L’idea di Europa, sebbene offra una base fertile di spunti all’immaginazione sociale e politica dei prossimi decenni, presenta problemi la cui analisi pare preliminare a ogni suo ulteriore utilizzo. In particolare la pretesa ideologica per cui l’Europa esiste già praticamente, e necessita tutt’al più di qualche messa a punto logistica e di un maggiore coordinamento per poter esplicare i suoi effetti benefici, rischia – col suo dare per risolta la questione centrale su cui occorre invece riflettere – di deviare l’attenzione su aspetti secondari, rendendo sempre più difficile un dialogo scevro da illusioni tra le diverse componenti che dovrebbe invece costituire il punto di partenza di ogni discussione. Il presente saggio mira a proporre una propedeutica per l’acquisizione di una diversa coscienza critica dell’appartenenza alla cultura europea e occidentale. Per quanto questa offra delle opportunità uniche di elaborazione di una base comune, al suo interno sussistono differenze e attriti che, pur costituendo una potenziale ricchezza, necessitano di riconoscimento e di interventi mirati per dare frutto. L’utilizzo strumentale della pretesa di unicità dell’Occidente, limpido esempio di potenza dell’ideologia, rivela i pericoli che l’assolutizzazione di un’unica prospettiva culturale può avere per l’Occidente stesso, minando alla radice la sua credibilità internazionale e impedendo dinamiche interne di riequilibrio valoriale. La questione dei rapporti tra culture che discende dall’approccio ideologico occidentale è divenuta centrale per le scienze sociali, in particolar modo qualora si accetti la proposta teorica di Louis Dumont, che inaugura una ricognizione critica della cultura europea capace di costituire una salda base di partenza per ulteriori sviluppi. Questa cultura si rivela, nell’ottica dumontiana, formata da varianti nazionali in larga misura autonome, emerse a seguito di processi adattivi che hanno visto impegnate le precedenti culture tradizionali confrontate con la configurazione individualista moderna. La loro esistenza e importanza evidenziano la ricchezza culturale eterogenea del campo europeo e la sua potenziale capacità di proporre nuove visioni e percorsi alternativi. In particolare, Dumont mette in luce il continuo processo di contaminazione reciproca che le diverse visioni subiscono nel loro convivere e interagire, restituendo un quadro dinamico dal quale è legittimo attendersi le possibilità di revisione che l’attuale crisi rende auspicabili e urgenti. Una presentazione di quella che lo scienziato sociale definisce «variante tedesca» della cultura occidentale e dell’importanza che essa ha rivestito nel corso del XX secolo chiarirà i meccanismi in atto e l’influenza che un certo controllo su di essi potrebbe avere per il farsi dell’UE, specialmente in vista della creazione di un senso di appartenenza ad essa che il predominio dell’economicismo strumentale ha finora impedito. Il saggio si conclude con l’abbozzo di un’analisi di quella che potrebbe definirsi «variante italiana» della costellazione moderna, argomento complesso ma di importanza strategica per la stessa UE. Il recupero di un ruolo attivo nel collegamento con universi culturali oggi percepiti come ostili che il riconoscimento della particolarità italiana potrebbe consentire giocherebbe infatti a favore dell’assunzione da parte dell’Unione stessa di una capacità diplomatica e propositiva che gli equilibri mondiali richiedono oggi con forza, come l’attuale crisi mediorientale dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio.
Ideologia moderna e cultura europea
D'ANDREA, Fabio
2007
Abstract
L’idea di Europa, sebbene offra una base fertile di spunti all’immaginazione sociale e politica dei prossimi decenni, presenta problemi la cui analisi pare preliminare a ogni suo ulteriore utilizzo. In particolare la pretesa ideologica per cui l’Europa esiste già praticamente, e necessita tutt’al più di qualche messa a punto logistica e di un maggiore coordinamento per poter esplicare i suoi effetti benefici, rischia – col suo dare per risolta la questione centrale su cui occorre invece riflettere – di deviare l’attenzione su aspetti secondari, rendendo sempre più difficile un dialogo scevro da illusioni tra le diverse componenti che dovrebbe invece costituire il punto di partenza di ogni discussione. Il presente saggio mira a proporre una propedeutica per l’acquisizione di una diversa coscienza critica dell’appartenenza alla cultura europea e occidentale. Per quanto questa offra delle opportunità uniche di elaborazione di una base comune, al suo interno sussistono differenze e attriti che, pur costituendo una potenziale ricchezza, necessitano di riconoscimento e di interventi mirati per dare frutto. L’utilizzo strumentale della pretesa di unicità dell’Occidente, limpido esempio di potenza dell’ideologia, rivela i pericoli che l’assolutizzazione di un’unica prospettiva culturale può avere per l’Occidente stesso, minando alla radice la sua credibilità internazionale e impedendo dinamiche interne di riequilibrio valoriale. La questione dei rapporti tra culture che discende dall’approccio ideologico occidentale è divenuta centrale per le scienze sociali, in particolar modo qualora si accetti la proposta teorica di Louis Dumont, che inaugura una ricognizione critica della cultura europea capace di costituire una salda base di partenza per ulteriori sviluppi. Questa cultura si rivela, nell’ottica dumontiana, formata da varianti nazionali in larga misura autonome, emerse a seguito di processi adattivi che hanno visto impegnate le precedenti culture tradizionali confrontate con la configurazione individualista moderna. La loro esistenza e importanza evidenziano la ricchezza culturale eterogenea del campo europeo e la sua potenziale capacità di proporre nuove visioni e percorsi alternativi. In particolare, Dumont mette in luce il continuo processo di contaminazione reciproca che le diverse visioni subiscono nel loro convivere e interagire, restituendo un quadro dinamico dal quale è legittimo attendersi le possibilità di revisione che l’attuale crisi rende auspicabili e urgenti. Una presentazione di quella che lo scienziato sociale definisce «variante tedesca» della cultura occidentale e dell’importanza che essa ha rivestito nel corso del XX secolo chiarirà i meccanismi in atto e l’influenza che un certo controllo su di essi potrebbe avere per il farsi dell’UE, specialmente in vista della creazione di un senso di appartenenza ad essa che il predominio dell’economicismo strumentale ha finora impedito. Il saggio si conclude con l’abbozzo di un’analisi di quella che potrebbe definirsi «variante italiana» della costellazione moderna, argomento complesso ma di importanza strategica per la stessa UE. Il recupero di un ruolo attivo nel collegamento con universi culturali oggi percepiti come ostili che il riconoscimento della particolarità italiana potrebbe consentire giocherebbe infatti a favore dell’assunzione da parte dell’Unione stessa di una capacità diplomatica e propositiva che gli equilibri mondiali richiedono oggi con forza, come l’attuale crisi mediorientale dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.