Le piante appartenenti al genere Lavandula sono generalmente considerate importanti sia per uso ornamentale che erboristico e medicinale. Sono diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, ma si trovano anche sulle coste atlantiche che beneficiano degli effetti della Corrente del Golfo. In Italia sono presenti quattro specie autoctone ed una specie coltivata (Lavandula dentata L.) d’origine medio orientale; tra le specie ad uso officinale, oltre alla L. dentata, si annovera la L.. angustifolia Miller o lavanda vera. La propagazione si realizza da talee ottenute prelevando ramoscelli lignificati dalle piante madri nell’estate avanzata, anche se l’attitudine rizogena delle specie appartenenti al genere Lavandula risulta abbastanza limitata (Dias et al., 2002). Alcune delle tecniche di coltura in vitro (micropropagazione) potrebbero essere impiegate per superare tali problematiche (Echeverrigaray et al., 2005), consentendo di conseguire produzioni di qualità (certezza genetica e sanitaria) e di disporre di strumenti innovativi per la conservazione e la diffusione di germoplasma (incapsulamento). In tal senso, infatti, il presente lavoro ha perseguito l’obiettivo di verificare la possibilità di micropropagare un genotipo di Lavandula angustifolia, autoctono della Regione Umbria, utilizzato per la rinaturalizzazione di alcune aree dell’Isola Polvese del lago Trasimeno (Perugia). La sperimentazione ha consentito, inoltre, di verificare la possibilità di applicare a questa specie la tecnologia dell’incapsulamento di propaguli unipolari (microtalee), in grado di coniugare alcuni vantaggi della moltiplicazione in vitro (elevata efficienza produttiva, omogeneità del materiale, rapidità del ciclo propagativo) con la facilità di manipolazione, la possibilità di stoccaggio e la semplificazione nel trasporto, tipiche dei semi gamici. Le capsule ottenute potrebbero, infatti, rappresentare un innovativo strumento da impiegare sia in campo scientifico che commerciale, nei laboratori di micropropagazione interessati a programmi di conservazione del germoplasma e allo scambio di materiale vegetale con cui ripristinare le colture in vitro (Micheli et al., 2003).
"Tecniche di coltura in vitro per la propagazione e la conservazione di lavandula angustifolia Miller". in: Colture artificiali di piante medicinali - produzione di metaboliti secondari nelle piante medicinali in coltura artificiale.
GARDI, Tiziano;MICHELI, Maurizio;PROSPERI, Francesco;SISANI, Giorgio;
2007
Abstract
Le piante appartenenti al genere Lavandula sono generalmente considerate importanti sia per uso ornamentale che erboristico e medicinale. Sono diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, ma si trovano anche sulle coste atlantiche che beneficiano degli effetti della Corrente del Golfo. In Italia sono presenti quattro specie autoctone ed una specie coltivata (Lavandula dentata L.) d’origine medio orientale; tra le specie ad uso officinale, oltre alla L. dentata, si annovera la L.. angustifolia Miller o lavanda vera. La propagazione si realizza da talee ottenute prelevando ramoscelli lignificati dalle piante madri nell’estate avanzata, anche se l’attitudine rizogena delle specie appartenenti al genere Lavandula risulta abbastanza limitata (Dias et al., 2002). Alcune delle tecniche di coltura in vitro (micropropagazione) potrebbero essere impiegate per superare tali problematiche (Echeverrigaray et al., 2005), consentendo di conseguire produzioni di qualità (certezza genetica e sanitaria) e di disporre di strumenti innovativi per la conservazione e la diffusione di germoplasma (incapsulamento). In tal senso, infatti, il presente lavoro ha perseguito l’obiettivo di verificare la possibilità di micropropagare un genotipo di Lavandula angustifolia, autoctono della Regione Umbria, utilizzato per la rinaturalizzazione di alcune aree dell’Isola Polvese del lago Trasimeno (Perugia). La sperimentazione ha consentito, inoltre, di verificare la possibilità di applicare a questa specie la tecnologia dell’incapsulamento di propaguli unipolari (microtalee), in grado di coniugare alcuni vantaggi della moltiplicazione in vitro (elevata efficienza produttiva, omogeneità del materiale, rapidità del ciclo propagativo) con la facilità di manipolazione, la possibilità di stoccaggio e la semplificazione nel trasporto, tipiche dei semi gamici. Le capsule ottenute potrebbero, infatti, rappresentare un innovativo strumento da impiegare sia in campo scientifico che commerciale, nei laboratori di micropropagazione interessati a programmi di conservazione del germoplasma e allo scambio di materiale vegetale con cui ripristinare le colture in vitro (Micheli et al., 2003).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.