L’emergere di comunità di nuova o antica origine rappresenta uno dei tratti caratteristici dell’attuale epoca globale; il “ritorno” della comunità è infatti addebitabile alla minaccia dei flussi delle economie transazionali, al bisogno identitario, alle derive dell’individualismo globale e, infine, alle dinamiche di esclusione che colpiscono chi è ai margini della società. Nell’epoca globale, però, la comunità assume tonalità differenti da quelle espresse nella pre-modernità: l’individuo non è più completamente circoscritto da una comunità che ne pre-determina l’identità; anzi, l’ampia libertà che si è dischiusa rende possibile l’appartenenza a più comunità, dalle quali è sempre possibile allontanarsi. Ciò non toglie che spesso può non essere facile abbandonare la comunità in cui ci si trova, in quanto essa può assumere forme sì liberali, solidali, inclusive, ma anche totalizzanti, minacciose, ed esclusive. Le comuni, i collettivi, le comunità elettive (subculturali e ideologiche) e, in misura minore, le comunità di luogo, appaiono, sotto questo aspetto, le più esposte ad assumere conformazioni illiberali e oppressive. Solo la promozione di un clima di tolleranza e rispetto reciproco, il contrasto all’eccesso di paura nei confronti dell’altro, il recupero degli aspetti positivi che caratterizzano le “possibilità di contaminazione” e lo sviluppo di lealtà stratificate possono favorire lo sviluppo delle comunità “solidali” e contrastare, al tempo stesso, il riprodursi di quelle “totalizzanti”.
Il ritorno della comunità
BARBIERI, GIOVANNI
2013
Abstract
L’emergere di comunità di nuova o antica origine rappresenta uno dei tratti caratteristici dell’attuale epoca globale; il “ritorno” della comunità è infatti addebitabile alla minaccia dei flussi delle economie transazionali, al bisogno identitario, alle derive dell’individualismo globale e, infine, alle dinamiche di esclusione che colpiscono chi è ai margini della società. Nell’epoca globale, però, la comunità assume tonalità differenti da quelle espresse nella pre-modernità: l’individuo non è più completamente circoscritto da una comunità che ne pre-determina l’identità; anzi, l’ampia libertà che si è dischiusa rende possibile l’appartenenza a più comunità, dalle quali è sempre possibile allontanarsi. Ciò non toglie che spesso può non essere facile abbandonare la comunità in cui ci si trova, in quanto essa può assumere forme sì liberali, solidali, inclusive, ma anche totalizzanti, minacciose, ed esclusive. Le comuni, i collettivi, le comunità elettive (subculturali e ideologiche) e, in misura minore, le comunità di luogo, appaiono, sotto questo aspetto, le più esposte ad assumere conformazioni illiberali e oppressive. Solo la promozione di un clima di tolleranza e rispetto reciproco, il contrasto all’eccesso di paura nei confronti dell’altro, il recupero degli aspetti positivi che caratterizzano le “possibilità di contaminazione” e lo sviluppo di lealtà stratificate possono favorire lo sviluppo delle comunità “solidali” e contrastare, al tempo stesso, il riprodursi di quelle “totalizzanti”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.