mercato viene introdotto un modello di intervento pubblico impegnato nella realizzazione e regolamentazione dell’uso di infrastrutture (materiali ed immateriali) e di quei servizi a carattere collettivo che il mercato privato non offre o offre in misura insufficiente. Un intervento finalizzato a creare condizioni di maggiore trasparenza dei mercati, per ridurre i costi di informazione garantire così un’equa redistribuzione della ricchezza prodotta tra gli operatori. Un intervento che, seguendo Stigliz, deve riguardare lo sviluppo di mercati incompleti come quello assicurativo, dei capitali e della ricerca. Nel testo vengono delineate due linee di intervento pubblico: una politica di regolamentazione dei mercati intesa come l’intervento nei casi manifesti di un fallimento del mercato o laddove vengono a mancare le ipotesi di efficienza allocativa nel senso paretiano pur essendo in presenza di mercati concorrenziali; una politica delle strutture che tuttavia non riguarda più la sola struttura primaria, ma le infrastrutture ed i servizi del sistema agroindustriale ed alimentare. Il testo termina con alcune considerazioni sulla funzione, all’interno del nuovo quadro delle politiche, delle amministrazioni locali conseguente alla decentralizzazione del processo decisionale di programmazione ed attuazione degli interventi che deriva da riterritorializzazione “ecologica” dell’agricoltura. Ciò si traduce in diversi gradi di libertà all’interno dell’ambito normativo generale costituito dalla regolamentazione comunitaria che trasforma il processo politico in un processo dinamico di riadattamento continuo dove la partnership pubblico-privato e la competenza degli attori economici ed istituzionali diviene un fattore critico di successo del settore e del territorio.
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