Il saggio si propone di riflettere sulle possibili traiettorie di un discorso sulla riforma degli istituti partecipativi, di là dalla retorica periodicamente generata dai dibattiti sulle “grandi” riforme costituzionali. In particolare, esso intende confrontarsi con le ambiguità che tuttora caratterizzano il rapporto fra rappresentanza e partecipazione, e fra democrazia diretta e democrazia partecipativa, nella convinzione che la partecipazione debba assurgere da incidente esterno ai processi decisionali a metodo di governo della complessità. Ciò richiede la costruzione di garanzie riguardanti il modo in cui la rappresentanza decide e il tipo di influenza che i saperi civici possono esercitare sulle decisioni. Questa strada appare ancora oggi obbligata non soltanto in ragione del paradigma collaborativo implicito nei principi degli artt. 2 e 3 Cost., ma anche alla luce delle nuove crisi e fragilità che sempre più evidenziano la necessità di integrare il sapere politico e il sapere esperto con il sapere esperienziale degli abitanti e delle comunità. Ma anziché alle promesse o alle cesure delle riforme “proclamate”, il saggio intende guardare piuttosto alle vie dell’attuazione, delle riforme “viventi”, ove la sperimentazione e implementazione costante degli istituti di democrazia partecipativa può dispiegare le proprie potenzialità.

Gli istituti di partecipazione fra retorica delle riforme e umiltà dell'attuazione

VALASTRO, Alessandra
2017

Abstract

Il saggio si propone di riflettere sulle possibili traiettorie di un discorso sulla riforma degli istituti partecipativi, di là dalla retorica periodicamente generata dai dibattiti sulle “grandi” riforme costituzionali. In particolare, esso intende confrontarsi con le ambiguità che tuttora caratterizzano il rapporto fra rappresentanza e partecipazione, e fra democrazia diretta e democrazia partecipativa, nella convinzione che la partecipazione debba assurgere da incidente esterno ai processi decisionali a metodo di governo della complessità. Ciò richiede la costruzione di garanzie riguardanti il modo in cui la rappresentanza decide e il tipo di influenza che i saperi civici possono esercitare sulle decisioni. Questa strada appare ancora oggi obbligata non soltanto in ragione del paradigma collaborativo implicito nei principi degli artt. 2 e 3 Cost., ma anche alla luce delle nuove crisi e fragilità che sempre più evidenziano la necessità di integrare il sapere politico e il sapere esperto con il sapere esperienziale degli abitanti e delle comunità. Ma anziché alle promesse o alle cesure delle riforme “proclamate”, il saggio intende guardare piuttosto alle vie dell’attuazione, delle riforme “viventi”, ove la sperimentazione e implementazione costante degli istituti di democrazia partecipativa può dispiegare le proprie potenzialità.
2017
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