Lo scritto muove da una importante opera affidata al binomio di Alessandro Giuliani e Nicola Picardi sulla responsabilità del giudice, per svolgere una serie di riflessioni sul necessario corretto approccio metodologico da seguire nella delicata materia. Infatti la responsabilità del giudice o meglio dei giudici nelle variegate e differenti giurisdizioni e relativi modelli processuali, tutti comunque tesi a «…portare la legge a farsi giudizio» per usare l’efficace metafora di Salvatore Satta, implica una riflessione sulla stessa formazione del giurista e delle diverse prospettive legate ai possibili e diversi approcci metodologici al diritto. Tra modelli e metodi ispirati dalle scienze esatte o deduttive oggi in una dimensione del tutto nuova degli stessi ordinamenti, che tendono a perdere la loro connotazione “monista”, sembra preferibile un diverso approccio, già in parte intuito dallo stesso Giuliani, di tipo assiologico sostanziale, in grado di cogliere le complessità proprie delle scienze umane e spesso “adeduttive” che si aprono al confronto con quelle giuridiche e che in tanto possono generare risultati apprezzabili, in quanto siano in mano a giuristi il cui orizzonte culturale sia largo e non condizionato da un approccio solo “formalistico- razionale”, poco propenso ad affrontare il dubbio metodico, sotteso ad ogni analisi del complesso e spesso proteiforme comportamento umano. Lo studio ripercorre quindi le diverse matrici storiche che nel tempo hanno connotato il tema della responsabilità del giudice per poi affrontare alcune più recenti vicende legate ad arresti delle Supreme Corti europee (Corte Edu C- pro.co.lat / Lussemburgo e Corte di Giustizia CE C- Traghetti del Mediterraneo/ Italia), mettendo in evidenza il difficile bilanciamento tra responsabilità, indipendenza e terzietà rispetto al valore democratico che ispira sia gli ordinamenti nazionali che i principi delle Carte Europee dei diritti. Valore democratico che pur non potendosi spingere oltre un certo limite, per non intaccare l’essenza del potere giudiziario e cioè la sua indipendenza, dovrebbe concretizzarsi in sedi di valutazione delle doti professionali e etiche del magistrato, in grado di dar vita ad un “iudicium de moribus” da intendersi ovviamente solo in senso etico culturale, quasi una eco dell’opinione pubblica sulle qualità del Giudice e sulla corrispondenza fra l’uomo e le funzioni allo stesso affidate.

La responsabilità del giudice tra esercizio del potere giudiziario e ruolo "politico"- costituzionale.

CALVIERI, Carlo
2012

Abstract

Lo scritto muove da una importante opera affidata al binomio di Alessandro Giuliani e Nicola Picardi sulla responsabilità del giudice, per svolgere una serie di riflessioni sul necessario corretto approccio metodologico da seguire nella delicata materia. Infatti la responsabilità del giudice o meglio dei giudici nelle variegate e differenti giurisdizioni e relativi modelli processuali, tutti comunque tesi a «…portare la legge a farsi giudizio» per usare l’efficace metafora di Salvatore Satta, implica una riflessione sulla stessa formazione del giurista e delle diverse prospettive legate ai possibili e diversi approcci metodologici al diritto. Tra modelli e metodi ispirati dalle scienze esatte o deduttive oggi in una dimensione del tutto nuova degli stessi ordinamenti, che tendono a perdere la loro connotazione “monista”, sembra preferibile un diverso approccio, già in parte intuito dallo stesso Giuliani, di tipo assiologico sostanziale, in grado di cogliere le complessità proprie delle scienze umane e spesso “adeduttive” che si aprono al confronto con quelle giuridiche e che in tanto possono generare risultati apprezzabili, in quanto siano in mano a giuristi il cui orizzonte culturale sia largo e non condizionato da un approccio solo “formalistico- razionale”, poco propenso ad affrontare il dubbio metodico, sotteso ad ogni analisi del complesso e spesso proteiforme comportamento umano. Lo studio ripercorre quindi le diverse matrici storiche che nel tempo hanno connotato il tema della responsabilità del giudice per poi affrontare alcune più recenti vicende legate ad arresti delle Supreme Corti europee (Corte Edu C- pro.co.lat / Lussemburgo e Corte di Giustizia CE C- Traghetti del Mediterraneo/ Italia), mettendo in evidenza il difficile bilanciamento tra responsabilità, indipendenza e terzietà rispetto al valore democratico che ispira sia gli ordinamenti nazionali che i principi delle Carte Europee dei diritti. Valore democratico che pur non potendosi spingere oltre un certo limite, per non intaccare l’essenza del potere giudiziario e cioè la sua indipendenza, dovrebbe concretizzarsi in sedi di valutazione delle doti professionali e etiche del magistrato, in grado di dar vita ad un “iudicium de moribus” da intendersi ovviamente solo in senso etico culturale, quasi una eco dell’opinione pubblica sulle qualità del Giudice e sulla corrispondenza fra l’uomo e le funzioni allo stesso affidate.
2012
9788814173417
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/174437
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