Data l’importanza economica ed alimentare dell’olivicoltura a livello mondiale e la crescente domanda di piante per la coltivazione, la micropropagazione sembra pienamente essere in grado di soddisfare tali necessità. Tra le diverse fasi in cui essa si articola, la radicazione è essenziale ed è importante approfondire tutti gli aspetti che possano condurre al suo conseguimento, in una specie come l’olivo in cui le risposte sono fortemente dipendenti dal fattore genetico, ma anche dalle condizioni nutritive e ambientali, con particolare riferimento alla quantità/qualità della luce, all’effetto dei fitormoni e alle caratteristiche del substrato. L’obiettivo di questo lavoro è stato, quindi, quello di incrementare le conoscenze in merito alla rizogenesi in vitro, per ottenere in laboratorio plantule fornite di un apparato radicale già funzionale e tale da ridurre i tempi di acclimatazione e l’entità delle fallanze, che notoriamente incidono molto sul costo finale. Si ritiene, infatti, che la semplificazione del ciclo di produzione di plantule vitro-derivate può sicuramente contribuire a rendere anche la micropropagazione dell’olivo economicamente più conveniente rispetto alle tradizionali tecniche di propagazione. A tale scopo è stato studiato l’effetto della concentrazione e della modalità di somministrazione dell’auxina (IBA) e la tipologia e la colorazione del substrato sulla radicazione di germogli di olivo della varietà Moraiolo, ottenuti da proliferazione in asepsi. I risultati conseguiti usando terriccio sono stati interessanti: circa il 50% dei germogli di ‘Moraiolo’ hanno sviluppato poche ma ben strutturate radici impiegando una miscela torba:sabbia (3:1) umettata con una soluzione contenente IBA. Un risultato preliminare incoraggiante, soprattutto se si considera che è stato ottenuto con una varietà a ‘bassa attitudine rizogena’. La procedura di radicazione proposta si avvicina molto alle nuove tendenze che molti laboratori commerciali stanno applicando per la radicazione di altre specie arboree: un procedimento misto “vitro-vivo”, con l’impiego di substrati non agarizzati. Dato l’interesse che tali risultati hanno stimolato, oltre all’ottimizzazione del protocollo in ‘Moraiolo’, la sperimentazione in corso è rivolta all’applicazione di tale procedura anche ad altri genotipi di olivo commerciali e locali dell’Italia centrale.
Nuovi risultati sulla radicazione in vitro di olivo
Maurizio Micheli
;Francesco Prosperi;
2017
Abstract
Data l’importanza economica ed alimentare dell’olivicoltura a livello mondiale e la crescente domanda di piante per la coltivazione, la micropropagazione sembra pienamente essere in grado di soddisfare tali necessità. Tra le diverse fasi in cui essa si articola, la radicazione è essenziale ed è importante approfondire tutti gli aspetti che possano condurre al suo conseguimento, in una specie come l’olivo in cui le risposte sono fortemente dipendenti dal fattore genetico, ma anche dalle condizioni nutritive e ambientali, con particolare riferimento alla quantità/qualità della luce, all’effetto dei fitormoni e alle caratteristiche del substrato. L’obiettivo di questo lavoro è stato, quindi, quello di incrementare le conoscenze in merito alla rizogenesi in vitro, per ottenere in laboratorio plantule fornite di un apparato radicale già funzionale e tale da ridurre i tempi di acclimatazione e l’entità delle fallanze, che notoriamente incidono molto sul costo finale. Si ritiene, infatti, che la semplificazione del ciclo di produzione di plantule vitro-derivate può sicuramente contribuire a rendere anche la micropropagazione dell’olivo economicamente più conveniente rispetto alle tradizionali tecniche di propagazione. A tale scopo è stato studiato l’effetto della concentrazione e della modalità di somministrazione dell’auxina (IBA) e la tipologia e la colorazione del substrato sulla radicazione di germogli di olivo della varietà Moraiolo, ottenuti da proliferazione in asepsi. I risultati conseguiti usando terriccio sono stati interessanti: circa il 50% dei germogli di ‘Moraiolo’ hanno sviluppato poche ma ben strutturate radici impiegando una miscela torba:sabbia (3:1) umettata con una soluzione contenente IBA. Un risultato preliminare incoraggiante, soprattutto se si considera che è stato ottenuto con una varietà a ‘bassa attitudine rizogena’. La procedura di radicazione proposta si avvicina molto alle nuove tendenze che molti laboratori commerciali stanno applicando per la radicazione di altre specie arboree: un procedimento misto “vitro-vivo”, con l’impiego di substrati non agarizzati. Dato l’interesse che tali risultati hanno stimolato, oltre all’ottimizzazione del protocollo in ‘Moraiolo’, la sperimentazione in corso è rivolta all’applicazione di tale procedura anche ad altri genotipi di olivo commerciali e locali dell’Italia centrale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.