La scelta di inserire come terzo volume in una collana dedicata a “Law and argomentation. Laboratorio di metodologia giuridica” il testo di un gruppo di lezioni sui giuristi tenute nell’ambito di un risalente corso romanistico istituzionale non offre soltanto lo spunto per una valutazione a posteriori che si allarghi a ricerca e didattica nella storiografia giuridica romanistica, ma può dirsi la renda necessaria. Così questo contributo, sotto veste formale di prefazione (cfr. frontespizio e p. 1 delll’Indice-Sommario) ma con titolazione autonoma – «Un corso di quarant’anni fa. “Lezioni di Storia del ditto romano” di Luigi Raggi», pp. 1-28 – costituisce parte integrante del volumetto di poco più di centosessanta pagine complessive (con numerazione continua) quale rilettura e rimeditazione del lavoro di Raggi su «Il metodo della giurisprudenza romana» (pp. 31-164). Collocare storicamente questo lavoro, cogliendone il valore innovativo anche nei suoi limiti di indagine incompiuta perché bruscamente interrotta, è importante alla luce delle strade che poi verranno da altri percorse nello studio della giurisprudenza romana. Nel 1968 Raggi coglie il diverso interesse con cui si comincia a guardare allo studio della giurisprudenza, lo recepisce e lo fa suo, lo reinterpreta secondo un proprio linea di indagine. Si deve tener conto che è uno dei primi risultati nella gran massa di indagini sui giuristi che verranno poi condotte nel quarantennio successivo: far prevalere la provvisorietà del testo sull’interesse intrinseco della ricerca sarebbe un torto fatto non all’autore bensì agli studi. In una pur breve disamina si tenta perciò una analisi che potremmo forse dire (con qualche eccessiva ambizione?) di storia della storiografia, toccando anche punti relativi alla didattica delle discipline giuridiche, in specie romanistiche. Se il punto di forza del corso viene individuato nel lavorare sulla tecnicità dei giuristi – una tecnicità inserita peraltro nel tessuto culturale delle rispettive epoche – emergono e vengono indicati altri pregevoli spunti di indagine. Che siano stati portati a compimento o rimasti piuttosto allo stato di intendimenti, semplici direzioni nella ricerca, chiariscono cosa la ricerca di Raggi ha significato allora, il ruolo che essa può assumere oggi; segnalano che c’è un lavoro ancora da fare.

Un corso di quarant'anni fa. "Lezioni di Storia del diritto romano" di Luigi Raggi

CAMPOLUNGHI, Maria;
2007

Abstract

La scelta di inserire come terzo volume in una collana dedicata a “Law and argomentation. Laboratorio di metodologia giuridica” il testo di un gruppo di lezioni sui giuristi tenute nell’ambito di un risalente corso romanistico istituzionale non offre soltanto lo spunto per una valutazione a posteriori che si allarghi a ricerca e didattica nella storiografia giuridica romanistica, ma può dirsi la renda necessaria. Così questo contributo, sotto veste formale di prefazione (cfr. frontespizio e p. 1 delll’Indice-Sommario) ma con titolazione autonoma – «Un corso di quarant’anni fa. “Lezioni di Storia del ditto romano” di Luigi Raggi», pp. 1-28 – costituisce parte integrante del volumetto di poco più di centosessanta pagine complessive (con numerazione continua) quale rilettura e rimeditazione del lavoro di Raggi su «Il metodo della giurisprudenza romana» (pp. 31-164). Collocare storicamente questo lavoro, cogliendone il valore innovativo anche nei suoi limiti di indagine incompiuta perché bruscamente interrotta, è importante alla luce delle strade che poi verranno da altri percorse nello studio della giurisprudenza romana. Nel 1968 Raggi coglie il diverso interesse con cui si comincia a guardare allo studio della giurisprudenza, lo recepisce e lo fa suo, lo reinterpreta secondo un proprio linea di indagine. Si deve tener conto che è uno dei primi risultati nella gran massa di indagini sui giuristi che verranno poi condotte nel quarantennio successivo: far prevalere la provvisorietà del testo sull’interesse intrinseco della ricerca sarebbe un torto fatto non all’autore bensì agli studi. In una pur breve disamina si tenta perciò una analisi che potremmo forse dire (con qualche eccessiva ambizione?) di storia della storiografia, toccando anche punti relativi alla didattica delle discipline giuridiche, in specie romanistiche. Se il punto di forza del corso viene individuato nel lavorare sulla tecnicità dei giuristi – una tecnicità inserita peraltro nel tessuto culturale delle rispettive epoche – emergono e vengono indicati altri pregevoli spunti di indagine. Che siano stati portati a compimento o rimasti piuttosto allo stato di intendimenti, semplici direzioni nella ricerca, chiariscono cosa la ricerca di Raggi ha significato allora, il ruolo che essa può assumere oggi; segnalano che c’è un lavoro ancora da fare.
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