Come è noto, la domanda di materiale di propagazione di qualità nel settore olivicolo è aumentata nel corso dell’ultimo decennio in maniera rilevante, soprattutto grazie alla maggiore diffusione di questa coltura a livello internazionale. Per soddisfare le esigenze di mercato, la micropropagazione potrebbe rappresentare anche per l’olivo un efficace strumento operativo al servizio dei vivaisti, come avviene ormai abitualmente per altre specie legnose. Tuttavia alcuni limiti metodologici, quali la bassa produttività o l’incidenza dei costi di alcune componenti nutritive (fitoregolatori), ne sembrano ancora limitare le potenzialità applicative, condizionate fortemente anche dalla necessità di dover mettere a punto protocolli diversificati in grado di soddisfare le specifiche esigenze di una ampia base genetica (Mendoza-de Gyves et al., 2008). In tal senso, l’obiettivo del nostro lavoro è stato quello di valutare l’effetto di alcuni semplici accorgimenti procedurali sulla proliferazione in vitro di una delle cultivar di olivo maggiormente diffuse (‘Moraiolo’). Sono stati studiati il posizionamento degli espianti rispetto alla superficie del terreno di coltura (Prova 1) e il ricorso a differenti tipologie di espianti iniziali (Prova 2). In particolare, nel primo esperimento porzioni uninodali vitro-derivate di olivo sono state posizionate su OMM (Mencuccini et al., 1997), arricchito di zeatina, sia nella classica posizione verticale con la base immersa nel substrato agarizzato, che leggermente affondate in orizzontale nel terreno nutritivo, assicurandone il completo contatto con l’asse dell’espianto. Al termine di tre subcolture successive, a parità di condizioni nutritive, l’impiego di espianti orientati in orizzontale, in combinazione con l’impiego di dosi più contenute di zeatina, ha consentito di conseguire un coefficiente di moltiplicazione significativamente maggiore e tendenzialmente più costante. Nel secondo esperimento si è fatto ricorso ad una tipologia di espianto (binodale) più vicina a quella impiegata dagli operatori dei laboratori commerciali, che generalmente ricorrono a tagli grossolani delle masse proliferate allo scopo di ridurre i tempi di manipolazione del materiale vegetale. Nelle medesime condizioni di coltura, è emerso come gli espianti binodali posti in orizzontale sul substrato nutritivo abbiano mediamente sviluppato germogli molto vigorosi e qualitativamente più idonei per la fase di radicazione. In sintesi, le indicazioni emerse dalla sperimentazione sembrano utili ad ampliare le conoscenze sulla coltura in vitro dell’olivo, al fine di rendere la micropropagazione di questa specie conveniente anche in termini economici rispetto a tecniche di moltiplicazione tradizionali.
Effetto di alcune soluzioni metodologiche sulla moltiplicazione in vitro di olivo
MICHELI, Maurizio
;GARDI, Tiziano;FARINELLI, Daniela
2014
Abstract
Come è noto, la domanda di materiale di propagazione di qualità nel settore olivicolo è aumentata nel corso dell’ultimo decennio in maniera rilevante, soprattutto grazie alla maggiore diffusione di questa coltura a livello internazionale. Per soddisfare le esigenze di mercato, la micropropagazione potrebbe rappresentare anche per l’olivo un efficace strumento operativo al servizio dei vivaisti, come avviene ormai abitualmente per altre specie legnose. Tuttavia alcuni limiti metodologici, quali la bassa produttività o l’incidenza dei costi di alcune componenti nutritive (fitoregolatori), ne sembrano ancora limitare le potenzialità applicative, condizionate fortemente anche dalla necessità di dover mettere a punto protocolli diversificati in grado di soddisfare le specifiche esigenze di una ampia base genetica (Mendoza-de Gyves et al., 2008). In tal senso, l’obiettivo del nostro lavoro è stato quello di valutare l’effetto di alcuni semplici accorgimenti procedurali sulla proliferazione in vitro di una delle cultivar di olivo maggiormente diffuse (‘Moraiolo’). Sono stati studiati il posizionamento degli espianti rispetto alla superficie del terreno di coltura (Prova 1) e il ricorso a differenti tipologie di espianti iniziali (Prova 2). In particolare, nel primo esperimento porzioni uninodali vitro-derivate di olivo sono state posizionate su OMM (Mencuccini et al., 1997), arricchito di zeatina, sia nella classica posizione verticale con la base immersa nel substrato agarizzato, che leggermente affondate in orizzontale nel terreno nutritivo, assicurandone il completo contatto con l’asse dell’espianto. Al termine di tre subcolture successive, a parità di condizioni nutritive, l’impiego di espianti orientati in orizzontale, in combinazione con l’impiego di dosi più contenute di zeatina, ha consentito di conseguire un coefficiente di moltiplicazione significativamente maggiore e tendenzialmente più costante. Nel secondo esperimento si è fatto ricorso ad una tipologia di espianto (binodale) più vicina a quella impiegata dagli operatori dei laboratori commerciali, che generalmente ricorrono a tagli grossolani delle masse proliferate allo scopo di ridurre i tempi di manipolazione del materiale vegetale. Nelle medesime condizioni di coltura, è emerso come gli espianti binodali posti in orizzontale sul substrato nutritivo abbiano mediamente sviluppato germogli molto vigorosi e qualitativamente più idonei per la fase di radicazione. In sintesi, le indicazioni emerse dalla sperimentazione sembrano utili ad ampliare le conoscenze sulla coltura in vitro dell’olivo, al fine di rendere la micropropagazione di questa specie conveniente anche in termini economici rispetto a tecniche di moltiplicazione tradizionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


