Il Lago Trasimeno (126 kmq), incastonato tra colline sedimentarie mio-pioceniche, è interrotto da tre isole: Isola Minore (6,4 ha) e Isola Maggiore (24 ha) a nord, Isola Polvese (69,60 ha) a sud. È definito lago laminare-residuale di origine tettonica con una profondità massima di 6,5 m (257,50 m s.l.m.- soglia dell'Emissario artificiale di S. Savino) e meso-trofico per la risospensione degli elementi di fondo. La pesca, in passato attività primaria dei Laghigiani, era fonte di cospicue entrate annuali (13.000 fiorini nel 1406) al Comune di Perugia per le grandi quantità di lasche e tinche (30 q/giorno) portate in città in tempo di Quaresima. Uno tra i pesci preferiti dai Perugini era la ‘laschina del lago’, catturata con sistemi di impianti fissi detti ‘porti’, scomparsa dal Trasimeno nella seconda metà dell’Ottocento. Anche l’anguilla - pescata con sistemi di cattura nelle ‘arèlle’, sorta di palizzate realizzate con la ‘cannuccia del lago’(Phragmites communis Trinius) - era molto ricercata durante le feste di fine anno. Al regresso del settore ittico nel trentennio 1970-2000 (da 14.500 q/anno si è passati a 1.600 q/anno) hanno fatto seguito interventi e regolamentazioni per preservare le specie ittiche più pregiate (luccio, cavedano, tinca, anguilla); la preparazione dei pescatori professionisti e la realizzazione a San Feliciano dell’impianto per l’affumicatura e la commercializzazione del pesce del lago (120 kg/giorno). Pur permanendo alto il valore produttivo della maggior parte del suolo agrario dell’Area Trasimenica - eletta la fascia rivierasca delle ‘pedate’ per la coltivazione dei ‘broccoletti del lago’ - un po’ tutte le colture risultano penalizzate dal fenomeno della recessione agricola. La vite (2.261 ha), piantata non solo sul dorso delle isole ma anche sull’estremità del litorale e sui colli intorno al lago, risulta essere la più danneggiata. Conseguentemente alla riduzione della superficie vitata (- 25% rispetto al 1980), anche la produzione dei vini Doc dei ‘Colli del Trasimeno’ (oltre 33.000 q di uve) ha subito una brusca flessione (-29% rispetto al 1980). Dominante l’olivicoltura (4.098 ha) sia sui rilievi collinari, sia sulle isole Maggiore e Polvese. In quest’ultima gli Olivetani del Convento di S. Secondo si adoperarono a ridurre fino al 1624 - anno in cui i pochi monaci non falcidiati dalla malaria furono trasferiti a Perugia - la superficie boscata a favore di quella olivata, tanto che oggi sulla Polvese si contano ben 8.000 piantoni. Nonostante il decremento della superficie utilizzata ad olivi (-13% rispetto al 1980) anche per l’olio si è pensato al riconoscimento Doc. Il Trasimeno vede compromessa la qualità delle sue acque non solo per il mancato apporto di acqua ed i massicci prelievi idrici (15 milioni di mc/anno) utilizzati per fini irrigui (34.000 ha di Sau nel Comprensorio Trasimeno-Pievese), ma anche per gli elevati livelli di eutrofizzazione riconducibili a gravi concause: all’uso di prodotti dell’industria di sintesi in agricoltura (nel 1990 su 32.366 ha di superficie concimabile comprensoriale sono stati distribuiti oltre 56.000 q/ha di concimi chimici); ai nutrienti derivati dai reflui zootecnici (oltre 50.000 suini, pari al numero degli abitanti residenti nei comuni del comprensorio fuori dal periodo estivo); alla mancata rimozione di accumuli organici prima della fase di secca con perdita del bagnasciuga e delle pendenze originarie; all’abbandono della coltivazione del fragmiteto (1.407,82 ha) nella fascia costiera, senza considerare che la ‘cannuccia’ è una robusta barriera contro gli inquinanti. Esempi di gestione ambientale secondo criteri di sostenibilità sono offerti da oltre 100 aziende biologiche (attive su una Sau di 2.315,43 ha) e dal ‘Centro di esperienza ambientale’ allestito presso Isola Polvese, dichiarata nel 1974 dalla Provincia di Perugia ‘Oasi di protezione faunistica’, conformemente alle programmazioni offerte dalla Regione dell’Umbria, dall’Ente Parco Regionale del Lago Trasimeno (13.200 ha) e dalla struttura provinciale del Sigla (Sistema integrato gestione lago-agricoltura). Nella Polvese, passata dal 1841 al 1959 nelle mani di diversi proprietari fino al completo abbandono, permangono importanti valenze storico-architettoniche: il castrum (sec. XV) a pianta pentagonale costruito per difendere i Polvesani dagli attacchi degli Aretini e dei Fiorentini e oggi utilizzato per manifestazioni culturali; il Convento di S. Secondo, ancora in fase di restauro, con la cripta paleocristiana a volta unica; la Cappella di S. Giuliano restaurata nel 1998 anche negli affreschi interni, realizzati nel ‘400 da artisti della Scuola perugina.

Lake Trasimeno: an integrated system for water and agricultural

PALOMBA, Maria Paola
2007

Abstract

Il Lago Trasimeno (126 kmq), incastonato tra colline sedimentarie mio-pioceniche, è interrotto da tre isole: Isola Minore (6,4 ha) e Isola Maggiore (24 ha) a nord, Isola Polvese (69,60 ha) a sud. È definito lago laminare-residuale di origine tettonica con una profondità massima di 6,5 m (257,50 m s.l.m.- soglia dell'Emissario artificiale di S. Savino) e meso-trofico per la risospensione degli elementi di fondo. La pesca, in passato attività primaria dei Laghigiani, era fonte di cospicue entrate annuali (13.000 fiorini nel 1406) al Comune di Perugia per le grandi quantità di lasche e tinche (30 q/giorno) portate in città in tempo di Quaresima. Uno tra i pesci preferiti dai Perugini era la ‘laschina del lago’, catturata con sistemi di impianti fissi detti ‘porti’, scomparsa dal Trasimeno nella seconda metà dell’Ottocento. Anche l’anguilla - pescata con sistemi di cattura nelle ‘arèlle’, sorta di palizzate realizzate con la ‘cannuccia del lago’(Phragmites communis Trinius) - era molto ricercata durante le feste di fine anno. Al regresso del settore ittico nel trentennio 1970-2000 (da 14.500 q/anno si è passati a 1.600 q/anno) hanno fatto seguito interventi e regolamentazioni per preservare le specie ittiche più pregiate (luccio, cavedano, tinca, anguilla); la preparazione dei pescatori professionisti e la realizzazione a San Feliciano dell’impianto per l’affumicatura e la commercializzazione del pesce del lago (120 kg/giorno). Pur permanendo alto il valore produttivo della maggior parte del suolo agrario dell’Area Trasimenica - eletta la fascia rivierasca delle ‘pedate’ per la coltivazione dei ‘broccoletti del lago’ - un po’ tutte le colture risultano penalizzate dal fenomeno della recessione agricola. La vite (2.261 ha), piantata non solo sul dorso delle isole ma anche sull’estremità del litorale e sui colli intorno al lago, risulta essere la più danneggiata. Conseguentemente alla riduzione della superficie vitata (- 25% rispetto al 1980), anche la produzione dei vini Doc dei ‘Colli del Trasimeno’ (oltre 33.000 q di uve) ha subito una brusca flessione (-29% rispetto al 1980). Dominante l’olivicoltura (4.098 ha) sia sui rilievi collinari, sia sulle isole Maggiore e Polvese. In quest’ultima gli Olivetani del Convento di S. Secondo si adoperarono a ridurre fino al 1624 - anno in cui i pochi monaci non falcidiati dalla malaria furono trasferiti a Perugia - la superficie boscata a favore di quella olivata, tanto che oggi sulla Polvese si contano ben 8.000 piantoni. Nonostante il decremento della superficie utilizzata ad olivi (-13% rispetto al 1980) anche per l’olio si è pensato al riconoscimento Doc. Il Trasimeno vede compromessa la qualità delle sue acque non solo per il mancato apporto di acqua ed i massicci prelievi idrici (15 milioni di mc/anno) utilizzati per fini irrigui (34.000 ha di Sau nel Comprensorio Trasimeno-Pievese), ma anche per gli elevati livelli di eutrofizzazione riconducibili a gravi concause: all’uso di prodotti dell’industria di sintesi in agricoltura (nel 1990 su 32.366 ha di superficie concimabile comprensoriale sono stati distribuiti oltre 56.000 q/ha di concimi chimici); ai nutrienti derivati dai reflui zootecnici (oltre 50.000 suini, pari al numero degli abitanti residenti nei comuni del comprensorio fuori dal periodo estivo); alla mancata rimozione di accumuli organici prima della fase di secca con perdita del bagnasciuga e delle pendenze originarie; all’abbandono della coltivazione del fragmiteto (1.407,82 ha) nella fascia costiera, senza considerare che la ‘cannuccia’ è una robusta barriera contro gli inquinanti. Esempi di gestione ambientale secondo criteri di sostenibilità sono offerti da oltre 100 aziende biologiche (attive su una Sau di 2.315,43 ha) e dal ‘Centro di esperienza ambientale’ allestito presso Isola Polvese, dichiarata nel 1974 dalla Provincia di Perugia ‘Oasi di protezione faunistica’, conformemente alle programmazioni offerte dalla Regione dell’Umbria, dall’Ente Parco Regionale del Lago Trasimeno (13.200 ha) e dalla struttura provinciale del Sigla (Sistema integrato gestione lago-agricoltura). Nella Polvese, passata dal 1841 al 1959 nelle mani di diversi proprietari fino al completo abbandono, permangono importanti valenze storico-architettoniche: il castrum (sec. XV) a pianta pentagonale costruito per difendere i Polvesani dagli attacchi degli Aretini e dei Fiorentini e oggi utilizzato per manifestazioni culturali; il Convento di S. Secondo, ancora in fase di restauro, con la cripta paleocristiana a volta unica; la Cappella di S. Giuliano restaurata nel 1998 anche negli affreschi interni, realizzati nel ‘400 da artisti della Scuola perugina.
2007
9789295027107
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/141266
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