L’elegia properziana 4,10 rievoca i tre episodi canonici di conquista e dedica a Giove Feretrio degli spolia opima, che la tradizione storica e mitologica attribuiva a Romolo, Cornelio Cosso e Claudio Marcello. Marco Licinio Crasso, che sconfisse il re dei Bastarni nel 28, non è incluso nel novero, secondo la versione ufficiale perché non avrebbe potuto prendere auspici propri; in realtà, il prestigio di Ottaviano doveva in quei frangenti restare indisturbato da scomodi competitori. Nel IV libro properziano, Romolo nell'elegia 10 occupa con la sua impresa lo spazio maggiore, a motivo dell’assimilazione che Ottaviano-Augusto, il quale procedette a restaurare il tempio di Giove Feretrio per enfatizzare al massimo la mistica degli spolia opima, si prefiggeva con il fondatore di Roma anche nel suo ruolo di augure. Dato tutto questo, omen certum al v. 46 dell'elegia spiega la ragione della mancata inclusione, fra quanti avevano riportato gli spolia opima, di Marco Licinio Crasso, e offre la base per comprendere l'autocelebrazione che il primo princeps faceva di se stesso come di colui che, in un contatto del tutto particolare con la dimensione divina, se ne avvaleva a vantaggio dello Stato romano.
Giove Feretrio in Properzio: storia e mito
CRISTOFOLI, ROBERTO
2016
Abstract
L’elegia properziana 4,10 rievoca i tre episodi canonici di conquista e dedica a Giove Feretrio degli spolia opima, che la tradizione storica e mitologica attribuiva a Romolo, Cornelio Cosso e Claudio Marcello. Marco Licinio Crasso, che sconfisse il re dei Bastarni nel 28, non è incluso nel novero, secondo la versione ufficiale perché non avrebbe potuto prendere auspici propri; in realtà, il prestigio di Ottaviano doveva in quei frangenti restare indisturbato da scomodi competitori. Nel IV libro properziano, Romolo nell'elegia 10 occupa con la sua impresa lo spazio maggiore, a motivo dell’assimilazione che Ottaviano-Augusto, il quale procedette a restaurare il tempio di Giove Feretrio per enfatizzare al massimo la mistica degli spolia opima, si prefiggeva con il fondatore di Roma anche nel suo ruolo di augure. Dato tutto questo, omen certum al v. 46 dell'elegia spiega la ragione della mancata inclusione, fra quanti avevano riportato gli spolia opima, di Marco Licinio Crasso, e offre la base per comprendere l'autocelebrazione che il primo princeps faceva di se stesso come di colui che, in un contatto del tutto particolare con la dimensione divina, se ne avvaleva a vantaggio dello Stato romano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.