Nel Centro Italia, la «Valle Umbra» (residuo sud-est del ramo Plio-pleistocenico del Bacino Tiberino) è una vasta depressione caratterizzata da un drenaggio difficile. Nel corso di tre millenni la tettonica e le variazioni climatiche, hanno determinato nella zona l’avvicendarsi di periodi di quasi totale sommersione con periodi di secca, durante i quali, prosciugandosi le acque, l’area era accessibile e sfruttabile da parte dell'uomo. Nel III° secolo a.C. documenti storici riportano la presenza di un enorme lago (Lacus Umber) che copre gran parte del fondovalle mentre, nei terreni circostanti, leggermente rialzati (terra di Mevania), è documentata la presenza di insediamenti etruschi e romani (a partire dal VII al III ° sec. a.C). In terra di Mevania, che oggi ospita la città di Bevagna, sono state recentemente ritrovate le rovine di un tempio romano in uso probabilmente, dal II°sec a.C al III° Sec d.C., in una zona paludosa, sommerse da circa 2 metri di suolo. Per lo studio dell’insediamento e per comprendere meglio le vicissitudini ecologico-ambientali che hanno caratterizzato il luogo, l’area è stata indagata parallelamente dal punto di vista pedologico e palinologico. Sulla parete di scavo, interna alla zona archeologica, sono stati ricavati 7 gradoni nel tentativo di identificare i diversi orizzonti di suolo, dal livello dei reperti fino alla superficie. In ogni gradone sono state prelevate 2 carote di terreno orizzontali distanziate di circa 15 cm per l’analisi palinologica. Un dato sorprendente è emerso dalla analisi dei campioni di terreno prelevati a 180-200 cm, in cui sono stati ritrovati pollini prolati, tri-colporati, con Asse Polare (P) di dimensioni 13,5<P<14,8 μm, presumibilmente ascrivibili al genere Castanea, accanto a pollini di Graminaceae di diametro >40 μm, indicatori della presenza di un insediamento e consistenti con le attività agricole. L’importanza di questo risultato si deve alla assoluta incompatibilità tra il genere Castanea e il tipo di suolo riscontrato, poco umifero e fortemente calcareo, nonché all’altitudine della zona di studio (190 m s.l.m.). Questo dato ha richiesto un supplemento di indagine. Altri campioni di suolo sono stati prelevati all’interno del sito e a circa 100 cm fuori del perimetro di scavo fino a 400 cm di profondità e hanno evidenziato la presenza costante di 2 sequa separati da uno strato di frammenti di laterizi e altro materiale antropico all’interno del sito e, al di fuori di esso, da materiale fluviale. Quest’ultimo ospita una falda risaliente che, indagata in maniera suppletiva, al di fuori della zona archeologica (12 trivellazioni con raggi di 50, 100 e 200 m aventi la zona archeologica come centro), ha messo in evidenza a circa 2 m di profondità, uno strato di 30-40 cm di spessore, contenente ciottoli arrotondati con diametri da 30 a 60 mm misti a materiale più fine. Sulla base di queste risultanze è stato ipotizzato il tracciato di un antico corso d’acqua che, scendendo dai rilievi circostanti (attuali località Trevi o di Spoleto) con una discreta energia, abbia attraversato la Valle Umbra in direzione nord-ovest, trasportando verosimilmente tra i detriti anche i pollini di genere Castanea di cui è ancora ricca l’area di origine del corso d’acqua.

LA CONCENTRAZIONE DEI POLLINI DI CASTANEA NELLE CAROTE DEL SITO ARCHEOLOGICO "AISILLO" (CENTRO ITALIA) FUNZIONALE ALLA RICOSTRUZIONE AMBIENTALE INTORNO AL III sec. a.C.

LECCESE, Angelo;PINNOLA, Ida Maria;TEDESCHINI, Emma
2012

Abstract

Nel Centro Italia, la «Valle Umbra» (residuo sud-est del ramo Plio-pleistocenico del Bacino Tiberino) è una vasta depressione caratterizzata da un drenaggio difficile. Nel corso di tre millenni la tettonica e le variazioni climatiche, hanno determinato nella zona l’avvicendarsi di periodi di quasi totale sommersione con periodi di secca, durante i quali, prosciugandosi le acque, l’area era accessibile e sfruttabile da parte dell'uomo. Nel III° secolo a.C. documenti storici riportano la presenza di un enorme lago (Lacus Umber) che copre gran parte del fondovalle mentre, nei terreni circostanti, leggermente rialzati (terra di Mevania), è documentata la presenza di insediamenti etruschi e romani (a partire dal VII al III ° sec. a.C). In terra di Mevania, che oggi ospita la città di Bevagna, sono state recentemente ritrovate le rovine di un tempio romano in uso probabilmente, dal II°sec a.C al III° Sec d.C., in una zona paludosa, sommerse da circa 2 metri di suolo. Per lo studio dell’insediamento e per comprendere meglio le vicissitudini ecologico-ambientali che hanno caratterizzato il luogo, l’area è stata indagata parallelamente dal punto di vista pedologico e palinologico. Sulla parete di scavo, interna alla zona archeologica, sono stati ricavati 7 gradoni nel tentativo di identificare i diversi orizzonti di suolo, dal livello dei reperti fino alla superficie. In ogni gradone sono state prelevate 2 carote di terreno orizzontali distanziate di circa 15 cm per l’analisi palinologica. Un dato sorprendente è emerso dalla analisi dei campioni di terreno prelevati a 180-200 cm, in cui sono stati ritrovati pollini prolati, tri-colporati, con Asse Polare (P) di dimensioni 13,540 μm, indicatori della presenza di un insediamento e consistenti con le attività agricole. L’importanza di questo risultato si deve alla assoluta incompatibilità tra il genere Castanea e il tipo di suolo riscontrato, poco umifero e fortemente calcareo, nonché all’altitudine della zona di studio (190 m s.l.m.). Questo dato ha richiesto un supplemento di indagine. Altri campioni di suolo sono stati prelevati all’interno del sito e a circa 100 cm fuori del perimetro di scavo fino a 400 cm di profondità e hanno evidenziato la presenza costante di 2 sequa separati da uno strato di frammenti di laterizi e altro materiale antropico all’interno del sito e, al di fuori di esso, da materiale fluviale. Quest’ultimo ospita una falda risaliente che, indagata in maniera suppletiva, al di fuori della zona archeologica (12 trivellazioni con raggi di 50, 100 e 200 m aventi la zona archeologica come centro), ha messo in evidenza a circa 2 m di profondità, uno strato di 30-40 cm di spessore, contenente ciottoli arrotondati con diametri da 30 a 60 mm misti a materiale più fine. Sulla base di queste risultanze è stato ipotizzato il tracciato di un antico corso d’acqua che, scendendo dai rilievi circostanti (attuali località Trevi o di Spoleto) con una discreta energia, abbia attraversato la Valle Umbra in direzione nord-ovest, trasportando verosimilmente tra i detriti anche i pollini di genere Castanea di cui è ancora ricca l’area di origine del corso d’acqua.
2012
9788855531665
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1066865
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