Il saggio mette in risalto l'importanza della conciliazione famiglia-lavoro perchè essa è strategica per le sorti delle famiglie stesse, dell'impresa, del territorio ove entrambe risiedono. Una conciliazione riuscita, per i benefici effetti che essa è in grado di esercitare sull’impresa e sui lavoratori che vengono brevemente analizzati nel saggio, è la riprova che economia e società possono vicendevolmente fertilizzarsi anziché distruggere o eccessivamente complicare, l’economia, le relazioni familiari. Di qui la necessità di welfare aziendali che fungano da ponte tra imprese e famiglie aiutando la ricomposizione. A questo proposito il saggio individua differenti tipologie di welfare aziendali. Il grado di diffusione e le diverse tipologie di welfare aziendali variano a seconda dei caratteri istituzionali, variamente intesi dei paesi, ed anche a seconda delle dimensioni aziendali, del carattere transnazionale o meno dell’impresa, della natura giuridica delle imprese, essendo più frequenti, compositi e abbondanti di risorse tra le grandi imprese, tra le imprese multinazionali, tra le società quotate in borsa. Il saggio mette innovativamente in luce anche un’altra caratteristica delle politiche di conciliazione: quelle di essere politiche di bene comune (ovvero di essere politiche non lavoristiche, non corporative e rispondenti ai requisiti del bene comune). Esse non hanno le donne come esclusive beneficiarie e non hanno lo scopo di incrementare solo l'occupazione femminile. Esse dovrebbero avere la mira di assicurare una "vita buona" a tutti, una vita in cui la risorsa più scarsa oggi, il tempo, possa essere spesa in modo bilanciato tra differenti sfere di vita e di attività delle persone, per il bene di tutti e di ciascuno. Le politiche di conciliazione sono in genere adottate dalle imprese “civili”, ovvero da tutte quelle imprese che sono in grado di costruire una cittadinanza di impresa (corporate citizen) senza distruggere il tessuto “civile” entro il quale l’impresa opera. Sono quelle imprese che, pur rispettando il vincolo del profitto, sono orientate al bene comune, ovvero ad una "responsabilità civile" di impresa, missione che va ben oltre la "responsabilità sociale" di un’impresa, il "paternalismo" di impresa, il "mercantilismo" di impresa, la "filantropia" di impresa di cui il saggio stila gli archetipi imprenditoriali, ordinandoli a seconda della loro più o meno spiccata inclinazione alla conciliazione famiglia-lavoro. Infine il saggio riporta le risultanze di una ricerca condotta su di un gruppo di piccole e medie imprese metalmeccaniche ternane che ha valutato il livello raggiunto dalle aziende nel perseguire la conciliazione famiglia-lavoro, riconducendole in modo originale a quattro stili aziendali family-oriented (stile familiarmente irresponsabile, stile familiarmente consapevole, stile familiarmente responsabile a livello embrionale, stile familiarmente responsabile maturo) e delinea le loro ipotesi evolutive. Ulteriori passi potranno infatti avvenire con il passaggio della concertazione di tali politiche dal livello aziendale al livello territoriale, richiedendosi in corrispondenza l’impiego di una razionalità relazionale ed un’aderenza maggiore ai requisiti di una politica di bene comune.

Impresa civile, bene comune, tempi di vita e di lavoro

MONTESI, Cristina
2011

Abstract

Il saggio mette in risalto l'importanza della conciliazione famiglia-lavoro perchè essa è strategica per le sorti delle famiglie stesse, dell'impresa, del territorio ove entrambe risiedono. Una conciliazione riuscita, per i benefici effetti che essa è in grado di esercitare sull’impresa e sui lavoratori che vengono brevemente analizzati nel saggio, è la riprova che economia e società possono vicendevolmente fertilizzarsi anziché distruggere o eccessivamente complicare, l’economia, le relazioni familiari. Di qui la necessità di welfare aziendali che fungano da ponte tra imprese e famiglie aiutando la ricomposizione. A questo proposito il saggio individua differenti tipologie di welfare aziendali. Il grado di diffusione e le diverse tipologie di welfare aziendali variano a seconda dei caratteri istituzionali, variamente intesi dei paesi, ed anche a seconda delle dimensioni aziendali, del carattere transnazionale o meno dell’impresa, della natura giuridica delle imprese, essendo più frequenti, compositi e abbondanti di risorse tra le grandi imprese, tra le imprese multinazionali, tra le società quotate in borsa. Il saggio mette innovativamente in luce anche un’altra caratteristica delle politiche di conciliazione: quelle di essere politiche di bene comune (ovvero di essere politiche non lavoristiche, non corporative e rispondenti ai requisiti del bene comune). Esse non hanno le donne come esclusive beneficiarie e non hanno lo scopo di incrementare solo l'occupazione femminile. Esse dovrebbero avere la mira di assicurare una "vita buona" a tutti, una vita in cui la risorsa più scarsa oggi, il tempo, possa essere spesa in modo bilanciato tra differenti sfere di vita e di attività delle persone, per il bene di tutti e di ciascuno. Le politiche di conciliazione sono in genere adottate dalle imprese “civili”, ovvero da tutte quelle imprese che sono in grado di costruire una cittadinanza di impresa (corporate citizen) senza distruggere il tessuto “civile” entro il quale l’impresa opera. Sono quelle imprese che, pur rispettando il vincolo del profitto, sono orientate al bene comune, ovvero ad una "responsabilità civile" di impresa, missione che va ben oltre la "responsabilità sociale" di un’impresa, il "paternalismo" di impresa, il "mercantilismo" di impresa, la "filantropia" di impresa di cui il saggio stila gli archetipi imprenditoriali, ordinandoli a seconda della loro più o meno spiccata inclinazione alla conciliazione famiglia-lavoro. Infine il saggio riporta le risultanze di una ricerca condotta su di un gruppo di piccole e medie imprese metalmeccaniche ternane che ha valutato il livello raggiunto dalle aziende nel perseguire la conciliazione famiglia-lavoro, riconducendole in modo originale a quattro stili aziendali family-oriented (stile familiarmente irresponsabile, stile familiarmente consapevole, stile familiarmente responsabile a livello embrionale, stile familiarmente responsabile maturo) e delinea le loro ipotesi evolutive. Ulteriori passi potranno infatti avvenire con il passaggio della concertazione di tali politiche dal livello aziendale al livello territoriale, richiedendosi in corrispondenza l’impiego di una razionalità relazionale ed un’aderenza maggiore ai requisiti di una politica di bene comune.
2011
9788856838053
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/174477
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