In Europa, dove Phragmites australis (Cav.) Steud. è considerata una specie nativa, i canneti sono estremamente importanti per la conservazione della biodiversità, in particolare nelle aree del Mediterraneo, dove l’equilibrio idrologico delle zone umide può essere molto fragile. Sebbene i canneti a P. australis non mostrino la più elevata diversità floristica se comparati con altre comunità vegetali, la presenza di macrofite aquatiche di grande taglia in acque poco profonde offre un ambiente specifico per molte altre componenti dell’ecosistema, dagli uccelli migratori agli insetti, ai pesci e a rare comunità planctoniche. La rapida scomparsa del canneto dunque potrebbe avere significative ripercussioni a breve termine anche sul contingente faunistico di un biotopo e di conseguenza comportare seri rischi anche dal punto di vista sociale, andando a interessare settori ricreativi (turismo naturalistico, bird-watching) ma anche economico-professionali legati in particolar modo alla pesca, coinvolgendo quindi le economie locali legate alle aree umide. La cannuccia di palude può essere considerata, inoltre, un buon bio-marker per il monitoraggio degli ecosistemi acquatici. Ė infatti una specie facilmente identificabile, sensibile ai cambiamenti ambientali (ad esempio temperatura, livello dell’acqua, salinità); tende ad essere dominante e a creare comunità povere di specie, costituendo spesso un elemento strutturale dell’ecosistema stesso. Per queste ragioni, i canneti a P. australis possono fornire importanti informazioni sull’intero ecosistema in cui si trovano e possono essere usati, come riferimento, per monitorare lo stato di conservazione degli ambienti umidi e i fattori che influenzano il loro declino. Nella presente ricerca è stato analizzato lo stato di salute delle popolazioni di Phragmites australis in diversi ecosistemi palustri di acqua dolce in Italia centrale (Lago di Chiusi, Lago Trasimeno e Palude di Colfiorito), al fine di rilevare eventuali sintomi di declino ed investigare ogni possibile correlazione con fattori ambientali. Sono stati presi in considerazione aspetti distributivi (cartografia della vegetazione), parametri macro-morfologici (quali le dimensioni dei culmi e l’habitus di accrescimento) e parametri cito-istologici (come la presenza di amido negli organi “di riserva”), questi ultimi in diverse fasi del ciclo vegetativo. I primi dati ottenuti dall’indagine isto-chimica confermano il turn over dell’amido durante l’anno, con un’elevata presenza della riserva, nei rizomi e nelle radici avventizie, alla fine dell’epoca vegetativa come pure una graduale mobilizzazione delle stesse riserve nella fase primaverile, in concomitanza con il germogliamento. Quest’ultimo fenomeno è risultato correlato all’epoca della “ripresa vegetativa” che risulta differente nei tre siti. I dati raccolti indicano un diverso grado di declino nei tre ambienti umidi considerati ma anche differenze tra siti dello stesso ecosistema probabilmente a causa di un diverso grado e regime di sommersione. Lo studio proposto aumenta le conoscenze riguardo i fenomeni di “die-back” nelle aree mediterranee e aiuta a sviluppare un modello per lo studio di tale fenomeno, che prenda in considerazione nuovi sintomi e nuovi parametri rispetto a quelli generalmente utilizzati nella letteratura di riferimento. Le ricerche condotte forniscono inoltre utili informazioni riguardo lo stato di salute di ecosistemi palustri, di grande importanza conservazionistica, e spesso interni a siti della rete Natura 2000.

Studio della regressione di Phragmites australis in Italia centrale, come indicatore dello stato di conservazione degli ecosistemi palustri

REALE, Lara;GIGANTE, Daniela;LANDUCCI, FLAVIA;FERRANTI, Francesco;VENANZONI, Roberto
2013

Abstract

In Europa, dove Phragmites australis (Cav.) Steud. è considerata una specie nativa, i canneti sono estremamente importanti per la conservazione della biodiversità, in particolare nelle aree del Mediterraneo, dove l’equilibrio idrologico delle zone umide può essere molto fragile. Sebbene i canneti a P. australis non mostrino la più elevata diversità floristica se comparati con altre comunità vegetali, la presenza di macrofite aquatiche di grande taglia in acque poco profonde offre un ambiente specifico per molte altre componenti dell’ecosistema, dagli uccelli migratori agli insetti, ai pesci e a rare comunità planctoniche. La rapida scomparsa del canneto dunque potrebbe avere significative ripercussioni a breve termine anche sul contingente faunistico di un biotopo e di conseguenza comportare seri rischi anche dal punto di vista sociale, andando a interessare settori ricreativi (turismo naturalistico, bird-watching) ma anche economico-professionali legati in particolar modo alla pesca, coinvolgendo quindi le economie locali legate alle aree umide. La cannuccia di palude può essere considerata, inoltre, un buon bio-marker per il monitoraggio degli ecosistemi acquatici. Ė infatti una specie facilmente identificabile, sensibile ai cambiamenti ambientali (ad esempio temperatura, livello dell’acqua, salinità); tende ad essere dominante e a creare comunità povere di specie, costituendo spesso un elemento strutturale dell’ecosistema stesso. Per queste ragioni, i canneti a P. australis possono fornire importanti informazioni sull’intero ecosistema in cui si trovano e possono essere usati, come riferimento, per monitorare lo stato di conservazione degli ambienti umidi e i fattori che influenzano il loro declino. Nella presente ricerca è stato analizzato lo stato di salute delle popolazioni di Phragmites australis in diversi ecosistemi palustri di acqua dolce in Italia centrale (Lago di Chiusi, Lago Trasimeno e Palude di Colfiorito), al fine di rilevare eventuali sintomi di declino ed investigare ogni possibile correlazione con fattori ambientali. Sono stati presi in considerazione aspetti distributivi (cartografia della vegetazione), parametri macro-morfologici (quali le dimensioni dei culmi e l’habitus di accrescimento) e parametri cito-istologici (come la presenza di amido negli organi “di riserva”), questi ultimi in diverse fasi del ciclo vegetativo. I primi dati ottenuti dall’indagine isto-chimica confermano il turn over dell’amido durante l’anno, con un’elevata presenza della riserva, nei rizomi e nelle radici avventizie, alla fine dell’epoca vegetativa come pure una graduale mobilizzazione delle stesse riserve nella fase primaverile, in concomitanza con il germogliamento. Quest’ultimo fenomeno è risultato correlato all’epoca della “ripresa vegetativa” che risulta differente nei tre siti. I dati raccolti indicano un diverso grado di declino nei tre ambienti umidi considerati ma anche differenze tra siti dello stesso ecosistema probabilmente a causa di un diverso grado e regime di sommersione. Lo studio proposto aumenta le conoscenze riguardo i fenomeni di “die-back” nelle aree mediterranee e aiuta a sviluppare un modello per lo studio di tale fenomeno, che prenda in considerazione nuovi sintomi e nuovi parametri rispetto a quelli generalmente utilizzati nella letteratura di riferimento. Le ricerche condotte forniscono inoltre utili informazioni riguardo lo stato di salute di ecosistemi palustri, di grande importanza conservazionistica, e spesso interni a siti della rete Natura 2000.
2013
9788885915077
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1145075
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