Anche se la sua narrativa è profondamente legata a Roma e all’Italia, difficilmente è possibile capire l’opera di Alberto Moravia (1907-1990) senza considerare la sua straordinaria esperienza di viaggiatore nel mondo. In particolare, nessun altro scrittore italiano ed europeo della sua generazione ebbe un legame tanto stretto con l’Africa, dove tornò quasi ogni anno dal 1963 fino alla fine degli anni 80 e a cui dedicò tre libri. «Fu la rivelazione della terra in cui avrei dovuto andare prima: invece ci sono andato molto tardi nella vita. Avevo ormai cinquant'anni. Avrei dovuto andarci venti, trent'anni prima. Non l'ho fatto, non so perché. Lo rimpiango. Per me l'Africa è la cosa più bella che esista al mondo». L’intervento ricostruisce approfonditamente le ragioni e le tappe che condussero lo scrittore in Africa, lo segue nei suoi viaggi di europeo che si spinge verso il cuore dell’Africa, sulle orme talora di altri scrittori africanisti (Conrad, Rimbaud, Gide, Hemingway, Céline), ma sempre spinto da un suo personale interrogativo, fino a una sua peculiare “scoperta”, che in fondo riguarda se stesso. Lo scrittore che ha lasciato Roma e si è messo in movimento, torna trasformato dall’incontro con un continente che è l’altra dimensione dell’Europa. La sua stessa opera narrativa, negli ultimi romanzi, si apre eccezionalmente all’Africa.

Moravia in Africa

Casini, Simone
2016

Abstract

Anche se la sua narrativa è profondamente legata a Roma e all’Italia, difficilmente è possibile capire l’opera di Alberto Moravia (1907-1990) senza considerare la sua straordinaria esperienza di viaggiatore nel mondo. In particolare, nessun altro scrittore italiano ed europeo della sua generazione ebbe un legame tanto stretto con l’Africa, dove tornò quasi ogni anno dal 1963 fino alla fine degli anni 80 e a cui dedicò tre libri. «Fu la rivelazione della terra in cui avrei dovuto andare prima: invece ci sono andato molto tardi nella vita. Avevo ormai cinquant'anni. Avrei dovuto andarci venti, trent'anni prima. Non l'ho fatto, non so perché. Lo rimpiango. Per me l'Africa è la cosa più bella che esista al mondo». L’intervento ricostruisce approfonditamente le ragioni e le tappe che condussero lo scrittore in Africa, lo segue nei suoi viaggi di europeo che si spinge verso il cuore dell’Africa, sulle orme talora di altri scrittori africanisti (Conrad, Rimbaud, Gide, Hemingway, Céline), ma sempre spinto da un suo personale interrogativo, fino a una sua peculiare “scoperta”, che in fondo riguarda se stesso. Lo scrittore che ha lasciato Roma e si è messo in movimento, torna trasformato dall’incontro con un continente che è l’altra dimensione dell’Europa. La sua stessa opera narrativa, negli ultimi romanzi, si apre eccezionalmente all’Africa.
2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1392227
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