Le due giornate di studio, celebrate all’abbazia di Montecorona il 18 e 19 giugno 2009, cui hanno partecipato studiosi di diverse università italiane, hanno rivelato quanto la pur consolidata e prestigiosa tradizione di studi sugli insediamenti benedettini in Umbria abbia lasciato nell’ombra la storia di questo insediamento, centrale per estensione dei possedimenti e per imponenza architettonica. Ciò, forse, a causa delle tante ‘identità’ effettivamente assunte o ad essa attribuite, quella romualdina, avellanita, cistercense, camaldolese-coronese, che possono aver favorito una serie di fraintendimenti. I principali risultati del convegno, relativamente al primo periodo di vita dell’abbazia, consistono in una più attenta analisi delle fonti che ha portato alla confutazione della tradizionale fondazione romualdina, ampiamente rimessa in discussione rispetto ad una più probabile origine benedettina legata a potenti famiglie locali (si vedano i saggi di Nicolangelo D’Acunto, Stefania Zucchini e Umberto Longo). L’approfondimento della fase cistercense (secc. XIII-XV) ha messo efficacemente in luce aspetti molteplici e significativi della vita dell’abbazia (Giovanna Casagrande), ed altrettanto puntuali sono stati i risultati degli studi sul periodo della commenda nel Quattrocento (Alberto Sartore), e sulla nascita della Congregazione degli Eremiti Coronesi ad opera del Giustiniani e sull’abbazia in età moderna (Chiara Coletti). Non minori sono i problemi posti dall’abbazia nella sua natura di monumento storico, la cui lettura sul piano architettonico e artistico ha riservato anch’essa alcune interessanti aperture: dallo studio del ciborio di età carolingia e di altri frammenti coevi (Donatella Scortecci); all’architettura, riletta nelle complesse fasi di ristrutturazione e ampliamento (Teresa Gigliozzi); agli interventi decorativi, tanto quelli di fine Duecento nel loro precoce dialogo con i cicli di Assisi e nel rapporto con la miniatura coeva (Mirko Santanicchia), che i successivi di età moderna, in ossequio alla Controriforma (Sara Borsi). I curatori Nicolangelo D’Acunto e Mirko Santanicchia

L’ABBAZIA DI SAN SALVATOREDI MONTE ACUTO - MONTECORONANEI SECOLI XI-XVIIIStoria e arteAtti del Convegno(Abbazia di San Salvatore di Montecorona,18-19 giugno 2009), a cura di N. D'Acunto, M. Santanicchia

SANTANICCHIA, Mirko
2011

Abstract

Le due giornate di studio, celebrate all’abbazia di Montecorona il 18 e 19 giugno 2009, cui hanno partecipato studiosi di diverse università italiane, hanno rivelato quanto la pur consolidata e prestigiosa tradizione di studi sugli insediamenti benedettini in Umbria abbia lasciato nell’ombra la storia di questo insediamento, centrale per estensione dei possedimenti e per imponenza architettonica. Ciò, forse, a causa delle tante ‘identità’ effettivamente assunte o ad essa attribuite, quella romualdina, avellanita, cistercense, camaldolese-coronese, che possono aver favorito una serie di fraintendimenti. I principali risultati del convegno, relativamente al primo periodo di vita dell’abbazia, consistono in una più attenta analisi delle fonti che ha portato alla confutazione della tradizionale fondazione romualdina, ampiamente rimessa in discussione rispetto ad una più probabile origine benedettina legata a potenti famiglie locali (si vedano i saggi di Nicolangelo D’Acunto, Stefania Zucchini e Umberto Longo). L’approfondimento della fase cistercense (secc. XIII-XV) ha messo efficacemente in luce aspetti molteplici e significativi della vita dell’abbazia (Giovanna Casagrande), ed altrettanto puntuali sono stati i risultati degli studi sul periodo della commenda nel Quattrocento (Alberto Sartore), e sulla nascita della Congregazione degli Eremiti Coronesi ad opera del Giustiniani e sull’abbazia in età moderna (Chiara Coletti). Non minori sono i problemi posti dall’abbazia nella sua natura di monumento storico, la cui lettura sul piano architettonico e artistico ha riservato anch’essa alcune interessanti aperture: dallo studio del ciborio di età carolingia e di altri frammenti coevi (Donatella Scortecci); all’architettura, riletta nelle complesse fasi di ristrutturazione e ampliamento (Teresa Gigliozzi); agli interventi decorativi, tanto quelli di fine Duecento nel loro precoce dialogo con i cicli di Assisi e nel rapporto con la miniatura coeva (Mirko Santanicchia), che i successivi di età moderna, in ossequio alla Controriforma (Sara Borsi). I curatori Nicolangelo D’Acunto e Mirko Santanicchia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/917296
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