Per vincere la battaglia contro la dispersione scolastica occorre, anzitutto, definirla correttamente. La dispersione scolastica rappresenta l’osservazione di un fenomeno di allontanamento (dei soggetti dai sistemi formativi) e di “spreco” (di tempo per il soggetto e gli enti preposti, di risorse temporali, cognitive e materiali per il soggetto e per i sistemi formativi). Gli indicatori utilizzati per misurare la dispersione sono generalmente due. Il primo è rappresentato dal tasso di abbandono che indica la percentuale di coloro che cessano di frequentare senza portare a termine l’annualità scolastica (ritiri, abbandoni, non frequenze) rispetto al totale degli iscritti (si disperdono, appunto) ed il secondo fa riferimento al tasso di ripetenza che, prendendo come misura lo stesso universo (il totale degli iscritti) indica la percentuale di coloro che vengono “bocciati” e quindi debbono ripetere la stessa annualità scolastica (la dispersione delle potenzialità cognitive, la dispersione di tempo e risorse). La dispersione scolastica è un fenomeno che caratterizza particolarmente la classe d’inizio di ogni ciclo ed è indicativa di una forma di resistenza al processo di “scolarizzazione” e di una certa ‘scrematura’ dell’utenza. Secondo alcuni dovremmo considerare in queste percentuali anche coloro che, decidendo di cambiare scuola o percorso, incorrono per questo ripensamento in qualche forma di ritardo (dispersione di tempo) o coloro che pur permanendo nello stesso percorso non conseguono gli apprendimenti previsti o comunque quelli che sarebbero in grado di raggiungere (dispersione di potenzialità cognitiva) (Batini, Benvenuto, 2016). Oggi si sovrappongono, invece, più definizioni e più modalità di contabilizzarla, anche riferendosi a universi differenti (ESL, dropout, abbandoni…) producendo una rilevante confusione che non consente di circoscrivere e definire i confini del problema (e dunque stabilire le strategie di intervento). Il progetto NoOut è un complesso progetto di ricerca e intervento sperimentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze in partenariato e collaborazione, per il suo primo anno di svolgimento, con: Università di Perugia, ISFOL, Associazione Pratika, Associazione Nausika (LaAV: Letture ad Alta Voce) e con la collaborazione di numerose strutture e organizzazioni . Il progetto si è svolto in Toscana, nelle province di Arezzo e Firenze e ha coinvolto nel primo anno cinque istituzioni scolastiche e quattro agenzie formative: Istituto Comprensivo IV Novembre di Arezzo; Istituto Comprensivo Scandicci (FI) II Altiero Spinelli; Istituto Comprensivo Don Milani di Montespertoli (FI); ITIS G. Galilei di Arezzo; ISIS L. Da Vinci di Firenze; Agenzia Pratika di Arezzo; Agenzia Metaphora di Arezzo; Istituto Don Facibeni di Firenze. Nel secondo anno, in conclusione mentre va in stampa questo volume, ha aderito alla sperimentazione anche l’IIS Brunelleschi di Empoli e l’agenzia Formatica di Pisa. Il progetto, iniziato dopo una fase di ricerca conoscitiva durata due anni (Batini, Bartolucci, 2016), è partito dalla convinzione che la dispersione si può battere. Come? Attraverso un’azione coordinata di tipo preventivo e di tipo curativo, ma soltanto quando tutti gli attori iniziano a interiorizzare che la provenienza sociale, familiare, culturale, il reddito familiare non possono essere considerati condanne in un percorso scolastico dando per scontate abilità, conoscenze, disposizioni relazionali e competenze. Questi svantaggi possono essere colmati in un percorso che assuma il punto di partenza e il passo di chi parte da/rimane più indietro senza per questo mortificare i più capaci. Per tenere insieme gli uni e gli altri è sufficiente adeguare la didattica: i problemi e i compiti aperti, che richiedono l’elaborazione di strategie complesse non prevedono una sola risposta esatta, né un solo tipo di processo per giungere a un risultato… consentono l’espressione di diversi livelli di apprendimento (oltre ad essere molto efficaci per l’apprendimento e stimolanti per la motivazione). Le didattiche student voice che prevedono l’espressione diretta degli studenti (Bartolucci, Batini, 2016)

Prevenire l’abbandono scolastico con la didattica per competenze: un progetto evidence based

Federico Batini
2018

Abstract

Per vincere la battaglia contro la dispersione scolastica occorre, anzitutto, definirla correttamente. La dispersione scolastica rappresenta l’osservazione di un fenomeno di allontanamento (dei soggetti dai sistemi formativi) e di “spreco” (di tempo per il soggetto e gli enti preposti, di risorse temporali, cognitive e materiali per il soggetto e per i sistemi formativi). Gli indicatori utilizzati per misurare la dispersione sono generalmente due. Il primo è rappresentato dal tasso di abbandono che indica la percentuale di coloro che cessano di frequentare senza portare a termine l’annualità scolastica (ritiri, abbandoni, non frequenze) rispetto al totale degli iscritti (si disperdono, appunto) ed il secondo fa riferimento al tasso di ripetenza che, prendendo come misura lo stesso universo (il totale degli iscritti) indica la percentuale di coloro che vengono “bocciati” e quindi debbono ripetere la stessa annualità scolastica (la dispersione delle potenzialità cognitive, la dispersione di tempo e risorse). La dispersione scolastica è un fenomeno che caratterizza particolarmente la classe d’inizio di ogni ciclo ed è indicativa di una forma di resistenza al processo di “scolarizzazione” e di una certa ‘scrematura’ dell’utenza. Secondo alcuni dovremmo considerare in queste percentuali anche coloro che, decidendo di cambiare scuola o percorso, incorrono per questo ripensamento in qualche forma di ritardo (dispersione di tempo) o coloro che pur permanendo nello stesso percorso non conseguono gli apprendimenti previsti o comunque quelli che sarebbero in grado di raggiungere (dispersione di potenzialità cognitiva) (Batini, Benvenuto, 2016). Oggi si sovrappongono, invece, più definizioni e più modalità di contabilizzarla, anche riferendosi a universi differenti (ESL, dropout, abbandoni…) producendo una rilevante confusione che non consente di circoscrivere e definire i confini del problema (e dunque stabilire le strategie di intervento). Il progetto NoOut è un complesso progetto di ricerca e intervento sperimentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze in partenariato e collaborazione, per il suo primo anno di svolgimento, con: Università di Perugia, ISFOL, Associazione Pratika, Associazione Nausika (LaAV: Letture ad Alta Voce) e con la collaborazione di numerose strutture e organizzazioni . Il progetto si è svolto in Toscana, nelle province di Arezzo e Firenze e ha coinvolto nel primo anno cinque istituzioni scolastiche e quattro agenzie formative: Istituto Comprensivo IV Novembre di Arezzo; Istituto Comprensivo Scandicci (FI) II Altiero Spinelli; Istituto Comprensivo Don Milani di Montespertoli (FI); ITIS G. Galilei di Arezzo; ISIS L. Da Vinci di Firenze; Agenzia Pratika di Arezzo; Agenzia Metaphora di Arezzo; Istituto Don Facibeni di Firenze. Nel secondo anno, in conclusione mentre va in stampa questo volume, ha aderito alla sperimentazione anche l’IIS Brunelleschi di Empoli e l’agenzia Formatica di Pisa. Il progetto, iniziato dopo una fase di ricerca conoscitiva durata due anni (Batini, Bartolucci, 2016), è partito dalla convinzione che la dispersione si può battere. Come? Attraverso un’azione coordinata di tipo preventivo e di tipo curativo, ma soltanto quando tutti gli attori iniziano a interiorizzare che la provenienza sociale, familiare, culturale, il reddito familiare non possono essere considerati condanne in un percorso scolastico dando per scontate abilità, conoscenze, disposizioni relazionali e competenze. Questi svantaggi possono essere colmati in un percorso che assuma il punto di partenza e il passo di chi parte da/rimane più indietro senza per questo mortificare i più capaci. Per tenere insieme gli uni e gli altri è sufficiente adeguare la didattica: i problemi e i compiti aperti, che richiedono l’elaborazione di strategie complesse non prevedono una sola risposta esatta, né un solo tipo di processo per giungere a un risultato… consentono l’espressione di diversi livelli di apprendimento (oltre ad essere molto efficaci per l’apprendimento e stimolanti per la motivazione). Le didattiche student voice che prevedono l’espressione diretta degli studenti (Bartolucci, Batini, 2016)
2018
978-88-6760-547-7
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1427318
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