Il contributo è il frutto di un completo riesame dei documenti d'archivio dell'Accademia di Belle Arti di Perugia risalenti agli anni fra il 1815 ed il 1830. Volutamente tralasciando alcuni aspetti già ampiamente studiati dalla storiografia passata e recente della vicenda della nomina di Tommaso Minardi a direttore dell'istituto perugino ed i rapporti che, anche grazie a questi, i Nazareni intessevano con l'ambiente locale, nel contributo si è inteso invece ricostruire, alla luce delle nuove testimonianze emerse, il ricco e fattivo clima culturale che anima l'istituto perugino nei primi difficili anni del ritorno della città sotto il dominio pontificio. A fronte di una situazione storica apparentemente sfavorevole, è proprio in quel momento, infatti, che l'Accademia raggiunge gli importanti traguardi di rinnovamento impostati negli anni immediatamente precedenti il 1815 (l'approvazione del nuovo Statuto, l'inaugurazione della Gipsoteca), quindi incrementa considerevolmente le proprie collezioni ad uso anche di una didattica sempre più orientata alla formazione multidisciplinare. Al di là di un luogo comune storiografico che negli anni della direzione Minardi e del suo successore Giovanni Sanguinetti vedeva diventare l'Accademia perugina feudo privilegiato del Purismo, si è inoltre posto l'accento sulla docenza dell'archeologo perugino Giovan Battista Vermiglioli il quale rinfrancava un persistente interesse per la classicità con il contributo degli studi filologici più aggiornati e innovativi sulla "simbolica" pagana, probabilmente concausa delle rinnovate fortune, da questi anni in poi, sia nella decorazione d'interno che nelle arti applicate, della grottesca antica e rinascimentale.

Il futuro è adesso. L'Accademia di Belle Arti di Perugia all'indomani della Restaurazione e il magistero sull'antico di Giovan Battista Vermiglioli

MIGLIORATI, Alessandra
2017

Abstract

Il contributo è il frutto di un completo riesame dei documenti d'archivio dell'Accademia di Belle Arti di Perugia risalenti agli anni fra il 1815 ed il 1830. Volutamente tralasciando alcuni aspetti già ampiamente studiati dalla storiografia passata e recente della vicenda della nomina di Tommaso Minardi a direttore dell'istituto perugino ed i rapporti che, anche grazie a questi, i Nazareni intessevano con l'ambiente locale, nel contributo si è inteso invece ricostruire, alla luce delle nuove testimonianze emerse, il ricco e fattivo clima culturale che anima l'istituto perugino nei primi difficili anni del ritorno della città sotto il dominio pontificio. A fronte di una situazione storica apparentemente sfavorevole, è proprio in quel momento, infatti, che l'Accademia raggiunge gli importanti traguardi di rinnovamento impostati negli anni immediatamente precedenti il 1815 (l'approvazione del nuovo Statuto, l'inaugurazione della Gipsoteca), quindi incrementa considerevolmente le proprie collezioni ad uso anche di una didattica sempre più orientata alla formazione multidisciplinare. Al di là di un luogo comune storiografico che negli anni della direzione Minardi e del suo successore Giovanni Sanguinetti vedeva diventare l'Accademia perugina feudo privilegiato del Purismo, si è inoltre posto l'accento sulla docenza dell'archeologo perugino Giovan Battista Vermiglioli il quale rinfrancava un persistente interesse per la classicità con il contributo degli studi filologici più aggiornati e innovativi sulla "simbolica" pagana, probabilmente concausa delle rinnovate fortune, da questi anni in poi, sia nella decorazione d'interno che nelle arti applicate, della grottesca antica e rinascimentale.
2017
978-88-6728-847-2
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