L’Italia, con oltre 7.000 taxa di piante vascolari ed almeno altrettanti non vascolari, rappresenta uno dei Paesi a più alta biodiversità in Europa. Per implementare le conoscenze sulla nostra flora ed avviare una strategia di conservazione della biodiversità vegetale a livello nazionale, il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e la Società Botanica Italiana (SBI), tra il 2012 e il 2013, hanno realizzato il progetto Nuove Liste Rosse della Flora d’Italia (1). Circa il 5,6% della flora italiana è stato valutato utilizzando i protocolli standard più recenti elaborati da IUCN, che, grazie a un impegno pluridecennale nella ricerca delle metodologie più adeguate, oggi rappresenta un punto di riferimento per il red list assessment dei taxa a livello globale. Il pool di specie valutato comprende in particolare specie inserite negli allegati della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e della Convenzione di Berna (policy species - PS) e altre specie d’interesse conservazionistico (non policy species - NPS), selezionate tra taxa endemici e tipici di ambienti più fragili (es. zone umide, habitat costieri). Sono state valutate per lo più piante vascolari, ma sono rappresentati anche briofite, licheni e funghi. Il criterio più utilizzato per l’assegnazione ad una delle categorie di rischio è stato il criterio geografico (criterio B), ritenuto il più adeguato e applicabile tra i criteri IUCN per l’assessment delle specie vegetali, in base a studi ed esperienze pregresse. In particolare, grande peso è stato attribuito all’utilizzo dell’area occupata dalla specie (AOO), la quale è stata stimata attraverso una griglia fissa standard (cella 2x2 km) in ambiente GIS. I dati sono pervenuti da più di 200 botanici italiani. La raccolta e il trattamento dei dati è stato coordinato da una Red List Authority e la correttezza tassonomica è stata vagliata da una Taxonomy Authority. La valutazione del rischio d’estinzione delle specie è stata resa definitiva attraverso il confronto con esperti e fornitori dei dati, durante appositi workshop nazionali. Dal progetto è emerso che il 65% delle piante vascolari valutate è minacciato (45% PS) e di queste il 5% è estinto (0,7% EX, 0,3% EW) o quantomeno si ritiene che sia altamente probabile che sia scomparso in natura (3,7% CR [PE], 0,3% CR [PW]). Considerando le specie endemiche italiane, va sottolineato che il 77% di esse ricade in una delle categorie di minaccia. Importante evidenziare come per il 6% delle piante vascolari non si disponga di dati sufficienti per la valutazione dello stato di conservazione, mentre tale situazione si è verificata anche per l’8% dei licheni, il 15% dei funghi e ben il 50% delle briofite. Le minacce più frequenti sono legate al cambio d’uso del suolo, determinato dallo sviluppo urbano e delle infrastrutture così come dalle mutazioni nelle tradizionali pratiche agro–silvo–pastorali, che vengono abbandonate o sostituite da forme altamente intensive. In alcuni casi invece, le specie sono minacciate da cambiamenti nel regime idrico e climatico, legati quindi alle dinamiche di riscaldamento globale in atto. Pertanto viene a delinearsi una situazione allarmante per la conservazione della flora italiana, in larga parte coincidente per altro con quella già monitorata nel 2011 da IUCN per l’UE (45% PS minacciate). I risultati qui riportati si basano su un nucleo ancora ridotto di specie, che si auspica venga incrementato fino a prendere in considerazione la totalità delle specie della flora italiana.

Nuove Liste Rosse della Flora Italiana

GIGANTE, Daniela;
2013

Abstract

L’Italia, con oltre 7.000 taxa di piante vascolari ed almeno altrettanti non vascolari, rappresenta uno dei Paesi a più alta biodiversità in Europa. Per implementare le conoscenze sulla nostra flora ed avviare una strategia di conservazione della biodiversità vegetale a livello nazionale, il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e la Società Botanica Italiana (SBI), tra il 2012 e il 2013, hanno realizzato il progetto Nuove Liste Rosse della Flora d’Italia (1). Circa il 5,6% della flora italiana è stato valutato utilizzando i protocolli standard più recenti elaborati da IUCN, che, grazie a un impegno pluridecennale nella ricerca delle metodologie più adeguate, oggi rappresenta un punto di riferimento per il red list assessment dei taxa a livello globale. Il pool di specie valutato comprende in particolare specie inserite negli allegati della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e della Convenzione di Berna (policy species - PS) e altre specie d’interesse conservazionistico (non policy species - NPS), selezionate tra taxa endemici e tipici di ambienti più fragili (es. zone umide, habitat costieri). Sono state valutate per lo più piante vascolari, ma sono rappresentati anche briofite, licheni e funghi. Il criterio più utilizzato per l’assegnazione ad una delle categorie di rischio è stato il criterio geografico (criterio B), ritenuto il più adeguato e applicabile tra i criteri IUCN per l’assessment delle specie vegetali, in base a studi ed esperienze pregresse. In particolare, grande peso è stato attribuito all’utilizzo dell’area occupata dalla specie (AOO), la quale è stata stimata attraverso una griglia fissa standard (cella 2x2 km) in ambiente GIS. I dati sono pervenuti da più di 200 botanici italiani. La raccolta e il trattamento dei dati è stato coordinato da una Red List Authority e la correttezza tassonomica è stata vagliata da una Taxonomy Authority. La valutazione del rischio d’estinzione delle specie è stata resa definitiva attraverso il confronto con esperti e fornitori dei dati, durante appositi workshop nazionali. Dal progetto è emerso che il 65% delle piante vascolari valutate è minacciato (45% PS) e di queste il 5% è estinto (0,7% EX, 0,3% EW) o quantomeno si ritiene che sia altamente probabile che sia scomparso in natura (3,7% CR [PE], 0,3% CR [PW]). Considerando le specie endemiche italiane, va sottolineato che il 77% di esse ricade in una delle categorie di minaccia. Importante evidenziare come per il 6% delle piante vascolari non si disponga di dati sufficienti per la valutazione dello stato di conservazione, mentre tale situazione si è verificata anche per l’8% dei licheni, il 15% dei funghi e ben il 50% delle briofite. Le minacce più frequenti sono legate al cambio d’uso del suolo, determinato dallo sviluppo urbano e delle infrastrutture così come dalle mutazioni nelle tradizionali pratiche agro–silvo–pastorali, che vengono abbandonate o sostituite da forme altamente intensive. In alcuni casi invece, le specie sono minacciate da cambiamenti nel regime idrico e climatico, legati quindi alle dinamiche di riscaldamento globale in atto. Pertanto viene a delinearsi una situazione allarmante per la conservazione della flora italiana, in larga parte coincidente per altro con quella già monitorata nel 2011 da IUCN per l’UE (45% PS minacciate). I risultati qui riportati si basano su un nucleo ancora ridotto di specie, che si auspica venga incrementato fino a prendere in considerazione la totalità delle specie della flora italiana.
2013
9788885915077
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1145076
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