Nel contesto della politica di autarchia imposta in Italia dal fascismo nel 1936 cominciarono a funzionare gli ammassi granari collettivi obbligatori. Da questo momento gli agricoltori avevano l’obbligo di consegnare il frumento ai consorzi agrari incaricati di procedere alla commercializzazione della merce. Ai privati venne vietato di raccogliere e di vendere frumento per conto proprio. La misura tendente a disciplinare il settore dei cereali si ricollega alle misure adottate negli anni della prima guerra mondiale quando fu imposto un meccanismo centralizzato di controllo sui prezzi e sui canali distribuiti del frumento. Successivamente la concorrenza internazionale e la crisi del ’29 diedero nuovo slancio alle richieste di creare in Italia dei centri di ammasso per il grano, che consentissero ai produttori di compiere un effettivo controllo della vendita della merce. Se nei primi anni gli ammassi avevano un carattere volontario, dopo il 1936 divennero obbligatori. In questo modo il settore cerealicolo rimase subordinato alla politica economica del regime. Tra le principali conseguenze della creazione degli ammassi va annoverata la costruzione di una moderna rete nazionale di silos. Gli ammassi rimassero in funzione durante il periodo bellico e pure anche dopo con il nome di "granai del popolo". Nell’immediato secondo dopoguerra il sistema di raccolta obbligatoria del grano alimentò delle forti tensioni politiche e fu una delle principali cause di un dilagante mercato nero ma dinanzi all’emergenza alimentare, il sistema degli ammassi appariva l’unico in grado di garantire il rifornimento dei mercati. Soltanto dopo il 1950 gli ammassi ritornarono ad essere volontari. Il saggio vuole analizzare l’insieme di elementi che tra la fase liberale e quella della prima repubblica spiegano il progressivo orientamento dei gruppi dirigenti nazionali verso la creazione di un meccanismo che oltre a ridurre la libera concorrenza nel settore del grano rafforzava le posizioni delle grandi aziende. Il fascismo non fece altro che istituzionalizzare delle tendenze protezionistiche molto radicate in ampi settori del capitalismo agrario italiano. Impostazione che rimasse dopo il 1945 costituendo un chiaro esempio di orientamento economico che dal fasciamo passò alla Repubblica senza subire variazioni di rilievo.

Rastrellare il grano”. Gli ammassi obbligatori in Italia dal fascismo al dopoguerra

VAQUERO PINEIRO, Manuel
2015

Abstract

Nel contesto della politica di autarchia imposta in Italia dal fascismo nel 1936 cominciarono a funzionare gli ammassi granari collettivi obbligatori. Da questo momento gli agricoltori avevano l’obbligo di consegnare il frumento ai consorzi agrari incaricati di procedere alla commercializzazione della merce. Ai privati venne vietato di raccogliere e di vendere frumento per conto proprio. La misura tendente a disciplinare il settore dei cereali si ricollega alle misure adottate negli anni della prima guerra mondiale quando fu imposto un meccanismo centralizzato di controllo sui prezzi e sui canali distribuiti del frumento. Successivamente la concorrenza internazionale e la crisi del ’29 diedero nuovo slancio alle richieste di creare in Italia dei centri di ammasso per il grano, che consentissero ai produttori di compiere un effettivo controllo della vendita della merce. Se nei primi anni gli ammassi avevano un carattere volontario, dopo il 1936 divennero obbligatori. In questo modo il settore cerealicolo rimase subordinato alla politica economica del regime. Tra le principali conseguenze della creazione degli ammassi va annoverata la costruzione di una moderna rete nazionale di silos. Gli ammassi rimassero in funzione durante il periodo bellico e pure anche dopo con il nome di "granai del popolo". Nell’immediato secondo dopoguerra il sistema di raccolta obbligatoria del grano alimentò delle forti tensioni politiche e fu una delle principali cause di un dilagante mercato nero ma dinanzi all’emergenza alimentare, il sistema degli ammassi appariva l’unico in grado di garantire il rifornimento dei mercati. Soltanto dopo il 1950 gli ammassi ritornarono ad essere volontari. Il saggio vuole analizzare l’insieme di elementi che tra la fase liberale e quella della prima repubblica spiegano il progressivo orientamento dei gruppi dirigenti nazionali verso la creazione di un meccanismo che oltre a ridurre la libera concorrenza nel settore del grano rafforzava le posizioni delle grandi aziende. Il fascismo non fece altro che istituzionalizzare delle tendenze protezionistiche molto radicate in ampi settori del capitalismo agrario italiano. Impostazione che rimasse dopo il 1945 costituendo un chiaro esempio di orientamento economico che dal fasciamo passò alla Repubblica senza subire variazioni di rilievo.
2015
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1366315
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