Il presente studio si concentra sulle performances economico-finanziarie, sulle caratteristiche di governance e sul grado d’internazionalizzazione delle Medie Imprese del Quarto Capitalismo in Umbria (MIQC). In accordo con la definizione MedioBanca-UnionCamere, tali imprese hanno un numero di addetti compresi tra 50 e 499, un giro d’affari che va da 15 a 330 milioni di euro, possono appartenere a gruppi, ma non devono essere affiliate a grandi imprese (addetti oltre i 499) o controllate da imprese estere. Queste unità produttive di dimensione intermedia, particolarmente presenti nel Nord-Est ed in Lombardia, si caratterizzano da un lato per struttura organizzativa e dimensioni sufficienti ad intraprendere un’adeguata innovazione di prodotto e a penetrare i mercati esteri, dall’altro lato si distinguono per rimanere abbastanza piccole da essere snelle e flessibili, in modo da ridurre i fabbisogni finanziari ed evitare eccessivi costi di coordinamento interni. L’Umbria pur presentando una buona densità di MIQC, tale da vedersi collocata al sesto posto nella graduatoria delle regioni Italiane (dopo le 4 regioni del Nord-Est e la Lombardia), non beneficia di tutti i vantaggi di cui godono le altre regioni citate sopra, che possono vantare un’alta presenza di queste imprese. I principali punti di debolezza delle MIQC umbre risiedono in un minor collegamento con le altre imprese regionali per quanto riguarda le reti di fornitura e sub-fornitura, nella bassa propensione all’export ed in un conseguente maggiore orientamento verso i mercati nazionali. Quest’ultimo carattere contribuisce a determinare un comportamento anticiclico, che tali imprese hanno mostrato nei primi anni di crisi e fino al 2011, vale a dire che quando tutte le altre MIQC hanno subìto un duro colpo, provocato dal crollo delle esportazioni, le unità umbre hanno “tenuto”. Tuttavia questo lascia anche facilmente prevedere che tali MIQC umbre stiano soffrendo particolarmente in questa fase, dove il fatturato dell’export ha ricominciato a crescere, mentre la domanda nazionale ha subito un vero e proprio crollo. Si conclude osservando che bisognerà enfatizzare un punto di forza non trascurabile delle MIQC rispetto alle altre imprese in Umbria, tale punto a favore consiste nella maggiore capacità di presidiare i mercati finali al consumo attraverso la vendita di una maggiore quota di prodotti a marchio proprio. Partendo da questo vantaggio si dovrebbe lavorare su due fronti opposti: da un lato migliorare il collegamento con le reti di fornitura e sub-fornitura regionali, dall’altro lato aumentare il grado di penetrazione dei mercati esteri.

La dimensione internazionale delle imprese. Le medie imprese del quarto capitalismo

CASTELLANI, Davide;POMPEI, Fabrizio
2013

Abstract

Il presente studio si concentra sulle performances economico-finanziarie, sulle caratteristiche di governance e sul grado d’internazionalizzazione delle Medie Imprese del Quarto Capitalismo in Umbria (MIQC). In accordo con la definizione MedioBanca-UnionCamere, tali imprese hanno un numero di addetti compresi tra 50 e 499, un giro d’affari che va da 15 a 330 milioni di euro, possono appartenere a gruppi, ma non devono essere affiliate a grandi imprese (addetti oltre i 499) o controllate da imprese estere. Queste unità produttive di dimensione intermedia, particolarmente presenti nel Nord-Est ed in Lombardia, si caratterizzano da un lato per struttura organizzativa e dimensioni sufficienti ad intraprendere un’adeguata innovazione di prodotto e a penetrare i mercati esteri, dall’altro lato si distinguono per rimanere abbastanza piccole da essere snelle e flessibili, in modo da ridurre i fabbisogni finanziari ed evitare eccessivi costi di coordinamento interni. L’Umbria pur presentando una buona densità di MIQC, tale da vedersi collocata al sesto posto nella graduatoria delle regioni Italiane (dopo le 4 regioni del Nord-Est e la Lombardia), non beneficia di tutti i vantaggi di cui godono le altre regioni citate sopra, che possono vantare un’alta presenza di queste imprese. I principali punti di debolezza delle MIQC umbre risiedono in un minor collegamento con le altre imprese regionali per quanto riguarda le reti di fornitura e sub-fornitura, nella bassa propensione all’export ed in un conseguente maggiore orientamento verso i mercati nazionali. Quest’ultimo carattere contribuisce a determinare un comportamento anticiclico, che tali imprese hanno mostrato nei primi anni di crisi e fino al 2011, vale a dire che quando tutte le altre MIQC hanno subìto un duro colpo, provocato dal crollo delle esportazioni, le unità umbre hanno “tenuto”. Tuttavia questo lascia anche facilmente prevedere che tali MIQC umbre stiano soffrendo particolarmente in questa fase, dove il fatturato dell’export ha ricominciato a crescere, mentre la domanda nazionale ha subito un vero e proprio crollo. Si conclude osservando che bisognerà enfatizzare un punto di forza non trascurabile delle MIQC rispetto alle altre imprese in Umbria, tale punto a favore consiste nella maggiore capacità di presidiare i mercati finali al consumo attraverso la vendita di una maggiore quota di prodotti a marchio proprio. Partendo da questo vantaggio si dovrebbe lavorare su due fronti opposti: da un lato migliorare il collegamento con le reti di fornitura e sub-fornitura regionali, dall’altro lato aumentare il grado di penetrazione dei mercati esteri.
2013
978-88-97448-06-8
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1344363
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact