La letteratura di argomento cosmografico prodotta nell’occidente latino tra Settimo e Ottavo secolo include due summae che, strettamente legate da relazione diretta (l’una è il modello, l’altra una sua rielaborazione), permettono un interessante confronto quanto a scopi e indirizzi culturali: il De natura rerum di Isidoro di Siviglia e il De natura rerum di Beda. L’elaborazione di una summa comporta nell’autore una domanda non solo sul contenuto disciplinare che si vuole trasmettere, e quindi una presa di posizione circa le fonti e il modo di porgerle ai destinatari, ma anche sull’adeguatezza dello strumento che si sta approntando rispetto all’orizzonte generale dell’educazione che si desidera impartire: il presente contributo vorrebbe fare emergere in Isidoro e Beda, secondo le rispettive peculiarità, tale tensione allo scopo. Il De natura rerum di Isidoro, oltre che come un manuale di cosmografia, si configura come una meditazione sull’economia della salvezza cristiana tratta dalla tradizione patristica, avvicinabile a un elementare catechismo. Quasi novello Lucrezio, mediante la conoscenza scientifica Isidoro svela al visigoto Sisebuto le causae rerum a fronte della superstitio e gli indica poi, oltrepassando la littera dei fenomeni mediante la lettura allegorica, una spiegazione più profonda e complessiva del mondo, quella della rivelazione biblica e cristiana: svolgendo così il suo compito di pastore a fianco di un sovrano che viene esortato a modellarsi sulla fisionomia del re-sapiente per eccellenza, Salomone. Nel De natura rerum di Beda lo scarto ideologico con l’opera isidoriana, che ne è la fonte principale, è dovuto innanzitutto alla totale eliminazione dell’allegorismo mistico dei fenomeni naturali. Prevale qui la stima per un’impostazione ‘ontologica’, di forte impronta agostiniana, come si evince dai due capitoli iniziali, sintesi della dottrina agostiniana sulla creazione, mediante la quale si dà ragione del valore e dello spessore del mondo. Il manuale di Beda costituisce un contributo specifico alla pedagogia monastica: la materia raccolta da Isidoro vi compare coinvolta in una nuova sintesi, alleggerita dal suo onnipresente assetto poetico e grammaticale e ridotta alla pura ossatura dei dati, corroborati con cospicui apporti da Plinio, che vengono esposti dopo aver indicato ai discenti la chiave di lettura - ontologica e teologica - di tutta la realtà.

Cosmografia e orizzonti educativi tra Settimo e Ottavo secolo: i De natura rerum di Isidoro e Beda.

DI PILLA, Alessandra
2012

Abstract

La letteratura di argomento cosmografico prodotta nell’occidente latino tra Settimo e Ottavo secolo include due summae che, strettamente legate da relazione diretta (l’una è il modello, l’altra una sua rielaborazione), permettono un interessante confronto quanto a scopi e indirizzi culturali: il De natura rerum di Isidoro di Siviglia e il De natura rerum di Beda. L’elaborazione di una summa comporta nell’autore una domanda non solo sul contenuto disciplinare che si vuole trasmettere, e quindi una presa di posizione circa le fonti e il modo di porgerle ai destinatari, ma anche sull’adeguatezza dello strumento che si sta approntando rispetto all’orizzonte generale dell’educazione che si desidera impartire: il presente contributo vorrebbe fare emergere in Isidoro e Beda, secondo le rispettive peculiarità, tale tensione allo scopo. Il De natura rerum di Isidoro, oltre che come un manuale di cosmografia, si configura come una meditazione sull’economia della salvezza cristiana tratta dalla tradizione patristica, avvicinabile a un elementare catechismo. Quasi novello Lucrezio, mediante la conoscenza scientifica Isidoro svela al visigoto Sisebuto le causae rerum a fronte della superstitio e gli indica poi, oltrepassando la littera dei fenomeni mediante la lettura allegorica, una spiegazione più profonda e complessiva del mondo, quella della rivelazione biblica e cristiana: svolgendo così il suo compito di pastore a fianco di un sovrano che viene esortato a modellarsi sulla fisionomia del re-sapiente per eccellenza, Salomone. Nel De natura rerum di Beda lo scarto ideologico con l’opera isidoriana, che ne è la fonte principale, è dovuto innanzitutto alla totale eliminazione dell’allegorismo mistico dei fenomeni naturali. Prevale qui la stima per un’impostazione ‘ontologica’, di forte impronta agostiniana, come si evince dai due capitoli iniziali, sintesi della dottrina agostiniana sulla creazione, mediante la quale si dà ragione del valore e dello spessore del mondo. Il manuale di Beda costituisce un contributo specifico alla pedagogia monastica: la materia raccolta da Isidoro vi compare coinvolta in una nuova sintesi, alleggerita dal suo onnipresente assetto poetico e grammaticale e ridotta alla pura ossatura dei dati, corroborati con cospicui apporti da Plinio, che vengono esposti dopo aver indicato ai discenti la chiave di lettura - ontologica e teologica - di tutta la realtà.
2012
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1037487
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact