INTRODUZIONE ancoraggio scheletrico in ortodonzia nasce per dare risposte all’ortodontista che da sempre mette non pochi sforzi nel cercare di controllare o meglio annullare quelle forze indesiderate che si sviluppano durante il trattamento ortodontico. I classici sistemi di ancoraggio ortodontico sfruttano quella che in gergo viene definita la legge del “pochi denti contro molti”; ma tale legge non è sempre attuabile clinicamente sia a causa della parziale edentulia, ad esempio nei pazienti adulti, sia a causa della necessità di compiere movimenti particolari del dente, la cui risultante di forze non può essere equilibrata da nessuna biomeccanica con ancoraggio esclusivamente dentale e conseguentemente esita in un movimento ortodontico indesiderato e non controllato. Altra frequente problematica, alla quale l’ancoraggio scheletrico ha posto rimedio, è la mancanza di collaborazione da parte del paziente ortodontico. Le prime sperimentazioni sull’uso di viti chirurgiche per ottenere un ancoraggio scheletrico risalgono alla seconda metà del secolo scorso, ma è a partire dei primi anni del 2000 che la tecnologia e la scienza sono riuscite a fornire un sistema efficace e sicuro: i dispositivi per ancoraggio temporaneo TADs (Temporary Anchorage Device). Con questo termine si intendono tutti quei dispositivi metallici impiantabili temporaneamente nell’osso al fine di ottenere un ancoraggio ortodontico. Sono sinonimi di uso comune i termini “minivite”, “mini impianto”, “miniscrew” eccetera. L’aggettivo “temporaneo” sottolinea come tali dispositivi non vanno a creare osteointegrazione con i tessuti dell’ospite. L’industria offre, attualmente, una serie di prodotti, ciascuno con specifiche caratteristiche. In questa breve dissertazione, ci occuperemo di trattare in generale le caratteristiche fondamentali delle miniviti per ancoraggio scheletrico, senza fare riferimento ad alcuna marca, rimandando chiaramente al clinico la scelta del prodotto specifico in base alle proprie esigenze.
Viti a diametro ridotto: caratteristiche e indicazioni d’uso
NEGRI, Paolo;
2013
Abstract
INTRODUZIONE ancoraggio scheletrico in ortodonzia nasce per dare risposte all’ortodontista che da sempre mette non pochi sforzi nel cercare di controllare o meglio annullare quelle forze indesiderate che si sviluppano durante il trattamento ortodontico. I classici sistemi di ancoraggio ortodontico sfruttano quella che in gergo viene definita la legge del “pochi denti contro molti”; ma tale legge non è sempre attuabile clinicamente sia a causa della parziale edentulia, ad esempio nei pazienti adulti, sia a causa della necessità di compiere movimenti particolari del dente, la cui risultante di forze non può essere equilibrata da nessuna biomeccanica con ancoraggio esclusivamente dentale e conseguentemente esita in un movimento ortodontico indesiderato e non controllato. Altra frequente problematica, alla quale l’ancoraggio scheletrico ha posto rimedio, è la mancanza di collaborazione da parte del paziente ortodontico. Le prime sperimentazioni sull’uso di viti chirurgiche per ottenere un ancoraggio scheletrico risalgono alla seconda metà del secolo scorso, ma è a partire dei primi anni del 2000 che la tecnologia e la scienza sono riuscite a fornire un sistema efficace e sicuro: i dispositivi per ancoraggio temporaneo TADs (Temporary Anchorage Device). Con questo termine si intendono tutti quei dispositivi metallici impiantabili temporaneamente nell’osso al fine di ottenere un ancoraggio ortodontico. Sono sinonimi di uso comune i termini “minivite”, “mini impianto”, “miniscrew” eccetera. L’aggettivo “temporaneo” sottolinea come tali dispositivi non vanno a creare osteointegrazione con i tessuti dell’ospite. L’industria offre, attualmente, una serie di prodotti, ciascuno con specifiche caratteristiche. In questa breve dissertazione, ci occuperemo di trattare in generale le caratteristiche fondamentali delle miniviti per ancoraggio scheletrico, senza fare riferimento ad alcuna marca, rimandando chiaramente al clinico la scelta del prodotto specifico in base alle proprie esigenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.