Il lavoro si colloca nella prospettiva di una nuova edizione critica di tutte le epistole di Ferrando di Cartagine († 546 ca), discepolo di Fulgenzio di Ruspe e protagonista della teologia e della vita culturale dell’Africa tra dominazione vandalica e riconquista giustinianea. Le edizioni esistenti risalgono ai secc. XVI (1526: la sola ep. 7 al comes Regino), XVII (F. Chifflet 1649: corpus consistente, poi riprodotto nell’attuale Patrologia Latina), XIX (A. Mai 1820: la sola ep. 4; A. Reifferscheid 1871: le sole epp. 8-12). Le epistole di Ferrando, complessivamente in numero di 12, vengono qui presentate dal punto di vista della tradizione manoscritta e delle vicende della pubblicazione a stampa; si formulano anche alcune ipotesi circa le probabili linee direttrici della loro fortuna. La tradizione manoscritta non è unitaria (si possono individuare almeno tre distinti percorsi, indizio di una diffusione per sottogruppi) e appare di entità disomogenea (il gruppo delle epistole più ampie, di tenore dottrinale, è rappresentato da 3 testimoni; quello delle epistole brevi e di tenore più personale, da 2; l’ep. 7 al comes Regino, contenente sette regole per vivere da cristiani la vita militare, registra invece una diffusione ben più ampia e autonoma, con 12 manoscritti). La tradizione rispecchia le alterne vicende di un epistolario composito, in cui a temi teologici tipici della temperie dei primi decenni del secolo VI (questione teopaschita; controversia dei Tre Capitoli) si affiancano spunti di varia dottrina e di spiritualità quotidiana: a testimonianza della poliedrica fisionomia di Ferrando, monaco e diacono, alla quale la rivisitazione di questi testi potrà restituire una più delineata consistenza.
Le epistole di Ferrando di Cartagine: materiali per una nuova edizione.
DI PILLA, Alessandra
2010
Abstract
Il lavoro si colloca nella prospettiva di una nuova edizione critica di tutte le epistole di Ferrando di Cartagine († 546 ca), discepolo di Fulgenzio di Ruspe e protagonista della teologia e della vita culturale dell’Africa tra dominazione vandalica e riconquista giustinianea. Le edizioni esistenti risalgono ai secc. XVI (1526: la sola ep. 7 al comes Regino), XVII (F. Chifflet 1649: corpus consistente, poi riprodotto nell’attuale Patrologia Latina), XIX (A. Mai 1820: la sola ep. 4; A. Reifferscheid 1871: le sole epp. 8-12). Le epistole di Ferrando, complessivamente in numero di 12, vengono qui presentate dal punto di vista della tradizione manoscritta e delle vicende della pubblicazione a stampa; si formulano anche alcune ipotesi circa le probabili linee direttrici della loro fortuna. La tradizione manoscritta non è unitaria (si possono individuare almeno tre distinti percorsi, indizio di una diffusione per sottogruppi) e appare di entità disomogenea (il gruppo delle epistole più ampie, di tenore dottrinale, è rappresentato da 3 testimoni; quello delle epistole brevi e di tenore più personale, da 2; l’ep. 7 al comes Regino, contenente sette regole per vivere da cristiani la vita militare, registra invece una diffusione ben più ampia e autonoma, con 12 manoscritti). La tradizione rispecchia le alterne vicende di un epistolario composito, in cui a temi teologici tipici della temperie dei primi decenni del secolo VI (questione teopaschita; controversia dei Tre Capitoli) si affiancano spunti di varia dottrina e di spiritualità quotidiana: a testimonianza della poliedrica fisionomia di Ferrando, monaco e diacono, alla quale la rivisitazione di questi testi potrà restituire una più delineata consistenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.