Nel saggio vengono analizzati, con il ricorso a dati di fonte Istat, i principali mutamenti demografici (declino delle nascite, crescita longevità, invecchiamento della popolazione, espansione dell’immigrazione), ma anche sociali (modificazioni delle strutture familiari connesse anche con i cambiamenti del mercato del lavoro) recentemente occorsi in Italia ed in Umbria, con un approfondimento relativo alle separazioni, divorzi, affidamento dei figli, condizioni reddituali dei nuclei monogenitoriali. Per quanto riguarda le famiglie si riscontra una forte diminuzione delle dimensioni; un ritardo della formazione dei nuclei familiari per matrimonio o unione di fatto; una diminuzione del numero dei figli ed un prolungamento della permanenza dei giovani nella famiglia di origine; un aumento dell’instabilità familiare per separazione o divorzio; un aumento delle famiglie monogenitore o di quelle ricostituite, un aumento delle unioni di fatto e delle unioni miste. Ecco perché si può parlare di famiglie “plurali” (ovvero dell’esistenza di una molteplicità di modelli familiari), di famiglie “polverizzate” (caratterizzate dalla consistente riduzione del numero medio di componenti), di famiglie “liquide” (cementate da legami al di fuori del matrimonio). Il lavoro familiare che, per motivi istituzionali, culturali, valoriali che vengono tutti analizzati nel saggio, è nel nostro paese ancora troppo marcatamente a carico delle donne anche dopo un crack familiare, incide notevolmente sulla partecipazione delle stesse al mercato del lavoro, sulla continuità del lavoro femminile, sulla progressione di carriera delle donne, unitamente alla inadeguatezza del nostro welfare familiare che rientra nel modello mediterraneo (già all’ultimo posto in Europa per le risorse dedicate e con il rischio di diventare, a causa della crisi economica, sempre più residuale) ed alla debolezza delle politiche di conciliazione famiglia-lavoro. Il quadro è ancor più problematico se si considera che le famiglie sono state gravate di nuove funzioni, diventando essenziale fonte di sostegno dei giovani inoccupati o disoccupati e dei grandi anziani. La disgregazione familiare, con la crescita di nuclei monogenitoriali, dà oltretutto luogo a nuove povertà (soprattutto femminili), a cui bisogna rispondere con le classiche politiche sociali di sostegno al reddito e con l’empowerment delle donne sul mercato del lavoro da perseguirsi mediante politiche attive del lavoro, di parità e di pari opportunità. Infine una riforma del welfare in senso relazionale, sussidiario, societario, diretta a sostenere i beni relazionali della famiglia e politiche di conciliazione famiglia lavoro da realizzarsi a livello aziendale e territoriale, si rendono necessarie per rispondere a queste nuove emergenze economico-sociali. Sono queste le nuove politiche sociali di terza generazione ("politiche sociali relazionali"), che non devono sostituirsi alle precedenti, ma affiancarsi ed integrarsi in modo complementare all'impianto del Welfare State, sia a quello di promozione delle capacità che a quello più tradizionale di matrice assistenziale.

Politiche sociali relazionali per famiglie plurali e liquide

MONTESI, Cristina;
2012

Abstract

Nel saggio vengono analizzati, con il ricorso a dati di fonte Istat, i principali mutamenti demografici (declino delle nascite, crescita longevità, invecchiamento della popolazione, espansione dell’immigrazione), ma anche sociali (modificazioni delle strutture familiari connesse anche con i cambiamenti del mercato del lavoro) recentemente occorsi in Italia ed in Umbria, con un approfondimento relativo alle separazioni, divorzi, affidamento dei figli, condizioni reddituali dei nuclei monogenitoriali. Per quanto riguarda le famiglie si riscontra una forte diminuzione delle dimensioni; un ritardo della formazione dei nuclei familiari per matrimonio o unione di fatto; una diminuzione del numero dei figli ed un prolungamento della permanenza dei giovani nella famiglia di origine; un aumento dell’instabilità familiare per separazione o divorzio; un aumento delle famiglie monogenitore o di quelle ricostituite, un aumento delle unioni di fatto e delle unioni miste. Ecco perché si può parlare di famiglie “plurali” (ovvero dell’esistenza di una molteplicità di modelli familiari), di famiglie “polverizzate” (caratterizzate dalla consistente riduzione del numero medio di componenti), di famiglie “liquide” (cementate da legami al di fuori del matrimonio). Il lavoro familiare che, per motivi istituzionali, culturali, valoriali che vengono tutti analizzati nel saggio, è nel nostro paese ancora troppo marcatamente a carico delle donne anche dopo un crack familiare, incide notevolmente sulla partecipazione delle stesse al mercato del lavoro, sulla continuità del lavoro femminile, sulla progressione di carriera delle donne, unitamente alla inadeguatezza del nostro welfare familiare che rientra nel modello mediterraneo (già all’ultimo posto in Europa per le risorse dedicate e con il rischio di diventare, a causa della crisi economica, sempre più residuale) ed alla debolezza delle politiche di conciliazione famiglia-lavoro. Il quadro è ancor più problematico se si considera che le famiglie sono state gravate di nuove funzioni, diventando essenziale fonte di sostegno dei giovani inoccupati o disoccupati e dei grandi anziani. La disgregazione familiare, con la crescita di nuclei monogenitoriali, dà oltretutto luogo a nuove povertà (soprattutto femminili), a cui bisogna rispondere con le classiche politiche sociali di sostegno al reddito e con l’empowerment delle donne sul mercato del lavoro da perseguirsi mediante politiche attive del lavoro, di parità e di pari opportunità. Infine una riforma del welfare in senso relazionale, sussidiario, societario, diretta a sostenere i beni relazionali della famiglia e politiche di conciliazione famiglia lavoro da realizzarsi a livello aziendale e territoriale, si rendono necessarie per rispondere a queste nuove emergenze economico-sociali. Sono queste le nuove politiche sociali di terza generazione ("politiche sociali relazionali"), che non devono sostituirsi alle precedenti, ma affiancarsi ed integrarsi in modo complementare all'impianto del Welfare State, sia a quello di promozione delle capacità che a quello più tradizionale di matrice assistenziale.
2012
978-88-568-4586-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/519697
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