L’articolo vuole investigare la città secondo la chiave interpretativa dei beni comuni e dei beni relazionali, due categorie di beni individuate dalla scienza economica, che si influenzano vicendevolmente nell’habitat urbano, che è comunque costituito anche da beni pubblici, privati e di club. La città non è infatti solo un insieme di spazi e di strutture comuni (non escludibili, ma rivali nell’accesso), ma è anche un insieme di relazioni sociali improntate al principio di reciprocità (simmetrica o generalizzata), da cui dipende l’inverarsi o meno della “tragedia dei beni comuni”. D’altro canto la quantità e la qualità di spazi e di strutture comuni disponibili in una città condizionano il grado di coesione sociale esistente in essa. A questo proposito l’articolo fa riferimento alla città medievale, molto diffusa in Italia, come felice esempio di proliferazione di spazi comuni dove i beni relazionali, oltre a garantire la coesistenza pacifica tra persone, hanno fertilizzato l’economia. La città moderna, con le sue varie metamorfosi in corso, è invece la testimonianza di erosione progressiva dei beni comuni presenti in essa attraverso processi di privatizzazione e di distruzione del capitale sociale da parte dell’economia. Esempio di questo duplice tendenza (distruzione di beni comuni e di capitale sociale) è la proliferazione dei “non luoghi” (Augè, 2009) che però non vanno combattuti con la semplice preservazione dei “luoghi”, cristallizzandoli nella loro immutabilità. I processi di trasformazione urbana non vanno esorcizzati, ma vanno governati in modo democratico e condiviso, attraverso nuove prassi di pianificazione che salvaguardino i beni comuni ed i beni relazionali ed il loro intreccio virtuoso.
"Luoghi o non luoghi"? Città, relazioni sociali e risvolti economici
MONTESI, Cristina
2013
Abstract
L’articolo vuole investigare la città secondo la chiave interpretativa dei beni comuni e dei beni relazionali, due categorie di beni individuate dalla scienza economica, che si influenzano vicendevolmente nell’habitat urbano, che è comunque costituito anche da beni pubblici, privati e di club. La città non è infatti solo un insieme di spazi e di strutture comuni (non escludibili, ma rivali nell’accesso), ma è anche un insieme di relazioni sociali improntate al principio di reciprocità (simmetrica o generalizzata), da cui dipende l’inverarsi o meno della “tragedia dei beni comuni”. D’altro canto la quantità e la qualità di spazi e di strutture comuni disponibili in una città condizionano il grado di coesione sociale esistente in essa. A questo proposito l’articolo fa riferimento alla città medievale, molto diffusa in Italia, come felice esempio di proliferazione di spazi comuni dove i beni relazionali, oltre a garantire la coesistenza pacifica tra persone, hanno fertilizzato l’economia. La città moderna, con le sue varie metamorfosi in corso, è invece la testimonianza di erosione progressiva dei beni comuni presenti in essa attraverso processi di privatizzazione e di distruzione del capitale sociale da parte dell’economia. Esempio di questo duplice tendenza (distruzione di beni comuni e di capitale sociale) è la proliferazione dei “non luoghi” (Augè, 2009) che però non vanno combattuti con la semplice preservazione dei “luoghi”, cristallizzandoli nella loro immutabilità. I processi di trasformazione urbana non vanno esorcizzati, ma vanno governati in modo democratico e condiviso, attraverso nuove prassi di pianificazione che salvaguardino i beni comuni ed i beni relazionali ed il loro intreccio virtuoso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.