L’articolo illustra il paradigma dell’Economia Civile nei suoi fondamentali (beni relazionali, dono relazionale, principio di reciprocità, capitale sociale) e passa in rassegna le diverse tipologie di capitale sociale (bonding, bridging, linking) , il cui mix equilibrato è indispensabile per lo sviluppo economico. L’articolo mette altresì in luce come il volontariato, attraverso il dono relazionale che è la sua stella polare sia il principale creatore di capitale sociale di tipo bridging e di tipo linking. L’articolo sottolinea anche la necessità che il volontariato assuma la consapevolezza di essere, insieme ad altri soggetti del Terzo Settore (dei quali è comunque la radice), uno dei “costruttori sociali del mercato” e ricerchi legittimamente (e più esplicitamente) con il mondo profit la sua fisiologica quanto benefica riconnessione, anziché rifuggirlo per la paura di essere contaminato nella sua “purezza”. D’altra parte l’articolo evidenzia come in un mercato “civile” è naturale che si sviluppino al suo interno imprese che, pur essendo profit, sono orientate al Bene Comune in diverse modalità e con diversa intensità (si tratta delle imprese che hanno come oggetto della loro attività specifica un business sociale, delle Benefit Corporation disciplinate dalla legge n.208 del 28 dicembre 2015, delle imprese sociali disciplinate dal d.lgs 155/2006, delle imprese della Economia di Comunione operanti nei più diversi campi di attività, delle imprese che adottano la responsabilità sociale di impresa, delle imprese cosidette “civili). L’articolo opera a questo punto anche una distinzione teorica tra imprese “civili” ed imprese “socialmente responsabili”. L’articolo mette poi in evidenza come un mutuo riconoscimento tra imprese profit vocate al Bene Comune e organizzazioni della società civile sarebbe auspicabile, date le affinità elettive esistenti tra i due mondi, perché da esso possono derivare scambi, di varia natura, a vantaggio di entrambi. L’articolo infine racconta l’esperienza formativa co-progettata e realizzata dal Cesvol di Terni (Centro Servizi per il Volontariato) e dalla cattedra di Economia di Economia pubblica e dei settori produttivi del Dipartimento di Economia, sede di Terni, dell’Università degli Studi di Perugia (docente Cristina Montesi), consistente in un ciclo di sette seminari interdisciplinari, dal titolo “Insieme per un’Economia Civile”, che si è inaugurato il 24 febbraio, nell’ambito della Fiera del Volontariato di Terni, e che si è chiuso il 7 ottobre 2016, ideato con l’obiettivo di superare le reciproche resistenze esistenti tra mondo profit e mondo non profit, anche alla luce della approvazione della legge di Riforma del Terzo Settore avvenuta in Italia. Si tratta del processo di ibridazione delle imprese profit che ha ormai trovato cittadinanza nel nostro ordinamento giuridico, si tratta della possibile fertilizzazione incrociata tra i due tipi di organizzazioni (imprese profit che, grazie all’azione del Terzo Settore, diventano “civili” ed associazioni, anche di volontariato, che possono diventare, grazie alla contaminazione con le imprese profit, più “efficienti”), si tratta della ricerca di forme concrete di collaborazione tra profit e non profit (generatività di progetti comuni, forme inedite di osmosi). L'articolo si conclude con l’esposizione del "Manifesto per l’Economia Civile". Il manifesto racchiude i principi fondamentali dell’Economia Civile, illustra il suo metodo, ribadisce una visione più allargata del suo perimetro perché non circoscritta solo al Terzo settore, ma allargata anche alle imprese profit “civili”, propugna la nascita di un’Alleanza Locale per l’Economia Civile.
Insieme per un’Economia Civile
MONTESI, Cristina
2017
Abstract
L’articolo illustra il paradigma dell’Economia Civile nei suoi fondamentali (beni relazionali, dono relazionale, principio di reciprocità, capitale sociale) e passa in rassegna le diverse tipologie di capitale sociale (bonding, bridging, linking) , il cui mix equilibrato è indispensabile per lo sviluppo economico. L’articolo mette altresì in luce come il volontariato, attraverso il dono relazionale che è la sua stella polare sia il principale creatore di capitale sociale di tipo bridging e di tipo linking. L’articolo sottolinea anche la necessità che il volontariato assuma la consapevolezza di essere, insieme ad altri soggetti del Terzo Settore (dei quali è comunque la radice), uno dei “costruttori sociali del mercato” e ricerchi legittimamente (e più esplicitamente) con il mondo profit la sua fisiologica quanto benefica riconnessione, anziché rifuggirlo per la paura di essere contaminato nella sua “purezza”. D’altra parte l’articolo evidenzia come in un mercato “civile” è naturale che si sviluppino al suo interno imprese che, pur essendo profit, sono orientate al Bene Comune in diverse modalità e con diversa intensità (si tratta delle imprese che hanno come oggetto della loro attività specifica un business sociale, delle Benefit Corporation disciplinate dalla legge n.208 del 28 dicembre 2015, delle imprese sociali disciplinate dal d.lgs 155/2006, delle imprese della Economia di Comunione operanti nei più diversi campi di attività, delle imprese che adottano la responsabilità sociale di impresa, delle imprese cosidette “civili). L’articolo opera a questo punto anche una distinzione teorica tra imprese “civili” ed imprese “socialmente responsabili”. L’articolo mette poi in evidenza come un mutuo riconoscimento tra imprese profit vocate al Bene Comune e organizzazioni della società civile sarebbe auspicabile, date le affinità elettive esistenti tra i due mondi, perché da esso possono derivare scambi, di varia natura, a vantaggio di entrambi. L’articolo infine racconta l’esperienza formativa co-progettata e realizzata dal Cesvol di Terni (Centro Servizi per il Volontariato) e dalla cattedra di Economia di Economia pubblica e dei settori produttivi del Dipartimento di Economia, sede di Terni, dell’Università degli Studi di Perugia (docente Cristina Montesi), consistente in un ciclo di sette seminari interdisciplinari, dal titolo “Insieme per un’Economia Civile”, che si è inaugurato il 24 febbraio, nell’ambito della Fiera del Volontariato di Terni, e che si è chiuso il 7 ottobre 2016, ideato con l’obiettivo di superare le reciproche resistenze esistenti tra mondo profit e mondo non profit, anche alla luce della approvazione della legge di Riforma del Terzo Settore avvenuta in Italia. Si tratta del processo di ibridazione delle imprese profit che ha ormai trovato cittadinanza nel nostro ordinamento giuridico, si tratta della possibile fertilizzazione incrociata tra i due tipi di organizzazioni (imprese profit che, grazie all’azione del Terzo Settore, diventano “civili” ed associazioni, anche di volontariato, che possono diventare, grazie alla contaminazione con le imprese profit, più “efficienti”), si tratta della ricerca di forme concrete di collaborazione tra profit e non profit (generatività di progetti comuni, forme inedite di osmosi). L'articolo si conclude con l’esposizione del "Manifesto per l’Economia Civile". Il manifesto racchiude i principi fondamentali dell’Economia Civile, illustra il suo metodo, ribadisce una visione più allargata del suo perimetro perché non circoscritta solo al Terzo settore, ma allargata anche alle imprese profit “civili”, propugna la nascita di un’Alleanza Locale per l’Economia Civile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.