Questo saggio è ad un tempo un'introduzione e una proposta. Presenta gli atti del convegno "Transizione paradigmatica e incertezza", tenutosi a Narni nel novembre 2015, e ne discute e articola la base teorica. Sia il saggio che il convegno mirano a mostrare la forza euristica di un paradigma inclusivo e quanto ve ne sia bisogno nell'attuale fase di transizione paradigmatica. La cultura occidentale è troppo concentrata sui contenuti del sapere - contenuti strumentali, vendibili - e non presta alcuna attenzione al sapere stesso: alle sue dinamiche, ai suoi difetti, ai suoi limiti. Da ciò una cecità selettiva, una propensione alla logica divisiva e all'accento unidimensionale sul razionalismo, caratteristiche che scaturiscono dalle profondità simboliche e immaginali dell'umanità che il paradigma attuale insiste a negare. Una nuova prospettiva dovrebbe invece bilanciare gli elementi che formano la complessità umana e mettere a punto una nuova competenza a "dar senso", risorsa cruciale per affrontare il senso di disillusione e incertezza che minaccia di sopraffare le società occidentali. Già ora questo clima emotivo alimenta la formazione di movimenti politici inquietanti e orienta legislazioni e misure internazionali che vanno in direzione di un recupero acritico e nostalgico dello stato-nazione, ormai sempre meno in grado di intervenire con efficacia nelle nuove condizioni globali. La novità dei contesti e delle sfide richiede senz'altro misure innovative che prendano in seria considerazione il versante immaginale dell'agire e la complessità polidimensionale dell'essere umano.
Transizione paradigmatica e incertezza. Un’introduzione
D'ANDREA, Fabio
2016
Abstract
Questo saggio è ad un tempo un'introduzione e una proposta. Presenta gli atti del convegno "Transizione paradigmatica e incertezza", tenutosi a Narni nel novembre 2015, e ne discute e articola la base teorica. Sia il saggio che il convegno mirano a mostrare la forza euristica di un paradigma inclusivo e quanto ve ne sia bisogno nell'attuale fase di transizione paradigmatica. La cultura occidentale è troppo concentrata sui contenuti del sapere - contenuti strumentali, vendibili - e non presta alcuna attenzione al sapere stesso: alle sue dinamiche, ai suoi difetti, ai suoi limiti. Da ciò una cecità selettiva, una propensione alla logica divisiva e all'accento unidimensionale sul razionalismo, caratteristiche che scaturiscono dalle profondità simboliche e immaginali dell'umanità che il paradigma attuale insiste a negare. Una nuova prospettiva dovrebbe invece bilanciare gli elementi che formano la complessità umana e mettere a punto una nuova competenza a "dar senso", risorsa cruciale per affrontare il senso di disillusione e incertezza che minaccia di sopraffare le società occidentali. Già ora questo clima emotivo alimenta la formazione di movimenti politici inquietanti e orienta legislazioni e misure internazionali che vanno in direzione di un recupero acritico e nostalgico dello stato-nazione, ormai sempre meno in grado di intervenire con efficacia nelle nuove condizioni globali. La novità dei contesti e delle sfide richiede senz'altro misure innovative che prendano in seria considerazione il versante immaginale dell'agire e la complessità polidimensionale dell'essere umano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.